Cinque anni e mezzo dopo l’assegnazione all’Italia dei Giochi Invernali Milano Cortina 2026, il timer è arrivato a marcare gli ultimi 365 giorni di un percorso che si annuncia ancora accidentato. “One Year to Go” è il titolo dato alla cerimonia che si tiene il 6 febbraio al Teatro Strehler di Milano, durante la quale Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, consegnerà ai Comitati Olimpici Nazionali (con i loro atleti) gli inviti a partecipare alle gare che si disputeranno dal 6 al 22 febbraio 2026. Contemporaneamente, accanto al Duomo, l’Omega Countdown Clock comincerà a segnare giorni, ore, minuti e secondi che mancano all’accensione del braciere che avverrà nello stadio di San Siro.
Nessuno può augurarsi che l’Italia arrivi impreparata a un appuntamento di risonanza mondiale, soprattutto in un momento in cui i valori della fratellanza sportiva e della pace sono drammaticamente necessari. Eppure la fase di avvicinamento al conto alla rovescia finale è stata segnata da numerose polemiche per l’esplosione della spesa pubblica, i ritardi nella preparazione degli impianti, un approccio a dir poco invasivo verso le nostre montagne e per l’invadenza della politica. Il bisogno di trasparenza e partecipazione non sempre è stato capito, se si pensa che le associazioni ambientaliste più importanti d’Italia hanno disertato i tavoli di confronto con Fondazione Milano Cortina (organizzatrice dei Giochi) e con Società Infrastrutture (che deve realizzare le opere), ritenendo il confronto non più proficuo.
La controversa pista da bob di Cortina è diventata il simbolo di una grande occasione mancata e di un’incomprensione profonda. Ad alimentarle hanno contribuito 15 bugie, mezze verità e promesse al momento non mantenute: ne diamo conto per sintetizzare lo sforzo di comprensione che ilfattoquotidiano.it ha perseguito, non certo per disfattismo, raccontando la genesi e il progressivo sviluppo delle terze olimpiadi invernali italiane, dopo Cortina 1956 e Torino 2006, che sarebbe riduttivo definire solo un evento sportivo.
1 – “SARANNO OLIMPIADI A COSTO ZERO”
Lo avevano detto nel 2018, il vicepremier Luigi Di Maio (Cinquestelle) e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega). Il primo: “Lo Stato non ci deve mettere un euro. Né soldi, né garanzie, né servizi”. Il secondo, aveva sostenuto le “Olimpiadi a costo zero”: “Si è deciso di andare avanti a patto che Lombardia e Veneto dimostrino in qualche modo di sopperire a tutte le esigenze di natura organizzativa e infrastrutturale”. A candidatura acquisita, lo Stato avrebbe fatto la sua parte. Risultato: il governo ha stanziato 3,4 miliardi di euro per opere sportive e infrastrutture, mentre organizzare i Giochi costerà 1,6 miliardi.
2 – “SARANNO LE OLIMPIADI DELLA SOSTENIBILITÀ”
La montagna è un territorio fragile. Nel dossier di candidatura la parola “sostenibilità” viene ripetuta quasi cento volte, in ossequio all’Agenda del Cio. Cento opere sono in cantiere: strade, ferrovie, ponti, varianti, funivie, seggiovie, parcheggi, sbancamenti e nuovi impianti. È la confutazione dell’assioma iniziale. Al punto che è sorto un nuovo Cio, il Comitato Insostenibili Olimpiadi, che denuncia il saccheggio delle città, in nome degli affari, e della montagna, in nome della monocultura dell’industria della neve.
3 – “SARANNO LE OLIMPIADI DELL’AUTONOMIA”
Avevano assicurato che le Olimpiadi diffuse nel territorio (Milano e Lombardia, Veneto e Cortina-Verona, Trentino e Alto Adige) avrebbero valorizzato le autonomie amministrative, evitando il centralismo onnivoro. La realtà si è tradotta in una presenza economica dello Stato (pur con un parziale autofinanziamento locale), come dimostrano i 3 miliardi e mezzo stanziati per opere pubbliche. Un esempio fra tutti: era stato annunciato che la pista da bob di Cortina sarebbe stata pagata dalla Regione Veneto, poi i costi sono lievitati, le proteste pure. Luca Zaia ha convinto il governo Draghi a farsene carico. Un’autonomia al contrario.
