La conferenza dell’Onu sul clima, Cop29, entra nella sua fase cruciale con l’inizio della seconda settimana di lavori nella vibrante capitale azera, Baku. Dopo una serie di discussioni tecniche gestite dagli sherpa, si aprono le danze per i ministri dell’Ambiente e dell’Energia, chiamati a portare a termine le trattative su questioni di portata globale, dal finanziamento della lotta contro il cambiamento climatico alle politiche sulle emissioni di carbonio.
Questo appuntamento annuale è arrivato a un punto di svolta. La priorità è l’aggiornamento del fondo destinato agli aiuti per i paesi più esposti agli effetti devastanti del cambiamento climatico, una risorsa prevista dall’Accordo di Parigi e che vedrà la sua scadenza nel 2025. L’obiettivo di questo fondo, attualmente fissato a 100 miliardi di dollari all’anno, è ora al centro di un acceso dibattito dove le aspettative dei paesi in via di sviluppo si scontrano con le offerte più conservative dei donatori.
I primi reclamano un aumento significativo dell’assistenza, proponendo una cifra che raggiunge i 1300 miliardi di dollari annuali, fra aiuti a fondo perduto e prestiti a condizioni vantaggiose. D’altro canto, i paesi donatori sono disposti a incrementare gli investimenti solo se accompagnati da criteri di selezione e monitoraggio degli investimenti più rigidi e trasparenti. Le posizioni sembrano ancora lontane, e la pressione è alta per raggiungere un compromesso accettabile per tutte le parti.
Parallelamente, si registrano progressi più concreti riguardo l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, la cui finalità è stabilire un mercato internazionale per le emissioni di CO2 analogo a quello europeo. La prospettiva di un assetto così strutturato per il carbonio potrebbe rappresentare un passaggio chiave verso un’impostazione più sistematica e coordinata nella riduzione delle emissioni globali.
L’attenzione si volge con interesse anche verso il G20 che si apre oggi a Rio de Janeiro. Il summit vede la partecipazione delle maggiori economie del mondo, responsabili dell’85% del PIL globale, e ha il potenziale per lanciare un messaggio politico forte e chiaro a favore di un rafforzamento delle politiche di finanziamento climatico. Il successo o il fallimento di queste iniziative a Rio potrebbe avere implicazioni dirette sui risultati della Cop29.
In parallelo, si guarda anche a Parigi, dove si discute la proposta di limitare la spesa pubblica internazionale dei Paesi dell’OCSE per i progetti legati ai combustibili fossili. Questo dibattito è essenziale per comprendere l’orientamento futuro delle politiche energetiche e ambientali a livello globale.
Mentre la Cop29 si avvia verso la conclusione, prevista per venerdì 22, gli occhi del mondo restano fissi sui negoziati. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, giunto a Baku in serata, avrà il compito di navigare tra le aspettative internazionali e le pressioni politiche, cercando di portare a casa risultati che possano realmente influenzare la lotta al cambiamento climatico. La posta in gioco è alta e il tempo stringe, mettendo alla prova la capacità negoziale e strategica di tutti i partecipanti.
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