YOCOCU, un progetto che promuove per la “green conservation”. Parola al presidente Andrea Macchia

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YOCOCU, youth in conservation of culturale heritage, nasce nel 2008 come network di un evento internazionale per dare voce ai giovani restauratori che dopo la laurea trovano sempre più difficoltà ad approcciarsi al mondo del lavoro. 

“Consideriamo il fatto che i giovani sono l’espressione massima della creatività, mentre i senior l’espressione dell’esperienza. La combinazione di questi due poli ha consentito del successo di yococu: un’unica sinergia”. Queste le parole del fondatore e nonchè presidente dell’associazione YOCOCU dal 201 Andrea Macchia, che abbiamo il piacere di intervistare oggi.

Andrea Macchia è noto divulgatore scientifico e esperto in chimica applicata ai beni culturali, con una carriera professionale improntata sulla green conservation. In particolare il suo obiettivo è la ricerca continua di soluzioni che siano meno impattanti a livello ambientale, ma soprattutto più sicuri per l’operatore; trovando valide alternative ad alcuni prodotti che ad oggi risultano essere tossici.

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Promotore di molti convegni ed eventi di carattere internazionale, con i quali intende sensibilizzare verso nuove forme di integrazione tra territorio e bene culturale al fine di promuovere un tipo di economia circolare, Andrea è autore di diversi articoli in riviste internazionali e nazionali, che trattano della green chemistry e green conservation. 

In questo articolo ci siamo soffermati a parlare di YOCOCU, per capire la grande innovazione di questo interessante progetto.

L’anno scorso avete festeggiato i 10 anni di YOCOCU, ma qual è la carta vincente che vi ha portato a grandi progressi a livello internazionale? 

Yococu è divenuta leader nella conservazione green dei beni culturali di arte contemporanea, design e urban art, grazie al ruolo attivo dei giovani professionisti membri che spinti da curiosità personali, sviluppano ricerche autentiche e, possiamo dire, uniche sugli oggetti, portando all’elaborazione di prodotti e metodi alternativi, che vengono poi utilizzati anche in altri settori.  

YOCOCU si delinea subito con una forte multidisciplinarietà, coinvolgendo diverse figure: l’architetto, il restauratore, il conservation scientist e l’archeologo. Questo è ciò che la contraddistingue da altre realtà e associazioni internazionali.

Quale è il significato del vostro approccio green e come lo apportate nella pratica di laboratorio? 

L’approccio di YOCOCU è stato quello di validare soluzioni presenti in altri settori e ottimizzarle per i beni culturali con la finalità di abbassare l’impatto degli attuali sistemi. Questo perché purtroppo nel restauro non c’è stato quello sviluppo green che ha investito settori come l’industria, un po’ per tradizione e un po’ perchè tutti i prodotti del restauro devono essere validati da un team di esperti. Tuto ciò che yococu progetta e sviluppa è sempre in miglioramento perché quello che è considerato green oggi, potrebbe non esserlo domani.  

Mi sento di dover precisare che per non creare equivoci di significato, bisogna essere consci che lavorare green significa utilizzare prodotti meno tossici o prodotti con la stessa tossicità degli attuali, ma con una derivazione naturale, come il glicerolo o gli acetali. 

Yococu come obiettivo finale si pone di render disponibili soluzioni più green possibili, andando sempre di più verso quello che è l’unico solvente veramente green: l’acqua. Tra le ultime novità da laboratorio vi sono le formulazioni di gel apolari e addensanti, che consentono di immettere i solventi attuali tossici e più usati, come ligroina e white spirit in emulsioni stabili, tali da consentire all restauratore di ridurre la concentrazione di solvente.

Abbiamo sempre uno sguardo attento anche sull’impatto delle attività di restauro nell’ambiente, monitorando il tempo di utilizzo di determinati macchinari, della corrente e delle lampade. 

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Riguardo a quest’ultimo punto, mi viene spontaneo chiedervi se avete un protocollo per monitorare questi parametri?

Si, noi lo chiamiamo LCA: ossia Analisi del Ciclo di Vita: Life cycle assessment, argomento della giornata di studio dedicata alla Sostenibilità nella Conservazione e nel restauro. 

L’incontro offre un confronto tra esperti, ricercatori e professionisti per valutare le implicazioni dell’LCA nei processi conservativi e individuare strategie per ridurre l’impatto ambientale degli interventi. È l’occasione per presentare i risultati ottenuti dallo studio sui materiali, sui consumi e sui rifiuti prodotti durante il restauro, discutendone le implicazioni pratiche in termini di efficienza, sostenibilità e innovazione.

Essendo una realtà molto attenta all’ arte contemporanea e di oggetti di design, proponete dei corsi anche per specialisti del settore, non formati però su queste tipologie di materiali? 

Il Workshop sulla Money Art, pensato per fornire ai partecipanti strumenti pratici e teorici per comprendere questa forma d’arte e proteggerla nel modo più efficace possibile. Il workshop è nato perchè questa forma d’arte originale e concettuale, benchè affascini per il suo impatto visivo e simbolico, dall’altro pone sfide uniche per la conservazione. La carta si deteriora, i metalli si ossidano, le plastiche ingialliscono, rendendo necessario un approccio specifico per preservarne l’integrità nel tempo. 

Il corso si rivolge a restauratori, conservatori, collezionisti e operatori museali, ma anche a chiunque voglia approfondire il tema della conservazione di opere realizzate con materiali non convenzionali. Durante i lavori verranno esplorate la storia e lo sviluppo della Money Art, analizzando i materiali impiegati dagli artisti e nelle tecniche di conservazione e protezione più efficaci. Il programma è strutturato in modo da alternare una parte teorica e una parte pratica inerenti nuovi formulati per la protezione degli oggetti in design.

Dove potremmo incontrare YOCOCU prossimamente?

Ci sarà una giornata di studio  dedicata all’analisi critica delle tecniche diagnostiche non invasive applicate alle opere etrusche conservate nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. L’evento offrirà un quadro aggiornato sui risultati ottenuti con tecnologie all’avanguardia, mettendo a confronto vantaggi, limiti e potenzialità future nell’ambito della conservazione e dello studio dei manufatti antichi permettendo ai partecipanti di utilizzare direttamente le tecniche. La giornata permetterà di approfondire lo stato dell’arte della diagnostica non invasiva sui beni etruschi; confrontarsi con esperti del settore sulla validità dei risultati ottenuti, per comprendere le potenzialità di queste tecnologie per il futuro della conservazione. Questa giornata di studio si propone come un’occasione unica per fare il punto sulle metodologie più innovative, favorendo il dialogo tra professionisti e ricercatori nel settore della diagnostica e della conservazione museale. 





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