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Roma, 8 ottobre 2024 – Comprendere davvero cosa significhi essere costretti a lasciare il proprio Paese e affrontare un viaggio incerto e pericoloso per cercare un futuro migliore. È questo l’obiettivo di “Parti o Resti?”, il gioco di ruolo ideato dalla Cooperativa Labirinto, pensato per sensibilizzare i giovani sulle difficoltà e i drammi che spingono i migranti a fuggire dalle proprie terre.
Un gioco di ruolo per capire il vissuto dei migranti
Durante la partita, i partecipanti indossano i panni di persone come Arif, un ragazzo somalo di 14 anni arruolato con la forza dalle milizie locali. “Sottrarsi per Arif significa rischiare la vita, ma accettare vuol dire entrare in una spirale di violenza insostenibile”, racconta Marianna Bianchetti, operatrice della Labirinto. Questi sono solo alcuni degli scenari affrontati dai giocatori, basati su storie vere di rifugiati e richiedenti asilo. Dall’inizio del progetto, “Parti o Resti?” ha coinvolto oltre 400 studenti, provenienti principalmente dal Liceo Mengaroni e dal Liceo Mamiani di Pesaro. L’iniziativa, tuttavia, ha attirato anche l’interesse di associazioni, sindacati e perfino del presidente del Quartiere 11, Andrea Tartaglia, che ha organizzato una partita presso il Circolo del Porto. “Capire le ragioni dietro la fuga di un rifugiatovci permette di accogliere meglio le persone che arrivano sul nostro territorio”, spiega Cristina Ugolini, coordinatrice dei servizi ministeriali di seconda accoglienza Sai per Labirinto.
Nelle Marche, i numeri parlano chiaro: nel 2022 i migranti presenti nei centri di accoglienza erano 1.820 e 1.084 nei centri Sai della regione. La Cooperativa Labirinto attualmente segue circa 250 persone, tra cui 60 minorenni, nel loro percorso di integrazione. “Non sono persone da temere, ma da accogliere. Oggi sono diversi gli imprenditori che ci contattano per offrire opportunità lavorative ai migranti formati nei nostri tirocini. È un segno positivo che dimostra come l’inclusione possa avvenire anche nel contesto aziendale”, afferma Ugolini. Nonostante i progressi, però, restano molte sfide. Una di queste è l’accesso alla casa. “Trovare un alloggio è difficile per un pesarese, ma per uno straniero è quasi impossibile. Anche con un contratto stabile e uno stipendio dignitoso, le persone di colore si sentono rispondere: ‘Lui no, è nero’”, aggiunge Bianchetti. Parole che feriscono e sottolineano come pregiudizi e discriminazioni continuino a rappresentare un ostacolo per l’integrazione.
Alla presentazione del progetto, il preside Roberto Lisotti e le insegnanti Roberta Monno ed Elisa Bini hanno parlato dell’effetto di “Parti o Resti?” sui ragazzi: “Il coinvolgimento emotivo è stato significativo e il progetto è riuscito a trasmettere valori importanti”. L’obiettivo è che questi giovani, consapevoli delle sfide affrontate dai migranti, possano portare a casa una visione più aperta e solidale, diffondendo questi valori anche tra le loro famiglie. Il percorso di sensibilizzazione, comunque, non si ferma qui. “Speriamo di essere contattati da altre scuole e associazioni interessate a partecipare . L’esperienza è gratuita e aperta a tutti”, conclude infatti Ugolini.
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