Stato d’emergenza a Santorini per il terremoto, oltre mille scosse e paura: “Evoluzione incerta”

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Le autorità greche hanno dichiarato lo stato di emergenza a Santorini dopo oltre 1300 scosse di terremoto, tra cui una di magnitudo 5.2. La rilevazione del sollevamento della caldera potrebbe suggerire un’influenza magmatica: resta elevato anche il rischio di frane, mentre proseguono le evacuazioni e i viaggi per abbandonare l’isola.


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A Santorini è stato di emergenza

Dal 27 gennaio a Santorini sono state registrate circa 7700 scosse sismiche, delle quali più di 1300 da considerarsi significative, con magnitudo superiore a 2.0.

Il terremoto più potente ha colpito mercoledì 5 febbraio, raggiungendo una magnitudo di 5.2. La paura cresce e le autorità greche hanno proclamato lo stato di emergenza sull’isola fino al 1 marzo.

Fonte foto: ANSA

Il governo greco ha dichiarato lo stato di emergenza per il terremoto a Santorini

La situazione è sotto stretto monitoraggio, ma diversi segnali fanno crescere la tensione. In particolare, il rilevamento di un lieve sollevamento all’interno della caldera dell’isola, grazie ai dati forniti dal satellite Sentinel-1 e dalla rete di monitoraggio satellitare.

La scelta del governo greco per il terremoto

La decisione del Ministero della Protezione Civile greca è stata presa per “gestire le necessità urgenti e le conseguenze provocate dall’attività sismica che sta interessando l’arcipelago delle Cicladi”.

La crisi sismica in corso potrebbe essere collegata al sistema di faglie tra Santorini e la vicina isola di Amorgos, ma la recente conferma del sollevamento della caldera potrebbe aprire scenari diversi, suggerendo una possibile influenza, tutta da verificare, di origine magmatica. A preoccupare è il vulcano Nea Kamemi, che si trova nella baia di Santorini, così come il vulcano sottomarino Kolumbo.

Le frane e le evacuazioni

Il rischio di frane a sua volta sta crescendo a causa delle scosse continue, che aumentano la possibilità di cadute di massi. Per questa ragione, è stato consigliato ai residenti di evitare le aree più esposte a tali pericoli.

Secondo Efthymios Lekkas, presidente dell’Associazione ellenica per la prevenzione dei disastri, le zone più a rischio includono il vecchio porto di Fira, il porto di Athinios, la rete stradale di Ormos, le aree di Ammoudi e Armeni a Oia, l’insediamento di Korfos e la zona di Monopati a Thirasia.

In risposta alla situazione, il portavoce del governo greco, Pavlos Marinakis, ha dichiarato che sono stati inviati rinforzi a Santorini e nelle isole circostanti. Le risorse comprendono personale aggiuntivo e attrezzature specializzate, con il supporto di Vigili del fuoco, polizia, guardia costiera, forze armate e servizi medici di emergenza.

La fuga da Santorini per il terremoto

Già migliaia di turisti e lavoratori stagionali hanno lasciato Santorini, utilizzando voli e traghetti extra, oltre a quelli di linea.

L’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) ha sottolineato che l’area coinvolta è tra le più attive sismicamente dell’intero arco vulcanico ellenico. Secondo quanto riportato in una nota dell’istituto, l’evoluzione del fenomeno attuale resta incerta.

L’aumento graduale della magnitudo e il numero significativo di scosse lasciano supporre che ci possa essere un coinvolgimento di fluidi nella crosta terrestre. La regione ha già vissuto in passato sciami sismici simili, alcuni dei quali si sono fermati senza generare terremoti più forti, mentre altri hanno preceduto eventi di maggiore intensità.



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Fonte foto: ANSA





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