A rilanciare il discorso è stato poi l’ex deputato Dario Ginefra che sul suo profilo Fb ha riportato una parte dell’intervento della preside. «A chi si vuole iscrivere in questa scuola devo dire la verità, non vendo detersivi e non sono sul mercato»
È durissimo il messaggio arrivato da Tina Gesmundo, preside del liceo scientifico Gaetano Salvemini di Bari: un dito puntato contro le famiglie, colpevoli di aver abbandonato il ruolo di responsabili dell’educazione dei loro figli. Nel mirino anche la «Bari bene», ovvero quella parte di città composta da autorevoli professionisti, e il mondo della politica, pronta a chiedere raccomandazioni anche per le cose più banali come un colloquio con la preside stessa.
Parole spese in occasione dell’open day di domenica 17 novembre, quando la dirigente scolastica ha chiarito: «Io a chi si vuole iscrivere in questa scuola devo dire la verità, non vendo detersivi e non sono sul mercato».
A rilanciare il discorso è stato poi l’ex deputato Dario Ginefra (2008-2018) che sul suo profilo Facebook ha riportato una parte dell’intervento della preside.
Gesmundo poi è tornata sulle parole pronunciate davanti ai genitori, chiarendo alcuni passaggi ma senza arretrare di un millimetro sulle accuse molto dure. «Non ho mai detto di avere 400 vastasi, però che ci sono delle situazioni fuori controllo è un fatto. È quello che penso – spiega – le prime di quest’anno hanno alcuni elementi problematici, sono successe cosa incredibili in questi primi mesi» chiarisce la dirigente scolastica. E attacca: «Ho le foto di ragazzi che hanno immortalato le targhe delle auto dei professori o che filmano i docenti durante la lezione, un atteggiamento inaccettabile. Sono segnali di disfunzione. Che vogliono fare? Tagliare le ruote? E se questo mi sorprende, a colpirmi ancora di più sono le famiglie che hanno derubricato tutto a ragazzate. Non so come si possa accettare che questo accada».
E sulle raccomandazioni richiesta dalla politica, la preside prosegue: «Mi ha scritto un assessore regionale per annunciarmi l’arrivo di un genitore, è una cosa che non ha alcun valore per me. Io ho una mail istituzionale, chi mi scrive viene ricevuto entro la fine della settimana. Non serve nessun’intermediazione, non mi interessa che sia un notaio o un operatore ecologico, sono genitori di alunni della mia scuola. Li ricevo tutti».
E sul momento storico che interessa i ragazzi Gesmundo non ha dubbi: «Non c’è bisogno che Crepet o Galimberti ci dicano che i genitori stiano troppo affidando alla scuola una loro incapacità educativa, lo si vede dai fatti di violenza di tutti i giorni. Il body shaming verso i compagni più fragili o l’offesa verso chi prende un brutto voto, chi lo fa è un teppista nonostante i genitori della «Bari bene» gradiscano questo appellativo.
Mi rifiuto di pensare che il nostro futuro sia affidato a questi ragazzi. E aggiungo, non porto in viaggio studio nessuno se in classe c’è gente che non si può pagare le bollette – e continua – ho parlato delle droghe, della chetamina ma ne avrei potute citare altre, se cresciamo ragazzi che non conosciamo non ci possiamo stupire di quello che accade. D’altro canto, non è un mistero che la piazza del Kursaal Santalucia frequentata dai giovani di tutta la città è una piazza di spaccio il sabato sera».
Nel corso dell’open day la dirigente scolastica aveva fatto riferimento anche i recenti fatti di cronaca avvenuti a Ceglie del Campo, dove tre ragazzi hanno ucciso un migrante per provare una pistola.
Poi Gesmundo chiosa sul ruolo dei genitori: «Si devono ricordare che la scuola è un’istituzione, ho detto loro che il giorno in cui si immatricolano i figli non ci si presenta in bermuda a scuola. Li ho anche dovuti rimproverare perché sono entrati senza dire “buongiorno” a me o ai collaboratori scolastici».
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