Almasri, denuncia all’Aia contro l’Italia. Il governo: «Non c’è nessuna inchiesta»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 


La comunicazione trasmessa alla Corte penale internazionale contiene l’accusa di ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma e riguarda la premier Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Interno Matteo Piantedosi, ritenuti responsabili della liberazione del generale libico Osama Almasri Nejeem. La nuova miccia è una denuncia trasmessa via mail da Parigi ai magistrati dell’Aia da un cittadino sudanese rifugiato in Francia. È il quotidiano “Avvenire” a darne notizia online. La Corte ha preso in carico la segnalazione, come accade in centinaia di casi, ma al momento nessuna indagine è in corso. Forse non ci sarà neppure un seguito. La sola notizia basta, però, a suscitare le accese reazioni del governo, soprattutto alla luce della prima versione dei fatti relativa all’apertura di un fascicolo a carico della premier e dei ministri, prima ancora che la Corte abbia il tempo di precisare che un’indagine non c’è.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

LE REAZIONI

Il primo a reagire è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte penale, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata. Comunque confermo, l’atto inviato all’Italia era nullo, condivido al cento per cento quello che ha detto il ministro Nordio». Più ironico il Guardasigilli: «Credo che a questo mondo tutti indaghino un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana. Postulo la giustizia divina proprio perché la giustizia umana spesso è fallibile, ma accontentiamoci di quella che abbiamo». Anche l’opposizione è pronta a scendere nuovamente in campo, stavolta all’Eurocamera, visto che il parlamento Ue ha inserito in calendario, martedì a Strasburgo, un dibattito sulla «protezione del sistema di giustizia internazionale e le sue istituzioni, in particolare la Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia». Qualche ora dopo la smentita del governo: «Non esiste ad oggi nessun procedimento aperto contro l’Italia dalla Corte penale internazionale. Il procuratore, spiegano le stesse fonti, non ha ufficialmente inviato la denuncia del cittadino sudanese né al cancelliere né ai giudici. Il rifugiato sudanese, viene spiegato ancora, ha inviato una mail all’indirizzo mail dedicato dell’ufficio del procuratore. Le comunicazioni sono moltissime, ognuna viene vagliata e solo se ritenuta fondata può originare un procedimento, che richiede mesi. Il tutto viene di solito tenuto riservato, salvo che lo stesso denunciante non lo riveli al pubblico». La stessa Cpi, attraverso un suo portavoce, tenta comunque un chiarimento: «Secondo lo Statuto di Roma, ovvero il trattato istitutivo del tribunale internazionale, qualsiasi individuo o gruppo di qualsiasi parte del mondo può inviare informazioni al procuratore della Corte»: si tratta di “comunicazioni”, che «l’ufficio del procuratore non commenta».

LA DENUNCIA

Secondo la denuncia, presentata dal legale attivista Juan Branco, già noto per le sue battaglie, non consegnando Almasri alla Cpi la premier e i ministri «hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali». Nel 2019 lo stesso rifugiato aveva presentato una comunicazione all’Ufficio del procuratore fornendo «un’ampia serie di prove», sulle torture subite da lui e la moglie nel carcere di Mitiga, accusando alti funzionari dell’Ue e dell’Italia, tra cui ex primi ministri e ministri italiani per avere favorito il compimento di crimini contro i diritti umani in Libia. La sua testimonianza è contenuta nel mandato di arresto Almasri, accusato di crimini di guerra e crimini contro i diritti umani. Ma nell’atto trasmesso alla Corte, all’indomani dell’acceso dibattito parlamentare in cui il governo ha tentato di spiegare le ragioni della scarcerazione del generale libico sulla base di un errore procedurale, sono contenute anche alcune inesattezze. A cominciare dal fatto che si sottolinea come Almasri sia rimasto in Italia per dodici giorni. In realtà il generale libico, atterrato per uno scalo tecnico il 6 gennaio a Fiumicino, era subito volato a Londra e da lì, in treno era arrivato a Bruxelles, quindi, con un’auto in affitto in Germania, prima a Bonne poi a Monaco. A Torino era tornato il 18 gennaio, quando è stato arrestato dalla Digos. Fino al 21, giorno in cui è stato rilasciato e riportato a Tripoli con un volo dei servizi segreti italiani. I legali del rifugiato stanno preparando integrazioni alla prima denuncia dopo avere ricevuto la conferma di acquisizione da parte della procura. Nell’esposto, Meloni, Nordio e Piantedosi sono indicati come «sospettati», per avere abusato dei loro poteri esecutivi disobbedendo ai loro obblighi internazionali e nazionali».

GLI USA

Contro la Cpi tuona anche Trump, che annuncia di sanzionare la Corte per aver preso di mira in modo improprio gli Usa e Israele, che peraltro non l’hanno mai riconosciuta. L’ordine esecutivo, pronto per la firma, prevede sanzioni finanziarie e restrizioni sui visti a funzionari non specificati della Cpi – e i loro familiari – che hanno partecipato alle indagini su cittadini statunitensi o alleati. La mossa è legata a quanto accaduto a novembre, quando la Corte dell’Aia aveva suscitato sdegno bipartisan a Washington per gli ordini d’arresto contro il Netanyahu, il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. Intanto, a margine di un incontro bilaterale tra il presidente del consiglio europeo Antonio Costa e il presidente della Cpi, il giudice Tomoko Akane, Costa sottolinea: «La Corte penale internazionale svolge un ruolo essenziale nel rendere giustizia alle vittime di alcuni dei crimini più orribili del mondo. L’indipendenza e l’imparzialità sono caratteristiche fondamentali del lavoro della Corte. L’Ue rimane impegnata a porre fine all’impunità e a garantire la responsabilità per tutte le violazioni del diritto internazionale». Dopo l’incontro è stato precisato che le sanzioni Usa sarebbero devastanti per la Corte, per le vittime, e colpiscono l’Ue e la sovranità dei suoi Stati membri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione