Il Regno Unito inizia il 2025 in una fase di acuta incertezza economica e minacciato da un’aria di crisi che passa per le tensioni sui suoi mercati finanziari e per le prospettive che parlano di un rischio recessivo per l’anno in corso.
I dolori economici di Starmer e del Regno Unito
A destare allarme è stata, nella giornata di ieri, la svendita massiccia di obbligazioni pubbliche di Londra che ha spinto i rendimenti dei titoli britannici ai massimi dall’agosto 2008, mese in cui il mondo era a un passo dalla Grande Recessione. Gli investitori hanno reagito in maniera negativa alle proposte economiche del governo di Keir Starmer e della Cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves per aumentare la spesa corrente, rilanciare lo sviluppo del Paese e gli investimenti, aumentare le tasse di circa 40 miliardi di sterline e le uscite complessive dello Stato di ben 74 miliardi.
Soprattutto, lo hanno fatto in un contesto che vede il Regno Unito sotto il fuoco della fuga di capitali dalla City alla borsa di New York, Londra avviarsi all’arrivo della nuova amministrazione Trump e delle sue possibili politiche economiche e tariffarie estremamente aggressive priva di un’influenza energica sul presidente eletto e un braccio di ferro politico in corso tra Starmer e settori della destra conservatrice nazionale alimentata proprio da poteri esterni come quello del magnate più vicino a Trump, Elon Musk.
Il volo dei titoli di Londra verso il 5% di rendimento
Il rendimento dei bond decennali di Londra è oggi sopra il 4,8% dopo aver sfiorato il 5% nella seduta di ieri. Per fare un paragone, il bond decennale tedesco rende oggi il 2,55%, quello francese il 3,4% e quello italiano il 3,7%, in un contesto in cui, però, l’inflazione dell’Europa continentale è già in ribasso e appaiono possibili nuovi tagli ai tassi in tempi stretti, già alla prossima seduta della Banca centrale europea del 20 gennaio. Nel Regno Unito, secondo il Financial Times, “i costi di indebitamento nel Regno Unito sono aumentati notevolmente poiché gli investitori sono preoccupati per l’ingente fabbisogno di prestiti del governo”.
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Reeves ha dato mandato all’Office for Budget Responsibility (Obr) di studiare come gestire l’equilibrio tra costi e entrate in un contesto che dovrebbe vedere il Regno Unito aumentare gli investimenti in infrastrutture, energia rinnovabile e edilizia pubblica di 100 miliardi di sterline complessivi nei cinque anni di governo laburista, che termineranno nell’estate 2029. L’obiettivo del governo Starmer è aumentare la spesa, ribilanciare il carico del contributo tra classe media e ceti più abbienti e sviluppare tramite la crescita le entrate fiscali per poter permettere un finanziamento intero della spesa pubblica tramite tributi tra il 2029 e il 2030.
Tale programma appare oltremodo difficile da realizzare alla luce dell’aumento del costo d’indebitamento, delle turbolenze finanziarie e della persistente inflazione, al 2,6%, che blocca la Bank of England dal procedere a tagli capaci di alleviare la pressione sui titoli. Come ricorda il Guardian, “Reeves aveva stabilito piani per una crescita della spesa giornaliera del 4,3% quest’anno e del 2,6% l’anno prossimo, poi solo dell’1,3% ogni anno successivo”, ma ora una quota maggiore sarà assorbita dalla spesa per interessi.
Il Regno Unito verso la recessione?
In parallelo alle tensioni sul debito emergono anche i rischi recessivi del Paese di Sua Maestà. DeAnne Julius, ex membro del Comitato di politica monetaria della Bank of England, ha denunciato il rischio che per il Regno Unito questo anno sia segnato da “minore produzione, maggiore disoccupazione e inflazione da costi” capaci di creare un vento di decrescita.
La società di consulenza deVere ha ricordato in un suo report che “l’economia del Regno Unito è cresciuta solo dello 0,1% nel terzo trimestre del 2024“, ricordano inoltre il fatto che “le cifre sono riuscite a sottoperformare le misere aspettative degli analisti di una crescita dello 0,2%, poiché la produzione manifatturiera e le esportazioni sono diminuite drasticamente”. Nel 2025 un ulteriore peggioramento porterebbe Londra in un’aperta recessione che, sommandosi alle tensioni sul debito, allontanerebbe il Regno Unito dalla possibilità di tornare a correre nel gruppo di testa delle economie del pianeta. Contribuendo, inoltre, a un clima di sfiducia generalizzata che in Europa e Occidente va sempre più consolidandosi.
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