La Regione Puglia e la legge stoppa-sindaci, l’Anci insorge: «Noi penalizzati». Lettera a tutti i partiti

La determinazione dei partiti c’è. Ma per cancellare la norma che ostacola la candidatura dei sindaci in Regione, occorrerà trovare quella della maggior parte dei consiglieri regionali, chiamati a votare. Il 13 gennaio se ne comincia a parlare nel vertice dei capigruppo e segretari di maggioranza, più avanti toccherà al centrodestra e ai 5 Stelle.

Da quel che sembra l’appello trasversale lanciato venerdì sera dalla presidenza dell’Anci sembra destinato ad essere accolto. Almeno nelle intenzioni. Poi però occorrerà votare in Consiglio regionale e nell’assemblea molti temono la concorrenza dei sindaci alle prossime elezioni.

La riunione del 13 gennaio è stata indetta dal Pd per tentare di modificare un’altra norma: quella sulle procedure di nomina negli enti regionali (entrambe inserite nella legge regionale di Bilancio). Ma si approfitterà dell’incontro per mettere sul tappeto la necessità di intervenire sulla norma «anti-sindaci». Come si ricorderà, fu presentata su emendamento di due esponenti di opposizione (Scalera e Pagliaro) e passata con voto segreto e maggioranza trasversale. I sindaci che vogliono correre per la Regione, dice la norma, devono dimettersi 180 giorni prima del voto. Una disposizione che fece subito insorgere l’ex sindaco Antonio Decaro, probabile candidato governatore, ma pure la leader del Pd Elly Schlein: entrambi hanno chiesto di eliminarla.

L’Anci, l’associazione dei Comuni, dopo un primo intervento, venerdì ha rivolto «un appello unanime e trasversale» a tutte le segreterie politiche della Puglia. La nota è firmata dalla presidente Fiorenza Pascazio (centrosinistra), dal vicario Michele Sperti (centrodestra) e dagli altri vicepresidenti: Noè Andreano, Giovanna Bruno, Onofrio Di Cillo, Luciana Laera. Definiscono la norma «un atto ingiusto e discriminatorio». Che risulta «profondamente lesivo del principio costituzionale di uguaglianza e del diritto democratico di libero accesso alle cariche elettive, nonché del principio, sacrosanto e inviolabile, per i cittadini, di esercitare liberamente il proprio diritto di voto».

Si capisce che prescrivere le dimissioni sei mesi prima del voto, significa ostacolare la scelta dei sindaci. Perché questi dovrebbero decidere molto tempo prima di lasciare l’incarico, senza peraltro essere sicuri di essere schierati nelle liste. Con l’ulteriore aggravante che la data del voto è ancora incerta. Sicché si chiedono dimissioni, per così dire, al buio. E si discrimina tra i cittadini. Si crea, come sostiene l’Anci, una disparità di trattamento «rispetto ad altre categorie di cittadini eleggibili».

Il segretario del Pd, Domenico De Santis, è determinato a schierare il proprio partito per l’eliminazione dell’articolo. «I sindaci – dice – sono tra le figure politiche più amate. E quella che si vuole eliminare è una norma palesemente incostituzionale».

L’Anci ha riunito l’11 gennaio, alla Fiera del Levante, l’assemblea regionale dei giovani amministratori locali. Il sindaco di Martina Franca, Gianfranco Palmisano, vice segretario regionale del Pd, 37 anni, imprenditore agricolo, è stato eletto per acclamazione nuovo coordinatore regionale di Anci Giovani. La sua candidatura è stata sostenuta da una lista unitaria. Rappresenta, secondo l’Anci, «un importante segnale di unità e coesione anche tra le nuove generazioni». Palmisano succede a Gianluca Vurchio, sindaco di Cellamare. «È fondamentale valorizzare il ruolo dei giovani in politica» dice il neo coordinatore di Anci giovani. Si compiace De Santis: «È un onore per il Pd che il vicesegretario regionale sia stato eletto alla guida dei giovani amministratori. Rivolgo a lui e al nuovo coordinamento gli auguri per questo prestigioso incarico».

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