“Tutelare impianti, lavoratori e aziende indotto”

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“Vanno destinati i fondi aggiuntivi previsti dal Dl Ilva per l’azienda e si deve anche pensare ad ulteriori risorse per accompagnare il passaggio alla nuova proprietà”. Lo ha detto il coordinatore nazionale con delega alla siderurgia e all’energia della Fiom Cgil, Loris Scarpa, in audizione in Commissione Industria al Senato sulla conversione del Dl Ilva. “Dal nostro punto di vista, alla luce della necessità di liquidità dell’ex Ilva ben vengano questi stanziamenti”, ha detto Scarpa, anche perché “gli interventi straordinari di manutenzione sono paragonabili alle bonifiche”. Ad ogni modo, ha proseguito, “250 milioni sono una tantum ma in funzione dei tempi della vendita dovranno essere previsti altri fondi, perché gli impianti non si possono fermare”. In particolare, per il sindacalista servono i fondi “per garantire il piano di ripartenza, a partire dagli interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria che consentano l’abbattimento delle emissioni, oltre a una ripresa produttiva funzionale alla piena occupazione”. In questo contesto, la Fiom-Cgil, ha chiesto la ripresa di un “confronto a Palazzo Chigi per conoscere i dettagli e i piani delle offerte di acquisto”.

“Riteniamo che la possibilità per l’organo commissariale di poter disporre di ulteriori risorse può essere una condizione necessaria per assicurare la continuità produttiva dell’ex Ilva; occorre però indirizzare prioritariamente le risorse per la manutenzione e il riavvio degli impianti per ridurre la Cigs e per ridurre i gravi disagi economici dei lavoratori dell’indotto che sono in attesa dei pagamenti degli stipendi arretrati. Per noi resta chiaro che le risorse dovranno essere nuovamente reintegrate nel fondo dedicato agli interventi di risanamento ambientale che rimane per noi uno degli obiettivi fondamentali”. Così nel suo intervento Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, durante la sua audizione presso la IX Commissione del Senato sulla conversione del Dl Ilva. “Occorre superare questa difficile fase fino alla cessione a un futuro investitore che verrà individuato con il bando di gara in corso. Ci auguriamo che il processo di assegnazione dell’ex Ilva si concluda nel più breve tempo possibile perché la situazione è socialmente drammatica, altrimenti bisognerà immaginare nuovi strumenti di gestione”, ha concluso Gambardella.

“Garantire più fondi per la gestione dell’ex Ilva è fondamentale per garantire una minima produzione e garantire il passaggio di consegne al nuovo acquirente”. Così invece il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma, durante l’audizione in Commissione Industria al Senato. “Siamo favorevoli al dl riguardo lo spostamento di 250 milioni di euro”, ha specificato Toma, sottolineando che in questo modo si può dare continuità a una azienda, considerando che “circa un anno fa questo stabilimento stava chiudendo: un atto di coraggio di questo Governo e del ministro Urso ha fatto sì che oggi siamo ancora qui con delle speranze per il futuro dello stabilimento”, anche perché “la chiusura sarebbe stata una bomba sociale, ecologica, economica”.

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Soddisfazione per l’ampliamento della dotazione finanziaria destinata ad assicurare la continuità produttiva e occupazionale degli impianti ex Ilva ma grave preoccupazione per il futuro molto incerto dell’acciaieria e di conseguenza dei lavoratori, dell’indotto e dell’intera economia di Taranto. Ad affermarlo CNA, Confartigianato e Casartigiani, chiamate in audizione congiunta di fronte alla commissione Industria del Senato sulla conversione in legge del decreto legge 24 gennaio 2025.

Le organizzazioni dell’artigianato e della piccola impresa chiedono un cambio di marcia significativo dopo questa ennesima, consistente iniezione di denaro pubblico. Il quadro rimane indefinito e pertanto CNA, Confartigianato e Casartigiani chiedono di essere coinvolte pienamente e costantemente nelle future scelte del governo in particolare per quanto riguarda l’occupazione, diretta e indiretta, e la bonifica dell’area. In relazione specificamente all’autotrasporto, le organizzazioni dell’artigianato e della piccola impresa ribadiscono la loro assoluta contrarierà all’utilizzo dell’attuale meccanismo di assegnazione dei lavori. Questo sistema, rifacendosi prima di tutto a criteri di carattere economico, per le associazioni datoriali ha penalizzato le imprese locali di autotrasporto per conto terzi a favore dei grandi gruppi. Nel contempo ha creato una pericolosa situazione di concorrenza sleale non tenendo conto nemmeno dei valori ministeriali di riferimento dei costi di esercizio delle imprese.

Una protesta delle aziende dell’indotto del siderurgico

Nell’audizione dinanzi alla Commissione Industria e Agricoltura del Senato, il presidente di Confapi Taranto Fabio Greco ha esposto la situazione contingente delle imprese dell’indotto aderenti alla confederazione ed ha esposto alcune proposte per tentare di superare l’attuale fase di criticità.

In primo luogo il presidente di Confapi Taranto ha auspicato che possa concludersi al più presto la procedura di gara che vedrebbe coinvolti tre grandi gruppi che sarebbero interessati a rilevare l’intero assetproduttivo ribadendo la necessità della presenza del Governo nella nuova governance per garantire continuità economico-produttiva dell’indotto strategico e la corretta osservanza del piano industriale. È positivo per Confapi che tra i soggetti che avrebbero avanzato proposte di acquisto figurino acciaierie extra europee in virtù dell’introduzione, a partire dal prossimo 1° gennaio, del CBAM”, il Regolamento europeo sul meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, per impedire che le merci importate da Paesi extra – Ue godano di un indebito vantaggio competitivo. Tassazione che potrebbe registrare un’incidenza percentuale del 12% sulla materia prima, in un momento in cui le piccole e medie imprese scontano un gap di competitività rispetto ai competitor globali relativo ai costi dell’energia.

Il presidente Greco ha esposto la situazione delle imprese dell’indotto che, nonostante un parziale sblocco di alcuni pagamenti, continuano a vivere una situazione estremamente complicata. Il rischio serio è il fallimento e la perdita di know-how che ha permesso, nel corso degli anni, di essere un punto di riferimento straordinario per la competitività del sistema industriale del Paese. Per quel che riguarda nello specifico il decreto legge che stanzia misure urgenti per la continuità produttiva, Confapi ritiene la situazione talmente grave da non consentire ulteriori dilazioni nel tempo e giudica positivamente l’ulteriore stanziamento per garantire la continuità aziendale, anche se le risorse sono, per il momento, sottratte ad altre finalità. “È  però necessario – ha ribadito Greco – non farsi distrarre dal progetto principe, ossia rendere lo stabilimento ecosostenibile, portando a termine le prescrizioni dell’Autorizzazione Integrazione Ambientale e continuando a svolgere tutte le manutenzioni opportune che rendono gli impianti sicuri e operativi al fine dell’aumento di produzione”.

Tra le proposte avanzate alla Commissione Industria Confapi ha sollecitato la cessione del credito corrente pro soluto. A tal proposito le attività sono già in corso di valutazione da parte di Sace e speriamo possano risolversi nel breve periodo. Infine, Confapi ha proposto la stipula di un apposito Protocollo di garanzia che consenta alle imprese strategiche dell’indotto la continuità finanziaria e produttiva dopo la vendita dello stabilimento.

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