L’avvento delle tecnologie digitali ha creato nuove opportunità di crescita e innovazione per le piccole e medie imprese. Tuttavia, l’adozione di queste tecnologie richiede competenze specifiche, e la formazione permanente è uno dei principali strumenti per colmare il gap di competenze che affligge le imprese, soprattutto quelle più piccole. Una delle sfide più rilevanti per le Pmi italiane è l’inserimento di giovani talenti qualificati, che diventa sempre più difficile in un mercato del lavoro competitivo e globale.
Ne parliamo con Edoardo Binda Zane, esperto di formazione e leadership, per meglio comprendere come le piccole aziende possano attrarre e trattenere i profili necessari per competere nell’era digitale.
La sfida della formazzione continua
La digitalizzazione è un processo inevitabile per tutte le imprese, e chi non riesce ad adattarsi a questo cambiamento rischia di essere tagliato fuori dal mercato. Tuttavia, come sottolinea Binda Zane, «l’importanza della formazione permanente in tema di digitalizzazione è fondamentale per colmare i gap che le piccole aziende hanno, poiché spesso non trovano giovani da inserire». Per molte Pmi, infatti, la difficoltà non sta solo nel trovare nuovi talenti, ma anche nel formare e aggiornare costantemente le competenze digitali dei dipendenti esistenti.
Come attrarre profili tecnici
Secondo Binda Zane, uno dei principali ostacoli che le Pmi devono affrontare è l’attrazione di talenti specializzati in ambito digitale: «Ci chiediamo come attrarre meglio i profili digitali e tecnici di cui abbiamo bisogno. Vista anche l’evoluzione delle intelligenze artificiali, la piccola e media impresa deve domandarsi quali siano i profili necessari e come descrivere correttamente il profilo che vuole assumere».
L’esperto evidenzia anche come spesso le aziende non siano consapevoli del valore delle competenze digitali, e di quanto queste possano incidere sulle loro possibilità di crescita. Un altro potenziale problema riguarda i salari: «Gli stessi profili tecnici, come quelli legati al prompt engineering, spesso vengono pagati di più all’estero. Perché, quindi, un neolaureato dovrebbe lavorare per un’azienda italiana quando può lavorare da remoto per un’azienda inglese, olandese o americana che lo paga il doppio?».
Per essere competitive, le Pmi devono non solo offrire condizioni economiche adeguate ma anche creare un ambiente di lavoro attraente e stimolante.
Formazione interna come soluzione
Molte Pmi si trovano ad affrontare una situazione di carenza di competenze specifiche, specialmente per posizioni tecniche o di management. È fondamentale assumere persone con le competenze necessarie. Spesso, però, queste competenze sono difficili da trovare, perché si trovano in una nicchia, oppure a livello di management esistono competenze specifiche non disponibili sul mercato. La soluzione? Investire nella formazione interna, sviluppando competenze in-house.
Le modalità per attuare questa formazione variano: «Posso creare un’accademia interna con servizi di coaching e mentoring, installare un sistema di learning management, assumere persone dall’esterno e chiedere loro di utilizzare parte del budget per corsi online». Le imprese devono comprendere che, se hanno bisogno di un talento specifico, possono formarlo internamente.
Un percorso formativo efficace
Un punto cruciale, secondo Binda Zane, è il coinvolgimento attivo dei dipendenti nel processo formativo. «L’imprenditore deve avere le idee chiare: non si può partire dall’alto dicendo ‘bisogna fare questo’. Occorre parlare con le persone».
Spesso le Pmi hanno budget e tempo limitati, e per massimizzare i risultati è necessario fare un’analisi dei bisogni formativi. «Non si può chiedere ai dipendenti “su cosa ti vuoi formare?”, ma piuttosto “quali problemi stai affrontando?”». Questo approccio aiuta l’azienda a individuare con precisione le lacune di competenze e a implementare percorsi di formazione mirati.
Gestione e mantenimento in azienda del talento
Un’ulteriore sfida per le Pmi riguarda il futuro dei talenti: formare un dipendente per poi perderlo sarebbe un investimento sprecato. Come afferma l’esperto, «il talento ovviamente può essere attratto da altre offerte, ma la questione centrale è pagare adeguatamente le persone e fare in modo che si divertano nel lavoro che fanno».
Formazione su misura
Binda Zane suggerisce un approccio pratico per strutturare un programma di formazione interno: «Partiamo dall’analisi dei bisogni. Come imprenditore, chiedo quali siano i problemi lavorativi. Potrebbe emergere, ad esempio, una frustrazione nella gestione dei database. A questo punto, incarico una persona interessata a formarsi e successivamente a sviluppare un progetto in quell’ambito». Questo approccio consente di risolvere problematiche concrete, creando valore per l’azienda e allo stesso tempo motivando i dipendenti.
In un contesto di continua evoluzione tecnologica, in conclusione, è decisivo l’importanza della formazione continua per garantire la competitività delle Pmi. Attraverso l’adozione di strategie di formazione mirate, le piccole e medie imprese possono non solo colmare il gap di competenze ma anche creare un ambiente di lavoro stimolante, capace di attrarre e trattenere i migliori talenti.
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