Sono quasi 118mila le imprese italiane che si trovano a rischio usura. E rispetto a un anno fa il numero complessivo di queste realtà è cresciuto di oltre 2.600 unità. Si tratta prevalentemente di artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori “scivolati” nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Una segnalazione che, di fatto, chiude le porte per un nuovo prestito a queste attività.
A denunciarlo è stato l’ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha stilato una classifica delle province basata sul numero imprese segnalate come insolventi al 30 giugno 2024. Roma è la provincia che ne ha di più in assoluto: 10.827. Subito dopo troviamo Milano con 6.834, Napoli con 6.003, Torino con 4.605 e Firenze con 2.433. E rispetto al 2023, in termini percentuali, il peggioramento ha interessato innanzitutto Benevento con il +17,3% di imprese affidate con sofferenze. Seguono Chieti con il +13,9% (+101), Savona con il +12,4% (+62), Rieti con il +11,8% (+25) e Lecce con il +11,4% (+179). E se si analizzano i dati per ripartizione territoriale, ci si accorge che l’area più a rischio è il Sud: qui si contano 39.538 aziende in sofferenza (pari al 33,6% del totale), seguono il Nordovest con 29.471 imprese (25% del totale), il Centro con 29.027 (24,7% del totale) e infine il Nordest con 19.677 (16,7% del totale).
In tutta Italia, il numero esatto di imprese più esposte al rischio usura 117.713. E di queste 8.197 si trovano in Veneto (il 7%). In termini assoluti, la provincia con più aziende a rischio è Padova con 1.661 attività. Al secondo posto Vicenza con 1.639 e poi Verona con 1.593. Chiudono la classifica regionale Treviso con 1.417, Venezia con 1.192, Rovigo con 462 e Belluno con 233. Il rischio usura è aumentato in tutte le province venete perché il numero delle aziende segnalate come insolventi è cresciuto ovunque. La crescita più alta è stata nel Veneziano: +9,6%. Mentre nel Veronese è stata dell’1,4% dal 2023.
Le aziende che finiscono nella lista nera della Centrale dei Rischi difficilmente possono beneficiare di aiuti economico dal sistema bancario. Per loro aumenta dunque la possibilità di chiudere o, peggio ancora, di rivolgersi agli usurai. E per evitare che questa criticità si diffonda, la Cgia continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del Fondo di prevenzione dell’usura. Strumento, quest’ultimo, in grado di costituire l’unico valido aiuto a chi si trova in questa situazione di vulnerabilità. Una situazione in cui gli imprenditori finiscono non sempre a causa di una cattiva gestione finanziaria della propria azienda. Nella maggioranza dei casi, infatti, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere con regolarità i pagamenti dei propri committenti.
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