In oltre 500 delegate e delegati di Cisl Veneto si sono riuniti stamattina a Vicenza in assemblea regionale per un confronto sui contenuti della Legge di Bilancio e sulle richieste del sindacato rispetto a temi e questioni indicati come prioritari dall’organizzazione. Il confronto è avvenuto in stretta concomitanzacon l’incontro tra Governo e forze sociali sulla Manovra, proprio oggi a Palazzo Chigi.
Molti aspetti potranno avere inevitabile impatto sul territorio: sui cittadini, sui lavoratori, gli enti locali, le imprese… Tagli di risorse che aggraveranno alcune criticità già evidenti in diversi ambiti emancato supporto che frenerà quella spinta alla twin transition (che integra insieme innovazione digitale e sostenibilità) consideratavolano di crescita e di competitività se accompagnate, come sollecitaCisl, da un riconoscimento del valore del lavoro e dei lavoratori.
Si è fatto il punto nel corso dell’assemblea regionale, nella quale si èribadita la soddisfazione di Cisl per i risultati comunque raggiunti già in questa fase di elaborazione della Legge di bilancio, grazie a una tenace contrattazione col Governo, ma al contempo si sono rimarcati alcuni rischi per il Veneto se altre priorità non fossero salvaguardate.
In primo luogo, si è detto, l’allarme resta alto sul versante dell’industria regionale automotive, che già risente della crisi del settore in Germania. Perché, se davvero sarà mantenuto, il taglio previsto di 4,6 miliardi al Fondo dedicato avrà senza alcun dubbio ricadute notevoli – in termini di mancata innovazione come anche di rischio per l’occupazione – sulle 361 imprese di autoveicoli che occupano 7.526 addetti in Veneto, quarta regione in Italia per peso nel settore: numeri che salgono a 10.631 aziende e 46.151 lavoratori se si considera l’intera filiera automobilistica, qui ben rappresentata,comprendendo anche carrozzerie, aziende di componentistica e accessori (dati Istat 2022).
Una preoccupazione che si era allargata già nei mesi scorsi anche ad altri settori del manifatturiero veneto ed era stata evidenziata a più voci, trovando poi conferma, purtroppo, nei dati regionali di fine settembre sulla cassa integrazione guadagni autorizzata, che per l’industria ha toccato la soglia delle 49.941.690 ore (sulle 52.293.920 totali): numeri che ci dicono come nei primi nove mesi dell’anno in corso si siano superate di oltre 17 milioni e 600mila le 32.334.528 ore autorizzate nello stesso periodo del 2023 per il comparto industriale, addirittura oltrepassando già quelle globali dell’intero anno precedente che erano state per l’industria 47 milioni e 800mila ore. Segnano circa +17 milioni e 443mila, invece, le ore complessive di cassa integrazione guadagni autorizzata a fine settembre scorso per tutti i settori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in cui erano state 34.850.105, superando già, anche in questo caso, le 50.930.687 di fine 2023(dati Inps settembre 2024).
C’è poi il versante delle criticità per i Comuni veneti, che andranno senz’altro ad acuirsi: un doppio fronte, in realtà, perché da un lato pesa il blocco del turn over fissato per ora dalla Manovra al 75% per il 2025, rispetto a una carenza media di personale che tocca per i nostri Comuni il 30%, con punte naturalmente superiori soprattutto per le piccole realtà; dall’altro lato, i tagli alla spesa corrente che potrebbero tradursi per il Veneto in 80 milioni in meno di risorse destinate: ciò significa che diventano a rischio tanti servizi per i cittadini, in primis quelli sociali che spesso sono rivolti alle fasce in fragilità, e importanti progetti, ad esempio gli interventi di manutenzione di scuole e strade, ma anche di messa in sicurezza del territorio, nonché di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile.
E il blocco al turn over per gli enti locali avrà inevitabili ripercussioni non solo sull’occupazione, ma anche sulla possibilità di realizzare progetti del Pnrr che in parecchi casi rischiano così lo stallo.
