Proteste negli Stati Uniti: mobilitazione nazionale contro le politiche di Trump e Musk

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In tutti i 50 Stati americani si sono svolte manifestazioni contro le politiche dell’amministrazione Trump e le azioni di Elon Musk. I dimostranti denunciano tagli ai programmi sociali, repressione dell’immigrazione e modifiche radicali all’ordinamento del governo. Tra le accuse, anche il congelamento dei fondi all’Usaid e le minacce alle organizzazioni religiose impegnate nell’assistenza umanitaria

(Foto ANSA/SIR)

Si sono dati appuntamento a Washington D.C. davanti al Capitol. Hanno sfidato le temperature gelide del Michigan ritrovandosi sotto la sede del Congresso statale di Lansing. Non li ha frenati il caldo torrido di Austin, in Texas, e neppure quello di Atlanta, in Georgia. Sotto un solo slogan, #50501, ovvero 50 proteste, 50 stati, in un giorno, e #buildtheresistance – costruiamo la resistenza, centinaia di americani si sono recati davanti alle sedi del governo statale per denunciare le politiche messe in atto dal presidente Donald Trump e dal suo braccio destro, il miliardario Elon Musk, a capo di un dipartimento non autorizzato dal Congresso e incaricato dallo stesso Trump di rivedere le spese del governo.

I cartelli che ciascun manifestante tiene in mano spiegano le ragioni della protesta, organizzata online in poche ore e materializzatasi in strada: la repressione dell’immigrazione, dei programmi di pari opportunità riservati a donne, afroamericani, minoranze e anche transgender e appartenenti alla comunità Lgbt. Manifestano contro la proposta di trasferimento forzato dei palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza, gridano contro la soppressione di Usaid, l’agenzia di sviluppo internazionale statunitense, contro l’epurazione dei funzionari dell’Fbi, del Dipartimento dell’Istruzione e della Salute e si scagliano senza mezzi termini contro il Progetto 2025, un manuale di estrema destra, scritto da ex collaboratori di Trump e diventato il codice per modificare l’ordinamento del governo e la società americana. Si oppongono all’uscita dal Patto di Parigi sul cambiamento climatico, alle politiche sui combustibili fossili e alla guerra commerciale con Canada e Messico, nonostante lo stesso Trump, nella sua prima amministrazione, avesse ridefinito le politiche di scambio con i due Paesi, annullando il Nafta (North American Free Trade Agreement) e riproponendo un trattato nuovo di zecca nel 2020, l’Usmca.

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I dimostranti a Phoenix hanno scandito “deportate Elon” e “niente odio, niente paura, gli immigrati sono benvenuti qui”. Ad Albany hanno esposto cartelli che dicevano “non ho eletto Musk” e “fermate l’ascesa dei miliardari”. Una donna, davanti al Campidoglio di Washington, ha invece sventolato il manifesto “Cristiani per l’Usaid”, ricordando che l’agenzia umanitaria Usa è uno dei principali finanziatori dei Catholic Relief Services (Crs), la Caritas statunitense, e di altre agenzie di varie Chiese che si occupano di assistenza in tutto il mondo.

Il sito National Catholic Reporter ha riferito che, a causa del congelamento dei fondi, la Crs prevede di tagliare fino al 50% del suo personale quest’anno, mentre la chiusura repentina di alcuni programmi finanziati dall’Usaid, che fornisce circa la metà del budget di 1,5 miliardi di dollari dell’organizzazione cattolica, ha già lasciato a casa alcuni impiegati e nel limbo migliaia di assistiti. Il vicepresidente JD Vance, convertito al cattolicesimo, intervenendo sulla rete Cbs, ha dichiarato che i vescovi cattolici degli Stati Uniti si occupano di “reinsediare immigrati illegali”, senza mostrare alcuna prova, e li ha accusati di essere interessati solo “al loro tornaconto finale”.

Peggio, se così si può dire, è andata alla Lutheran Immigration and Refugee Service, l’organizzazione luterana che, insieme ad altre agenzie, collabora con il governo federale per assistere i rifugiati legalmente presenti nel Paese. Nel fine settimana, Elon Musk, che si definisce “cristiano per cultura”, ha citato su X, la sua piattaforma social, il post di Michael Flynn, un cattolico e generale dell’esercito in pensione che in precedenza era stato consigliere del presidente Donald Trump.

Flynn ha pubblicato una schermata del computer che dettagliava i finanziamenti federali erogati a gruppi luterani negli ultimi due anni, accusandoli, senza prove, di “riciclaggio di denaro”. Musk ha dichiarato che “il team (del Dipartimento per l’efficienza governativa) sta rapidamente bloccando questi pagamenti illegali”.

Va precisato che, nell’anno fiscale 2024, l’Usaid ha ricevuto più di 44 miliardi di dollari, pari allo 0,4% dell’intero bilancio federale, mentre nell’anno fiscale 2023 gli Usa hanno stanziato 916 miliardi di dollari per la difesa, ovvero il 3,4% del Pil, e il Dipartimento della Difesa ha richiesto 849,8 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2025. I vescovi luterani sono dovuti intervenire per difendersi da accuse ingiuste e false, ma intanto l’organizzazione è stata data in pasto alla rete, che nella sua ferocia non sta risparmiando alcun ente benefico di ispirazione religiosa.





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