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Riforma doganale, le proteste dai porti di Trieste e Venezia #adessonews

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TRIESTE – Ipotesi di contrabbando per gli errori in dichiarazione, stop alla controversia doganale, e forte rischio di favorire altre realtà economiche operanti all’interno dell’Ue.
Queste le preoccupazioni espresse dagli spedizionieri dei porti di Trieste con Monfalcone e Venezia con Chioggia, in merito alla revisione del Codice doganale, appena pubblicato in Gazzetta ufficiale.
Si tratta di una revisione del Testo unico che arriva dopo cinquant’anni e che aveva già suscitato più di una perplessità alla sua presentazione in bozza.
«Le categorie si stanno impegnando affinché tali disposizioni vengano abrogate e già molte azioni sono state intraprese dalle associazioni che le rappresentano, Anasped, Assocad e Fedespedi» sottolinea Andrea Scarpa, presidente Assosped Venezia e membro di Venice port community.
A spiegare la situazione che rischia di diventare drammatica in breve tempo, è il presidente degli spedizionieri del Friuli Venezia Giulia, Stefano Visintin.
«Le modifiche, relative alle sanzioni doganali, introducono importanti e pericolose modifiche con riferimento in particolare a: contrabbando per omessa dichiarazione o dichiarazione infedele, confisca e sanzioni amministrative. Da ciò si deduce che ogni singola violazione in materia doganale, da sanzione amministrativa, passa ad accertamento con attività dolosa» spiega Visintin.
Con l’introduzione del nuovo decreto si ipotizza il reato di contrabbando per qualsiasi dichiarazione errata o infedele che riporti difformità su qualità, quantità, origine e valore delle merci, nonché ogni altro elemento occorrente per l’applicazione della tariffa e per la liquidazione dei diritti in modo non corrispondente all’accertato.
Il reato di contrabbando, oltre alla sanzione penale, prevede la confisca della merce, ricordano gli spedizionieri.
«Da rilevare inoltre che l’Iva viene considerata diritto di confine, contro tutte le sentenze della Corte di Cassazione, e quindi in caso di errata o infedele dichiarazione anche se causata da un semplice errore, se viene accertata una differenza di diritti superiore a 10.000 euro, la merce verrà posta sotto sequestro e verrà trasmesso alla Procura europea (EPPO) l’avviso di reato» continua Visintin, che aveva già lanciato l’allarme nei giorni scorsi a Trieste, durante un convegno del Propeller
Gli articoli 78 e 79, che riguardano errori tipo le omesse dichiarazioni per errori del trasportatore che non effettua lo stop in dogana, o l’errore del magazziniere che carica erroneamente colli non sdoganati, anche in caso di autodenuncia da parte del proprietario delle merci, saranno considerati contrabbando – aggiungono gli spedizionieri di Trieste – e rientrano nella fattispecie penale dei citati articoli».
Sempre secondo gli operatori, inoltre, l’abolizione della controversia doganale e la possibilità della ripetizione delle analisi in fase di controllo, sono altri punti dolenti della nuova stesura del Tuld (Testo unico della legge doganale).
«L’impatto che le nuove norme sanzionatorie avranno sull’intera catena della logistica sarà devastante particolarmente nei nostri territori – spiega ancora Visintin – vista la vicinanza della Slovenia (porto di Capodistria, ndr) che porterà sicuramente a rilevanti distorsioni di traffico».
«Le categorie delle Case di Spedizione e degli Spedizionieri doganali hanno appreso con grande preoccupazione la conferma che, fra le modifiche apportate nell’ultima versione del Tuld pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 4 ottobre, permangono le disposizioni per cui, al superamento della soglia dei 10.000 euro di diritti evasi, il dichiarante incorre nel reato di contrabbando che prevede, non solo una sanzione amministrativa, ma anche un procedimento penale. Oltretutto, essendo stata equiparata l’Iva all’importazione ai diritti di confine, cosa che non era prima dell’entrata in vigore del nuovo Tuld, è molto più facile incorrere in tale reato perché l’Iva al 22% si va a sommare ai dazi doganali, che mediamente sono intorno al 5%, e innalza di molto gli importi che l’Agenzia della Dogane considera come diritti evasi» conclude Andrea Scarpa, presidente Assosped Venezia.

Sull’argomento era intervenuta in mattinata anche la Community portuale di La Spezia, evidenziando i rischi di veder favoriti altri Paesi comunitari. La riorma doganale, secondo gli operatori del porto ligure, avrà un effetto perverso immediato: il dirottamento dei maggiori quantitativi di merce e prodotti possibili su altre Dogane europee e quindi anche su altri porti europei i quali, nella maggior parte dei casi, continuano, ad applicare norme meno penalizzanti e meno radicalizzate, nell’ottica di un allineamento di tutti i Paesi alle norme comunitarie.
Le conseguenze saranno devastanti con un effetto boomerang per le stesse casse dello Stato, visto che la inevitabile fuga di carichi e di merci, determinerà la perdita di consistenti aggi sui dazi doganali, spiegano da La Spezia.
“Il tutto all’insegna di una colpevolizzazione preliminare quasi ideologica, in base alla quale il semplice errore in buona fede viene trasformato in potenziale reato penale (contrabbando) con conseguenze pesantissime (confisca delle merci), fatto salve le valutazioni dei giudici. Valutazioni che, considerando che solo otto Tribunali in Italia sono stati insediati con personale limitato proprio con competenza specifica relativa alle procedure doganali, difficilmente potranno essere affermate in tempi e con costi compatibili con le esigenze delle catene logistiche, dei porti e dei flussi di import ed export del Paese” si legge in una nota.

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