4 – “SARANNO GIOCHI PER TUTTI”
La promessa solenne: “Regalare un’esperienza entusiasmante a tutti: atleti, spettatori, media, volontari, autorità, sponsor, aziende, famiglia olimpica e, soprattutto, tutti i cittadini italiani”. Giudicate voi: per i biglietti della cerimonia di inaugurazione da 260 a 2.026 euro, per la chiusura da 950 a 2.900 euro. Le gare: sci alpino 100-220 euro; bob 100; biathlon 50-200; freestyle half pipe 250-390; pattinaggio artistico short 280-650; gala 400-1.200; hockey 30-190 e per la finale 450-1.400; pattinaggio velocità 180-280 euro. Non per tutte le tasche. L’abbinata albergo-biglietti, caldeggiata da Cio e Fondazione, richiede un mutuo. Un pacchetto per l’inaugurazione a San Siro (tre giorni in hotel di lusso) arriva a 25.068 euro per coppia, per la conclusione in Arena di Verona (una notte in hotel) 23.584 euro.
5 – “I GIOCHI AIUTERANNO LA MONTAGNA”
Le Olimpiadi aiuteranno lo sviluppo della montagna, era uno dei punti qualificanti della proposta. In realtà tra Veneto e Lombardia, a beneficiarne è l’industria dello sci e degli sport invernali, in ossequio alla monocultura turistica.
6 – “LA PISTA DA BOB SARÀ UNA RISTRUTTUIRAZIONE”
La candidatura classificava la pista “Eugenio Monti” (bob, skeleton e slittino) come “esistente con lavori permanenti”, con un bisogno di “interventi di ristrutturazione”. Niente di più falso. La pista, chiusa dal 2008, era un rudere in cemento nel bosco, senza impiantistica. Evidente che serviva una struttura totalmente nuova, ma non l’hanno detto.
7 – “LA PISTA SARÀ PRONTA PER OTTOBRE 2024”
Ancora non sappiamo se la pista da bob sarà utilizzata per i Giochi del 2026. Di sicuro i lavori non sono finiti nell’ottobre 2024, come richiesto dal Cio. La durata prevista era di 40 mesi, con inizio nel giugno 2021. Deserti i bandi di gara nel giugno e settembre 2023, poi il ministro Matteo Salvini ha annunciato un ‘progetto light’, “senza un euro di spesa in più”. A gennaio 2024 l’assegnazione dell’appalto a Impresa Pizzarotti (per 84 milioni, solo la parte strutturale). Cantieri aperti a febbraio, pre omologazione nel febbraio 2025 (già slittata a metà marzo, quindi al 24 marzo, scadenza ancora in forse). Pista finita a ottobre 2025, un anno dopo.
8 – “LA PISTA COSTERÀ 46,8 MILIONI DI EURO”
La bugia più clamorosa. Nel dossier di candidatura la “Eugenio Monti” aveva un costo di 47,7 milioni di dollari per lavori permanenti, 5,5 milioni per lavori temporanei, in totale 53,2 milioni di dollari, pari a 46,8 milioni di euro. La spesa è triplicata, arrivando a 124,8 milioni di euro, in tre lotti: 3,8 milioni per lo smantellamento della vecchia pista; 118,4 milioni per la costruzione della nuova; 2,6 milioni per un memorial della pista del 1956.
9 – IL CIO: “LA PISTA NON SERVE”
Più volte il Cio ha ammonito l’Italia sull’inutilità di una nuova pista da bob. Gli impianti esistenti soddisfano il bisogno di uno sport per pochi atleti. La sollecitazione ad andare all’estero (Igls–Innsbruck in Austria) non è stata accolta. Il Cio ha chiuso non uno, ma tutti e due gli occhi, con deroga di un anno.
