La classe dirigente che vive per i meme, e la necessità di abolire i talk show

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Questo articolo rappresenta la mia sconfitta. Io volevo essere una grande intellettuale (era la mia ambizione di ripiego, fallita quella di miss In Gambissima), e invece eccomi qui a occuparmi di gente della quale tra cinquant’anni (ma pure tra cinquanta mesi) i filologi che studieranno la mia opera diranno: chi?!

Eccomi qui ad analizzare il caso di Augusta Montaruli (chi?!) che va al programma di Tiziana Panella (chi?!) e, mentre Marco Furfaro (chi?!) sta parlando, si mette ad abbaiare, e a quel punto ovviamente il video rimbalza ovunque, e allora Dino Giarrusso (chi?!) ritiene di insegnarle ad abbaiare meglio, e io non vorrei essere una di quelle che dicono «con le mie tasse», ma: questa gente è (o lo è stata di recente) pagata con le mie tasse.

Quando Elon Musk ha iniziato a dire che, se Trump avesse vinto, avrebbero licenziato un sacco di dipendenti pubblici riducendo i costi governativi, io ho pensato che quella poteva essere la cosa – l’unica – che faceva perdere le elezioni a Trump. Invece ha vinto, perché c’è una componente zaloniana, quella del posto fisso e delle mie tasse che servono a mantenere gente che non sa fare niente e non può in nessun modo essere utile alla società, che evidentemente in America è meno sentita.

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In Italia, se dici che vuoi riformare la Rai licenziando migliaia di dipendenti così lussuosamente inutili che, se la Rai vuole fare ciò che sarebbe il suo lavoro fare, mandare in onda programmi televisivi, deve rivolgersi alle produzioni esterne, se lo dici le elezioni non le vinci per i prossimi trecento anni.

Sì, lo so che sta per andare in onda Sanremo, una produzione interna Rai e anche la più colossale della tv nazionale, e come la Rai che non riesce a mandare in onda con le sue forze programmi minuscoli riesca ogni anno a portare a casa il festival è il vero grande mistero italiano. L’unico programma su Sanremo che guarderei sarebbe uno che mi spiegasse come riescano a fare più di venti ore di diretta coi funzionari che a mezzogiorno meno un quarto, caschi il mondo, prendono il borzellino e vanno a mènza.

In Italia è impopolare l’abolizione di qualsivoglia diritto acquisito di qualsivoglia lavoratore, non puoi neanche mettere in discussione il posto fisso dei tassisti, epperciò sono consapevole che quanto sto per dire non farà di me una forza di governo, ma il mio programma elettorale è: abolizione dei talk show.

Poiché Elon Musk ha già vinto, e con lui ha vinto la linea che chi controlla i meme controlla il mondo, i talk show, un genere che già di suo è infernale come può esserlo una tv che non è tv, una tv a costo zero, una tv fatta perché Urbano Cairo possa percepirsi imprenditore televisivo pur non avendo intenzione di pagare né i nani né le ballerine, i talk show nell’epoca del dominio dei meme sono il male assoluto.

Io non l’ho capito, perché la Montaruli si sia messa ad abbaiare, oltretutto ad abbaiare facendo lo stesso gesto che faceva Fabrizio Corona parlando della Ferragni, solo che Corona indicava i pesci che abboccavano, e insomma convocate uno zoologo e chiariamo questo problema di gestualità identica per specie diverse. Non l’ho capito nonostante, in un attacco di completismo, sia anche andata a guardarmi la puntata per capire il contesto, neanche la Montaruli che abbaia fosse una pagina di Proust che può avere strati di significato che mi sfuggono.

Ho però capito che, sempre per quella questione della popolarità confusa con la rilevanza, la Montaruli (vestita d’un delizioso punto di verde) ha capito che l’unico modo per farsi notare, per far trasformare una qualunque ospitata televisiva in una (chiedo scusa) gif che diventasse (chiedo di nuovo scusa) virale, l’unica via era fare qualcosa di così insensato e ridicolo che tutti saremmo corsi a condividerlo.

Il giorno prima i social erano pieni della corsa di Montoya. Montoya è un cornuto dell’edizione spagnola di “Temptation Island”, evidentemente più estrema della nostra: la fidanzata ha copulato davanti alle telecamere con uno dei tentatori, a Montoya hanno fatto vedere il tutto mentre avveniva, e lui con scelta cinematografica è corso verso la fedifraga inseguito dalla conduttrice.

Come se Oronzo – quello che nella “Temptation” italiana del 2018 diceva d’avere «la malattia delle donne»: un momento altissimo di televisione, altro che talk show, altro che infotainment – fosse corso a interrompere una copula di Valentina inseguito da Filippo Bisciglia. Il giorno prima eravamo lì a rimirare il kitsch in purezza, quelli che la tv la sanno fare, e il giorno dopo eccoci lì a guardare il trash, l’emulazione fallita da parte dei talk show dei meme come ambizione precipua del nostro tempo.

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Poi sì, certo, ci sarebbe da fare la morale alla classe dirigente, al fatto che questi qui mica sono i partecipanti a un reality di corna, questi qui sono quelli che governano il paese o che si sono candidati a farlo: è classe dirigente la Montaruli che abbaia, è classe dirigente Furfaro che nella bio si scrive «babbo di Mattia, che è la cosa più importante», è stato per un periodo classe dirigente persino Dino Giarrusso (poi dicono che questo non è il secolo delle opportunità).

Ci sarebbe da fare la morale alla classe dirigente tutta, mica solo quella in quella puntata televisiva, perché tutta la classe dirigente non sa fare altro che ambire a essere meme: che cos’è Elly Schlein che dice «presidente del coniglio» se non una che vuole i like facendo la battutina che diventerà popolare (o, come si dice in analfabetese, virale)?

Ma mi interessa meno, perché siamo un mondo di scemi, e sperare che non siano gli scemi a rappresentarci mi pare un troppo vaste programme. La scemenza ineluttabile di sinistra e destra non mi sembra una buona scusa per avere della televisione così deprezzata, così priva di idee, così senza un senso che non sia quello di riempire del tempo in cui qualcuno possa mettere degli inserzionisti.

Certo, se chiudiamo i talk show poi c’è il problema di cosa far fare a quelli che oggi di mestiere fanno proprio i talk, e ai quali sarà più complicato trovare un lavoro rispettabile di quanto lo sia per i funzionari licenziati da Elon. Ma anche far scavare loro delle buche che poi dovranno riempire mi pare più dignitoso che far fare loro delle telefonate per riempire scalette raccapriccianti, qui sottosegretaria che abbaia, qui direttore di giornale che promuove il suo libro.

Se proprio dobbiamo tenerci questo governo e questa opposizione, almeno chiudiamo i talk show. Compratevi i diritti del “Temptation Island” spagnolo, e mandatelo in onda al posto dei sottosegretari abbaianti, dei deputati soprattutto papà, degli ex deputati che ci fanno vedere come abbaiare meglio, di tutto questo baraccone in cui la classe dirigente può andare a passare ore gratis solo perché è pagata coi miei soldi.



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