Quando la truffa arriva da un numero registrato in rubrica: «Sono l’operatore della banca». Catanese ci casca e autorizza il pagamento

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Cade nella trappola, ma denuncia tutto e il legale scopre una frode ancora più grande

«Salve, la chiamo dalla sua banca per segnalarle il fatto che sulla sua carta di credito risultano operazioni sospette per l’acquisto di crypto valute». Dall’altra parte della cornetta, di uno smartphone, c’è un incredulo catanese che continua a guardare il suo display dove campeggia “call center banca”, così come salvato nella sua rubrica.

«Ma io non ho mai acquistato bitcoin, come è possibile?», chiede abbastanza preoccupato. Le festività natalizie sono finite da poco, la carta di credito è stata rinnovata da poco. Inizia a insinuarsi il dubbio nella testa del catanese che la sua carta possa essere stata clonata, ma non si fida di quella voce al telefonino. «Senta io non autorizzo nulla. Sarò io stesso più tardi a telefonare alla mia banca e cercare di chiarire. Intanto verifico i movimenti».

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Sta per staccare ma l’operatore riesce a tenerlo in linea. «Ma io sono l’operatore della sua filiale, infatti ho già fissato un appuntamento proprio per discutere di queste operazioni sospette. Se lei non mi autorizza dal suo telefonino io dovrò bloccare la sua carta di credito». Avevano il nome della sua filiale, allora erano davvero gli operatori della sua banca. L’uomo si convince. E dà l’ok a mandare il link per le autorizzazioni a procedere. Ma stranamente sullo schermo appare invece la richiesta di autorizzare una transazione da quasi 1.000 euro. «Ma cosa è questa cosa?». L’operatore lo tranquillizza. «Non si preoccupi. Ci sono io in linea, dia l’ok e risolviamo tutto». La trappola è servita in un piatto d’argento. E il catanese, prima diffidente, ci casca e clicca. E vede così sparire dal suo conto 1.000 euro in un secondo. L’operatore stacca e sul telefonino continuano ad arrivare richieste di autorizzazione per acquisti vari e di vari importi. Il catanese capisce di essere vittima di una truffa e blocca le altre transazioni.

Ma la frittata è fatta. Allora decide di denunciare. E fa un esposto alla procura di Catania e nel frattempo chiede alla banca di bloccare la transazione. E scopre che l’istituto di credito ha inviato a diversi correntisti un alert per non cadere in quella trappola. Ma la cosa inquietante è che quell’operatore conoscesse la sua filiale e altre informazioni riservate sul suo conto.

I suoi soldi erano serviti per acquistare dei gioielli da un portale online. Il catanese truffato vuole vederci chiaro. E non si è fermato alla semplice denuncia alla magistratura. Un esposto di sei pagine dove chiede di indagare su questa organizzazione criminale capace di mascherarsi dietro numeri reali e di avere informazioni private e sensibili. La vittima si è sentita nuda e senza difese. La sua “identità digitale” è stata violata.

La cosa inquietante è che questi truffatori, geni pericolosi della tecnologia, pare stiano mietendo vittime in tutta Italia con lo stesso sistema. La scoperta l’ha fatta il legale della vittima, che dopo la denuncia ha anche inviato una pec alla “beneficiaria” della transazione. «Contestualmente alla redazione e deposito della denuncia-querela, è stata mandata un’apposita richiesta, a mezzo pec, alla società che gestisce diversi noti brand di gioielleria e orologi.

Il legale

«In questa pec – spiega l’avvocato Sandro Del Popolo – non sapendo esattamente su quale sito fosse stato eseguito l’ordine, si richiedeva di annullare l’ordine effettuato con storno del pagamento, previa verifica delle modalità e del sito su cui era stato effettuato il relativo ordine. Questa pec è stata inoltrata il 3 gennaio, ragion per cui non è stata lavorata e riscontrata immediatamente visto il weekend e il festivo del 6 gennaio. Martedì 7, nella prima mattinata, contattavo il centralino della società e, dopo aver spiegato la situazione connessa alla frode, venivo messo in contatto con il customer care che si occupa esclusivamente degli ordini online. Qui, dopo alcune verifiche fatte sulla scorta delle specifiche del pagamento che, nel frattempo, la banca ci aveva dato, il customer care riusciva a risalire all’ordine: si trattava di articoli di gioielleria acquistati su un portale web. In questa fase, mi dicono soltanto che stanno procedendo ad annullare l’ordine e restituire l’importo. Contestualmente, con mail, chiedevo di ricevere le informazioni specifiche dell’ordinante, luogo di consegna e destinatario».

L’avvocato insiste: «Visto che non ricevevo risposta, mercoledì pomeriggio contattavo nuovamente il customer care il quale mi informava che la frode era stata orchestrata mediante creazione di falsi account, con i quali veniva effettuato un ordine, dietro pagamento con carta di credito, e con la consegna presso un punto vendita».

Ma la società ha ringraziato il legale, perchè grazie alla loro pec hanno scoperto di essere bersaglio di una cyber-gang di truffatori. «Mi hanno riferito che dopo la mia segnalazione – racconta Del Popolo – la società si era accorta che il fenomeno era parecchio esteso e che erano diversi gli account e gli ordini che, verosimilmente, erano stati utilizzati per effettuare delle truffe. Per questo motivo la società aveva deciso di procedere con l’annullamento degli ordini sospetti, con la sospensione dei relativi account e con la restituzione delle somme utilizzate per gli acquisti». Ricordate il famoso spot: quanto mi costi? Ecco, attenzione a chi c’è dall’altro capo del telefono.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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