Attività venatoria: Lipu, Wwf ed Enpa diffidano il Dipartimento di Agricoltura della Regione Calabria

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COSENZA – «Se c’è una regione, tra le tante, che aspira a conquistare un posto d’onore nella classifica delle amministrazioni schierate a favore dei cacciatori, di sicuro questa è la Calabria». È quanto dichiarano in una nota congiunta WWF Calabria, LIPU Calabria ed ENPA Calabria.

«La stessa infatti – affermano – non perde occasione pur di assecondare una minoranza di cittadini, a tutto discapito di quella biodiversità (in questo caso degli animali selvatici), la cui tutela, sancita dall’art.9 della Costituzione, sembra ormai un optional, condizionata com’è dai desiderata di chi quella parte di diversità animale si diverte a prenderla a fucilate. L’anno appena trascorso si era concluso  con la decisione per il “contenimento della peste suina”, (in realtà confinata in provincia di Reggio) di prolungare di un mese in tutta la regione la caccia in braccata al cinghiale (che, sotto altre forme, viene cacciato tutto l’anno, anche nelle aree protette, nelle ore notturne, da veicolo e con sistemi di silenziamento, torce, fari, raggi infrarossi ecc. ecc.), mentre l’anno nuovo ha subito registrato il tragico epilogo di una battuta di caccia in provincia di Cosenza. Non paghi di questa improvvida iniziativa, il Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale della Regione, ha diffuso in data 10 gennaio un comunicato con il quale in sostanza si intenderebbe riaprire la caccia a tre specie di Tordi, già prevista fino al 30 gennaio dal calendario venatorio 2024-25, la cui chiusura anticipata al 9 gennaio era però stata già sancita dalla sentenza 01557/2024 del Tar Calabria, definendo sul merito della controversia e condannando la Regione alla refusione delle spese di lite in favore delle associazioni ambientaliste ricorrenti. Come se ciò non bastasse, lo stesso Consiglio di Stato, con ordinanze n.4652/2024 e 4864/2024 aveva rigettato le domande di sospensione cautelare della succitata sentenza presentate sia dai cacciatori che dalla stessa Regione (una sorta di convergenza parallela “sparamarvizzi”)».

«Secondo Regione e company insomma – vanno avanti – non è tollerabile che si riduca di una ventina di giorni il periodo in cui si possono ammazzare i tordi: non sia mai, ne va della dignità e della credibilità delle istituzioni! Ecco allora il tentativo maldestro di utilizzare una norma, le modifiche dell’art.18 della legge 157/92 determinate dalla legge 30 dicembre 2024 n. 207 sul Bilancio di previsione dello Stato, riesumando il vecchio calendario venatorio approvato dalla Giunta Regionale lo scorso 7 agosto, che invece era stato parzialmente annullato dalla sentenza del Tar in quanto in contrasto con le indicazioni dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA). Il tutto ignorando (o facendo finta di dimenticare?) un elemento fondamentale e inderogabile e cioè che la legge nazionale approvata a fine dicembre, emanata dunque in data successiva al pronunciamento giudiziario di ottobre, non può avere effetto retroattivo, perché in tal caso si adotterebbe un provvedimento amministrativo in aperto contrasto con un provvedimento giudiziario già emesso e vincolante».

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«La Calabria insomma continua a perseverare in tema di caccia, visto e considerato che è già destinataria di una Procedura europea (EUP (2023) 10542 in cui la Commissione Europea ha evidenziato proprio delle criticità in merito ai calendari venatori emanati in violazione della normativa europea. In un caso analogo, la Regione Marche in data 30 dicembre 2024 ha invece e più opportunamente disposto, con tanto di parere dell’Avvocatura Regionale, la chiusura anticipata ad alcune specie, tra cui i Tordi, in ottemperanza a quanto stabilito dal TAR di quella Regione. Ma si sa, noi calabresi, siamo testardi».

«Per tali motivi, non ultimo la configurazione di un danno erariale di fronte alla Corte dei Conti, ai sensi dell’art. 1 della Legge 20/1994 ( abbattimento di specie animali appartenenti al patrimonio indisponibile dello stato), con una lettera a firma del Presidente Nazionale Luciano Di Tizio, il WWF Italia, anche a nome delle Associazioni Lega Italiana Protezione Uccelli (Lipu), Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) ha diffidato il Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria a modificare tempestivamente la comunicazione pubblicata al fine di evitare errate interpretazioni, sia da parte dei praticanti l’attività venatoria, che degli organi preposti al controllo. Solo così nei prossimi giorni, tra gli uliveti calabresi, lo zirlo dei tordi “amici del canto”, potrà risuonare senza il pericolo che venga interrotto da una scarica di piombo».





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