(Teleborsa) – Dopo il taglio di 4,6 miliardi al fondo automotive, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso annuncia ulteriori risorse in manovra per il 2025. Ma chiede a Stellantis di assumersi la responsabilità sociale del rilancio in Italia con un piano dettagliato. Urso assicura che nella manovra potrebbero esserci per il 2025, oltre ai 200 milioni residui del fondo, altri 200 milioni di euro. A questi si aggiungono i 240 milioni rimasti dai vecchi piani per gli Ecobonus. Ci sono poi 500 milioni per i contratti di sviluppo sui settori in transizione, a cominciare dall’automotive, che potrebbe raddoppiare dopo un confronto con la Commissione europea. In totale si tratta dunque, secondo i calcoli del ministero, di “un miliardo e 640 milioni” negli anni 2025 e 2026. Risorse che saranno destinate non più agli incentivi, ma a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive.
“Gli ecobonus – spiega Urso – svenano gli Stati, ma non risolvono il problema. È come svuotare un oceano con dei secchielli. Quest’anno abbiamo investito un miliardo di euro di intesa con Stellantis, che aveva sostenuto che la misura avrebbe aumentato la produzione in Italia. È accaduto esattamente il contrario e quindi, come preannunciato, non la riproporremo più. Destineremo tutte le risorse del fondo, che pensiamo di aumentare nel corso della manovra, sul fronte dell’offerta, a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive”.
“Non abbiamo intenzione di chiudere nessun stabilimento in Italia e neppure di fare licenziamenti collettivi. Stellantis ha un piano solido per l’Italia, che è stato condiviso coi nostri partner sindacali, e che oggi condividiamo a questo tavolo”, assicura Giuseppe Manca, responsabile risorse umane del gruppo in Italia.
A Stellantis Urso chiede un Piano Italia con risorse significative, di indicare come intenda realizzare i contratti di sviluppo e senza riduzioni significative dell’occupazione, che investa sulla gigafactory, realizzi in Italia la nuova piattaforma per le auto di piccola dimensione che significherebbe coinvolgere e sostenere la componentistica italiana. Il piano illustrato da Manca prevede per Melfi cinque modelli: nel 2025 uscirà nel primo trimestre la prima Ds e, nel terzo, la nuova Jeep Compass elettrica. Nel 2026 arriverà nel primo trimestre la seconda vettura Ds, nel secondo la Jeep Compass Ibrida e nel terzo la nuova Lancia Gamma. Valutazioni sono in corso per nuovi progetti a Pomigliano e ad Atessa, a Cassino la Maserati Grecale andrà oltre il 2030. Cose già note, sostengono i sindacati che restano scettici e insistono sulla necessità di spostare il confronto a Palazzo Chigi. “L’annuncio del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di convocare il prossimo tavolo al Mimit il 16 dicembre per poi arrivare ad un’intesa con l’azienda da siglare a Palazzo Chigi, è insoddisfacente. Abbiamo bisogno nell’immediato della convocazione del tavolo a Palazzo Chigi in quanto è necessario coinvolgere anche gli altri ministeri, altrimenti ci autoconvocheremo – affermano Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil –. Stiamo rischiando un contro effetto domino nel senso che stanno tutti fermi ad aspettare gli impegni degli altri; ma si avranno effetti negativi, in particolare sulle lavoratrici e sui lavoratori di Stellantis e delle aziende della componentistica, se non si interviene nel breve periodo. Il governo deve agire subito anche prima del confronto in Europa, e Stellantis deve dare risposte senza porre condizioni. Si conferma il disinvestimento del fondo automotive da parte del governo, occorre rifinanziare le risorse tagliate dell’80% nella manovra. I 200 milioni di euro ripristinati, come annunciato oggi, per il 2025 sono del tutto insufficienti. Le risorse pubbliche, comunque, non devono essere utilizzate esclusivamente per gli incentivi, ma anzi per le nuove tecnologie e per la formazione necessaria ad accompagnare la transizione. E devono essere condizionate a vincoli alla produzione di nuovi modelli negli stabilimenti italiani e garanzie occupazionali. Da Stellantis ancora non è arrivata nessuna novità sul piano industriale, e nessuna garanzia occupazionale. Occorre fermare le uscite incentivate dei lavoratori dagli stabilimenti e dai centri di ricerca e sviluppo. È ora che Stellantis investa davvero in Italia. Serve un pacchetto straordinario di risorse, nazionali ed europee, per rendere la transizione socialmente sostenibile, per garantire le lavoratrici e i lavoratori di Stellantis e della componentistica”.
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