Dodici mesi di montagna, l’Irpinia ce la può fare?

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Suggerirei invece di Roccaraso di andare a Lago Laceno. Lo scrive Piero Armenti, la mente dietro Il mio viaggio a New York – agenzia di viaggi numero uno con sede a Times Square – imprenditore, scrittore, urban explorer; soprattutto campano, di Salerno.

Per carità, in questi tempi di overtourism (a chi tanto e a chi niente), ma pure di montagne invase da tiktoker col panino nello zaino e lo slittino sul pullman, l’Irpinia potrebbe trovare il suo oro.

Eh già, perché la nostra provincia è ferma agli escursionisti, uguali uguali a quelli di Roccaraso ieri e di Ovindoli domani. Infatti parlare di overtourism è assolutamente inappropriato, per tutto l’Appennino meridionale. Proviamo a spiegare: quando si ragiona di arrivi turistici si fa riferimento al numero di ospiti – italiani e stranieri – che hanno alloggiato nelle strutture ricettive in un determinato periodo. Quando invece si parla di presenze turistiche, si guarda al numero delle notti a pagamento trascorse dai viaggiatori in albergo. Tutto il resto attiene al campo del visitatore della domenica, che ha comunque pieno diritto a fare la sua gita. Le masse però sono di difficile gestione, sempre e ovunque: servizi per l’accoglienza di base in crisi, poco margine di guadagno per le attività sul territorio e costi molto alti per il pubblico.

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E qui torniamo al Laceno, comune di Bagnoli Irpino, poco meno di tremila abitanti. Si trova in una conca carsica immersa nel verde dei Monti Picentini, a quota 1100 metri, contornato da cime come il Monte Cervialto (1809 metri, la vetta più alta dei Picentini) e il Monte Rajamagra. È l’unico impianto sciistico della Campania, da sette anni parzialmente chiuso.

Dal 2022 la ditta Doppelmayr Italia S.R.L è impegnata a realizzare le nuove seggiovie della ski area Laceno-Rajamagra, inutilizzabili dal lontano maggio 2017. Attualmente si sta procedendo alla sostituzione degli impianti funiviari già esistenti, nessuna nuova costruzione: interventi che vanno nella direzione di ridurre l’impatto ambientale, di tenere un basso consumo energetico, con seggiovie silenziose e più sicure per chi ne usufruirà. Una data di apertura parziale ancora non c’è, però esiste un principio fermo alla base del rilancio dell’Altopiano: la risorsa è la montagna, perché – viste le proiezioni climatiche dei prossimi decenni – la stagione della neve e dello sci si restringe sempre di più ed è destinata a scomparire.

Perciò può esistere un’altra possibilità di sviluppo? O meglio un altro modo per vivere la montagna, per frequentarla e divertirsi lo stesso? L’Irpinia è in attesa che il turismo cominci e può rispondere a queste domande solo come territorio: non il Laceno da solo, non Bagnoli in un angolo, ma senza confini comunali, quindi con Calabritto, Caposele, Lioni, Montella e Nusco. Non a singhiozzo, ma dodici mesi all’anno, cominciando a definire obiettivi, strategie, azioni, risorse e tempi per una montagna che non può più vivere solo d’inverno, né facendosi trascinare da sagre ed eventi.

C’è bisogno di tutti, comuni e imprese, consorzi e associazioni. Insieme, che significa anche con la Regione. E la Campania è una di quelle che ancora non si è dotata di una legge, né di un fondo per la montagna, nonostante la competenza in materia, costituzionalmente, sia regionale. Un disimpegno che oggi non può più essere tollerato. Azzardiamo, una mancanza grave su un territorio montuoso per il 35%.

Lago Laceno, dicembre 2021. Foto, Laceno.net

Pianificare senza una legge e senza una disponibilità economica – entrambi diretti allo sviluppo sociale ed economico della montagna – rende il percorso ancora più complesso, tanto per il Laceno quanto per il Terminio, per il Cervati nel Cilento, per il monte Mutria nel Sannio e per il Matese, territori montani a cui servono nuove prospettive.

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Siamo drammaticamente indietro, ma questa volta l’immobilismo del passato potrebbe aiutare le evoluzioni del futuro: è suonata la sveglia e ci impone di pensare a un turismo di qualità, a progetti integrati, a politiche turistiche vere. Che non significa affatto invocare la turistificazione dei nostri territori, ma pretendere un’adeguata educazione e formazione sul turismo e sulla montagna, che coinvolga ogni livello. Se oggi, ad altre latitudini, ci si preoccupa dell’estrattivismo turistico, l’Irpinia dovrebbe cominciare a interrogarsi sulla creazione di valore. Fiocchi o meno.

Immagine in copertina: Lago Laceno e Monte Cervialto, foto di Il Duomo Trekking





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