«Matteo Salvini inadeguato a gestire le infrastrutture»

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«Il peggior ministro dei Trasporti della storia». Per uno come Matteo Salvini, che ci tiene a primeggiare tanto da essersi affibbiato il soprannome di «capitano», è comunque un risultato arrivare sul podio di una classifica a furor di social, in un periodo in cui è sotto attacco su diversi fronti. E non c’è macchina della propaganda (la famosa «Bestia») che tenga quando il tuo nome è associato alle imprecazioni di chi subisce il caos dei trasporti.

L’ENNESIMO RITARDO che, ieri mattina, ha coinvolto la rete ferroviaria lombarda è un insperato gancio per l’opposizione. Che può, a ragione, attaccare il governo senza rimbalzare sullo scudo della premier, che sta capitalizzando, secondo i sondaggi, la risoluzione del caso Cecilia Sala. Il suo vice premier, al contrario annaspa dentro il suo partito (con l’ipotesi addirittura di togliere il nome di Salvini dal logo e tornare alle origine con il solo Alberto Da Giussano) e nel governo, dove sembra stia per perdere sia la lotta per le candidature alle regionali che l’autonomia differenziata, riforma cardine per il Carroccio. Che il ministro dei Trasporti sia in estrema difficoltà lo certifica anche il fiuto per le prede moribonde di Matteo Renzi, che durante i festeggiamenti pubblici per il suo 50esimo compleanno, attacca a man bassa Salvini (dopo che per due anni è andato in soccorso al governo) facendo la cosa che meglio gli riesce: personalizzare lo scontro. Anche se stavolta l’opposizione canta in coro e i solisti non si distinguono dalle altre voci.

GLI SPUNTI per ironie e critiche si sprecano tra la sua amicizia con Elon Musk (che produce satelliti mentre i pendolari vivono una quotidianità disagiata), l’ambizione di tornare al Viminale e il Ponte sullo Stretto, inviso sia ai meridionali che ai militanti leghisti del nord est. Il ministro, è noto, parla di trasporti solo quando deve precettare i lavoratori in sciopero. «L’unico spostamento che interessa a Salvini è il suo, al ministero degli Interni», attacca la segretaria del Pd, Elly Schlein, seguita a ruota dai suoi. «Salvini si è perso con lo sguardo alla ricerca dei satelliti di Musk da sponsorizzare, dovrebbe invece averlo ben saldo sulle stazioni», aggiunge il presidente del M5S, Giuseppe Conte, che ricorda anche «i circa 15 miliardi congelati fra annunci e propaganda sul Ponte sullo Stretto». Ma ci sono anche Calenda, Magi di PiùEuropa, i Verdi e Sinistra Italiana a dare il carico da novanta e a sottolineare il vuoto creato in un dicastero cruciale da ministro sempre in giro per sagre, chiedendo alla presidente del Consiglio di sostituirlo.

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INSOLITAMENTE, il diretto interessato tace sui social ma manda i funzionari del Mit per difendere il ministero e i suoi per accusare la sinistra di «sciacallaggio» e «malafede». «Ricordo agli incompetenti e disinformati della sinistra, che Salvini lavora 14 ore al giorno per migliorare le linee non solo ferroviarie ma di qualunque tipo di trasporto», è il pacato commento del vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa, mentre dal ministero di Piazza Pia arriva una bizzarra nota non tecnica ma politica. «Il ministro è consapevole delle difficoltà, perché i cantieri non si possono concludere in un pugno di giorni, e prende atto di consigli e critiche, anche di coloro che non hanno mai risolto i problemi e non li hanno mai voluti affrontare», si legge nel testo che continua annunciando 875 nuovi treni per il prossimo anno e termina con l’accusa alla sinistra di aver creato precedentemente i guai.

«NON È NORMALE che i direttori tecnici dei ministeri rispondano per la parte politica – dice al manifesto il capogruppo dem in commissione Trasporti, Anthony Barbagallo – ormai è chiaro a tutti che Salvini è inadeguato a gestire il comparto delle infrastrutture, i nodi sono venuti al pettine dopo due anni in cui è stato più tempo in giro che al lavoro. Mancanza di manutenzione, problemi di sicurezza sul lavoro, sovraccarico della rete, ritardi nei cantieri: è un disastro». Il Pd sta preparando un’interrogazione parlamentare: «Preoccupa che le risorse per l’alta velocità al Sud siano spostate non sul progetto, ma sulla promessa del Ponte, che è ancora lontano dall’essere realizzato», conclude Barbagallo. Intanto i suoi alleati di governo, FdI e FI, tacciano.



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