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Giovedì scorso, alle 14, in un’intervista concordata con l’agenzia Bloomberg, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha rilasciato dichiarazioni che hanno avuto un impatto significativo sul mercato azionario, causando un tonfo in Borsa. Le sue parole, benché non fossero “voci dal sen fuggite”, ma dichiarazioni volute e politicamente esplosive, hanno rivelato una realtà che molti già conoscevano: i soldi non ci sono, il deficit non si può più fare e, anzi, bisogna diminuirlo. Per affrontare le spese e mantenere almeno in parte le promesse elettorali, che significano trovare altri dieci miliardi come minimo, sarà necessario introdurre o aumentare alcune tasse.
In questo contesto, Giorgetti ha evocato l’articolo 53 della Costituzione, che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Questa mossa ha suscitato reazioni contrastanti. Anna Fasano, rappresentante di Banca Etica, ha espresso il suo accordo sull’applicazione dell’articolo 53, sottolineando l’importanza di tassare gli extraprofitti di banche, aziende della difesa ed energetiche nella imminente legge di Bilancio.
Tuttavia, non tutti sono d’accordo con l’approccio di Giorgetti. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ha dichiarato che non ci sarà alcun aumento delle tasse nella manovra, smentendo le parole del ministro dell’Economia. Tajani ha affermato che la frase “più sacrifici per tutti”, pronunciata da Giorgetti mercoledì 3 ottobre, è stata mal interpretata.
Nel frattempo, Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha criticato il Green Deal, aggiungendo ulteriore tensione al dibattito politico ed economico.
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