Ancora sul mondo della scuola, su cui grava pure in Veneto la ben nota carenza del personale, peseranno le possibili mancate assunzioni che la Manovra fa intravedere.
E c’è poi il delicato fronte della sanità. Le risorse stanziate per i prossimi sei anni saranno assorbite in buona parte a copertura degli aumenti connessi ai rinnovi contrattuali nazionali, piuttosto che essere impiegate per nuove assunzioni con l’obiettivo di risolvere almeno parzialmente quella carenza di personale che costituisce anche per il Veneto una evidente criticità a partire da medici, infermieri e personale sociosanitario (oss). Sul versante del sociosanitario, inoltre, si ribadisce l’inadeguatezza del fondo destinato alla non autosufficienza, che inevitabilmente avrà le sue ricadute anche per la nostra regione, in primis nella gestione dei servizi per gli anziani e le persone con disabilità.
«Questo momento di confronto, di informazione e mobilitazione era necessario per dire parole di verità sulla Manovra 2025 e sollecitare il Governo a considerare quanto a Cisl non va bene. La Manovra finanziaria non è la panacea per tutti i mali, ma è uno strumento che consente di definire importanti tutele. Per questo giudichiamo con soddisfazione la conferma di importanti istituti che vanno a favore del sostegno dei redditi medi e bassi, così come l’indicizzazione delle pensioni» ha ribadito Massimiliano Paglini, segretario generale di Cisl Veneto, aggiungendo: «In Veneto siamo preoccupati per l’automotive e per tutta la filiera moda che risente di carenze strutturali, perciò chiediamo con forza il ripristino delle risorse del fondo specifico di sistema. Così come chiediamo il ripristino dei fondi per i trasferimenti agli enti locali e continueremo a sollecitare tutti i livelli istituzionali, in primis per un aumento delle risorse regionali a sostegno dei costi delle famiglie per i servizi sociosanitari». «LaManovra di bilancio è una tappa molto importante ma non quella finale per ogni cosa – ha detto ancora –, e Cisl fa un grande lavoro a tutti i livelli prima, durante e dopo la sua approvazione per tutelare lavoratori e pensionati. Per questo la nostra mobilitazione si concretizzerà in incontri di informazione nei luoghi di lavoro e nei territori, ritenendo lo sciopero l’ultima istanza, se e quando non vi dovessero essere margini per ottenere ciò che rivendichiamo».
A chiudere i lavori dell’assemblea è intervenuto Ignazio Ganga, segretario nazionale di Cisl, che ha sottolineato: «Questa è una Manovra che va collocata nello scenario storico del momento, e che purtroppo deve tener conto di due scogli fondamentali, una sorta di Scilla e Cariddi tra i quali naviga il nostro Paese: il primo scoglio la procedura d’infrazione per deficit eccessivo dello scorso mese di luglio e il secondo i limiti finanziari imposti dal Patto di stabilità europeo. La posizione di Cisl parte dal considerare questo contesto». «Diversi interventi previsti dalla Legge di bilancio sono in linea con le nostre rivendicazioni anche storiche, in risposta a diverse urgenze dei lavoratori, delle famiglie e del sistema socioeconomico, pur riscontrando alcuni aspetti migliorabili su cui si sta lavorando a livello nazionale con il Governo anche in queste ore – ha aggiunto ancora Ganga –. Abbiamo proposto una corposa batteria di emendamenti nella quale, in particolare, chiediamo di rafforzare l’equivalente delle pensioni minime, di potenziare il fondo sulla non autosufficienza e di rafforzare gli sgravi alle fasce medie medio basse di redditi, ma anche chiediamo di intervenire sul taglio strutturale degli organici nella scuola, sul blocco parziale del turnover per il pubblico impiego e la carenza di risorse per PA, scuola, università e ricerca. E poi rimaniamo molto critici rispetto al taglio inopportuno all’automotive. Riteniamo che sia vincente il confronto e quindi rimarremo inchiodati ai tavoli fintanto che ci saranno margini di modifica alla legge di bilancio».
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