Cos’è esattamente questa “remigrazione” – Il Post

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Da qualche mese diversi partiti e leader dell’estrema destra europea esprimono il loro sostegno per la cosiddetta “remigrazione”, parola già diventata una specie di motto per quella parte politica. Il termine può avere diverse accezioni e interpretazioni, ma in generale fa riferimento all’idea di espellere con la forza da un certo paese tutte le persone straniere la cui presenza è ritenuta problematica, anche se hanno un regolare permesso di soggiorno.

È un’idea che se applicata violerebbe qualche decina di norme nazionali ed europee, che genererebbe sofferenze fisiche e psicologiche a milioni di persone, e che ha una natura razzista: per l’estrema destra europea gli stranieri problematici sono invariabilmente le persone non bianche, la cui lingua madre non è quella dello stato in cui vivono e che praticano una religione diversa dal cristianesimo.

Esponenti dell’estrema destra tedesca e austriaca parlano apertamente di remigrazione, così come i loro colleghi francesi. Ultimamente si è iniziato a parlare di remigrazione anche in Italia: la parola è stata usata da diversi parlamentari ed europarlamentari della Lega, e lo scorso 3 gennaio il giornale di destra La Verità l’ha citata in un articolo scritto dal suo direttore Maurizio Belpietro. Un ex attivista della sezione giovanile di Fratelli d’Italia ha annunciato che a metà maggio a Milano si terrà una conferenza europea proprio sul tema della remigrazione.

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Un post su X in cui l’europarlamentare leghista Isabella Tovaglieri scrive: «Remigrazione unica soluzione»

Fino a qualche tempo fa il termine “remigrazione” era usato quasi solo nell’ambiente accademico. Gli esperti di migrazione tedeschi e olandesi lo hanno usato per indicare il ritorno volontario di una persona migrante nel proprio paese di origine, oppure una seconda migrazione dopo un primo spostamento: questa “confusione” è citata per esempio nel saggio Handbook of Return Migration, pubblicato nel 2022 dagli studiosi Russell King e Katie Kuschminder per la casa editrice britannica Edward Elgar. In altre occasioni la remigrazione è stata associata alla decisione delle persone ebree di trasferirsi nel neonato Stato di Israele, da qualsiasi parte del mondo provenissero, dopo la Seconda guerra mondiale (Israele fu fondato nel 1948).

I primi a trasformare la parola in una proposta politica sono stati gli attivisti di Les Identitaires, un movimento francese neofascista la cui sezione giovanile, Generazione Identitaria, negli anni scorsi si era fatta notare fra le altre cose per aver raccolto dei fondi con l’obbiettivo di mettere in mare una nave che bloccasse le attività delle ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo (il progetto fallì dopo poco).

Nel 2022 Éric Zemmour, scrittore francese candidato alle presidenziali con il partito di estrema destra Reconquête, propose di espellere dal territorio francese un milione di stranieri in cinque anni, fra «migranti irregolari e delinquenti stranieri», quindi anche persone con un regolare permesso di soggiorno.

Nel novembre del 2023 il concetto di “remigrazione” fu al centro di una discussa riunione politica interna di Alternative für Deutschland (AfD), il principale partito dell’estrema destra tedesca, che si tenne a Potsdam, vicino a Berlino. Della riunione parlò per primo il sito tedesco di giornalismo investigativo Correctiv: con un’inchiesta rivelò che i presenti discussero di un piano di espulsioni su larga scala delle persone richiedenti asilo, di immigrati con permesso di soggiorno e anche di cittadini tedeschi di origine straniera. All’operazione venne dato proprio il nome di “remigrazione”.

In un primo momento AfD cercò di prendere le distanza da quella riunione, ma poi ha scelto di rivendicare sia il termine sia il piano, che ha anche inserito nel suo programma elettorale per le elezioni del prossimo 23 febbraio, su spinta della sua ala più radicale.

Sostenitori di AfD a Mannheim (Thomas Lohnes/Getty Images)

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Espellere dal proprio territorio persone che hanno diritto a rimanerci è considerata una misura estrema e che in uno stato democratico dovrebbe avvenire solo in casi eccezionali. In Italia è prevista per esempio dopo una condanna o per «gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello stato», su decisione del ministero dell’Interno, come si legge nel cosiddetto Testo unico sull’immigrazione. All’articolo 19 il Testo unico elenca una serie di categorie di persone per cui l’espulsione è in ogni caso vietata, tra cui gli stranieri minorenni.

Non è contemplata l’espulsione di persone che non hanno compiuto alcun reato e non rappresentano un pericolo per la sicurezza degli altri. Eppure diversi sostenitori della remigrazione ritengono che sia proprio questo il punto: espellere persone straniere in quanto straniere, e perciò non allineate a una presunta identità etnico-culturale.

«Legale o illegale, clandestini o regolari non è questo il problema. Il problema è la massa», ha scritto su X Andrea Ballarati, ex militante di Gioventù Nazionale, la sezione giovanile di Fratelli d’Italia, che poi ha lasciato per avvicinarsi a movimenti più lontani dalla politica tradizionale.

Fanpage ha ricostruito che Ballarati dopo aver lasciato Gioventù Nazionale ha fondato l’associazione di estrema destra Azione Cultura Tradizione, e soprattutto si è avvicinato a Martin Sellner, scrittore e militante neonazista austriaco che era presente all’incontro di Potsdam con vari dirigenti di AfD. Per via dei suoi legami con i movimenti neonazisti, a Sellner è stato temporaneamente vietato di entrare in Germania. Fanpage scrive che Ballarati sarebbe diventato un «collaboratore» di Sellner.

Per ora la manifestazione europea sulla remigrazione in programma a Milano ha avuto riscontri piuttosto modesti: in un mese la raccolta fondi avviata proprio da Ballarati per sostenere i costi dell’evento ha raccolto circa 2.700 euro.

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