10 – “IL BOB ANDRÀ ALL’ESTERO”
Il 16 ottobre 2023, durante la 141esima sessione del Cio riunita a Mumbai (India), il presidente del Coni Giovanni Malagò annuncia: “Il governo ci ha informati che sta considerando l’opzione migliore e più sostenibile: non andare avanti con lo Sliding Center e spostare le gare in un altro impianto esistente”. Due mesi dopo il ministro Matteo Salvini annuncia: “Le Olimpiadi devono essere italiane e la pista deve essere a Cortina, senza spese aggiuntive”.
11 – “I LARICI ABBATTUTI A CORTINA NON SONO CENTENARI”
Il bosco di Ronco è stato abbattuto per far posto al cantiere del bob. Il sindaco Gianluca Lorenzi: “Ci sono fotografie storiche che dimostrano che cent’anni fa non c’erano alberi in quell’area”. Il governatore veneto Luca Zaia ha sminuito: “Saranno piantati diecimila nuovi alberi”. Altro che negazionismo: sono stati abbattuti (ufficialmente) 560 larici e alcune centinaia di arbusti. Le schede del Piano di riassetto forestale 2009-2018 confermano: nel 2010 l’età del lariceto era di 160 anni, adesso sarebbe di 175 anni.
12 – “FONDAZIONE È UN ENTE PRIVATO”
La Procura di Milano ha avviato un’inchiesta per corruzione a carico dell’ex ceo di Fondazione Milano Cortina, Vincenzo Novari. Perquisizioni nel maggio 2024. Un mese dopo il governo approva un disegno di legge interpretativo: le attività “non sono disciplinate da norme di diritto pubblico e la Fondazione non riveste la qualifica di organismo di diritto pubblico”. Braccio di ferro con la magistratura. I pm denunciano un intervento a gamba tesa nell’inchiesta “di una gravità inaudita”. Un filone riguarda anche le assunzioni di parenti di personaggi politici.
13 – “FONDAZIONE NON DIPENDE DA SOLDI PUBBLICI”
Il mantra di Fondazione Milano Cortina: non siamo un ente pubblico e non dipendiamo da enti pubblici, il bilancio da un 1,6 miliardi deriva da finanziamenti del Cio, diritti televisivi, sponsor e biglietti. In realtà il capitale sociale (100 mila euro) è sottoscritto da Coni, Regioni Lombardia e Veneto, Comuni di Milano e Cortina. Inoltre è sostenuta dall’aiuto governativo (una “mancetta” di 50 milioni di euro anche nella finanziaria di fine 2024), che fornisce garanzie fidejussorie, prestate anche da Lombardia e Veneto, nonché Province di Trento e Bolzano, in quota parte, sulla base di un rischio-deficit di 380 milioni di euro.
14 – “IL PALASHARP SARÀ RISTRUTTURATO”
Far rivivere il palazzetto di Milano abbandonato dal 2011, che ospitò basket e concerti, era una promessa di legacy. Invece resterà un edificio cadente. Avrebbe dovuto ospitare l’hockey, ma sono stati preferiti PalaItalia Santa Giulia e Fiera di Rho.
15 – “LE OPERE SARANNO FINITE…” (DOPO LE OLIMPIADI)
Società Infrastrutture ha assicurato: “Più del 90 per cento degli interventi (83 su 92 totali) verrà concluso entro l’anno olimpico. Solo 9 interventi (meno del 10 per cento) dopo il 2026”. Numeri ingannevoli per il 6 febbraio 2026 non saranno ultimate opere per quasi due miliardi di euro (su 3,5 miliardi): bretella sud di Cortina (51,8 milioni di euro) fine lavori luglio 2027; Cortina bretella nord (483 milioni, di cui 260 milioni non finanziati) luglio 2031; variante di Longarone (396 milioni) marzo 2028; circonvallazione di Perca (140 milioni) novembre 2026; variante di Vercurago (253,3 milioni) luglio 2032; gallerie a Ponte di Legno (80 milioni) febbraio 2029; varianti Trescore Entratico (227 milioni) maggio 2028-dicembre 2029. Un’eredità da medaglia di cartone.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link