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Ok alla pensione a 67 anni nel 2025 con 15 anni di contributi, la soluzione c’è #finsubito prestito immediato


Chi a 67 anni di età si trova privo della contribuzione utile rispetto ai 20 che servono per la pensione di vecchiaia, ha una opportunità che potrà ancora sfruttare l’anno prossimo. Chi compie 67 anni di età nel 2025 e si trova senza la giusta carriera contributiva, potrebbe trovare utilissima la soluzione del riscatto di alcuni periodi che possono consentirgli di arrivare alla soglia prevista.

Ok alla pensione a 67 anni nel 2025 con 15 anni di contributi, la soluzione c’è

La legge di Bilancio del 2024 (non quella nuova, ma la precedente) ha introdotto per determinati contribuenti la possibilità di riscattare fino a 5 anni di contributi in modo tale da trovarsi al compimento 67 anni, in condizione di poter andare in pensione. A dire il vero la stessa soluzione o opportunità può essere sfruttata anche da chi si trova a 64 anni di età nel 2025. Perché quella di cui parliamo oggi è una soluzione idonea a risolvere questa carenza di contributi sia per le pensioni di vecchiaia che per le pensioni anticipate. Ma solo per i contributivi puri.

Pensioni 2025 grazie ai 5 anni di contributi in più da riscatto

La legge di Bilancio 2024 ha di fatto attivato di nuovo una misura che era stata già in funzione per tre anni. Parliamo della misura in funzione dal 2019 al 2021 introdotta dal decreto numero 4 del 2019 (lo stesso decreto di reddito di cittadinanza e quota 100, ndr). Si chiama Pace Contributiva. Ed è una misura che il governo Meloni ha riproposto per il biennio 2024-2025 dopo che era stata in funzione con il primo governo del Premier Giuseppe Conte.
Come ha confermato anche l’INPS nella sua circolare numero 69 del 29 maggio pubblicata sul portale istituzionale dell’Istituto, come per il precedente provvedimento del 2019, la misura riguarda solo i cosiddetti contributivi puri, cioè soggetti che hanno il primo accredito successivo al 31 dicembre 1995. E come la precedente, anche stavolta con la pace contributiva si possono riscattare fino a 5 anni di vuoti contributivi, ovvero di periodi scoperti da contribuzione di qualsiasi genere. Chi di anni ne ha già riscattati 5 con la vecchia pace contribuenti adesso ne può riscattare altri 5.

Come funziona la Pace Contributiva e cosa dice l’INPS

Una facoltà che serve sia per raggiungere i requisiti per le pensioni, come detto in premessa, che per aumentare il proprio montante contributivo. Perché la pace contributiva può tornare utile anche a chi vuole prendere una pensione più alta.

Il periodo non coperto da contribuzione che può essere adesso completato con la pace contributiva non deve essere per forza consecutivo. Dal momento che la pace contributiva riguarda quelli privi di versamenti prima del 1996, è evidente che i periodi riscattabili possono essere solo quelli successivi al 31 dicembre 1995. Essendo un provvedimento introdotto dalla legge di Bilancio 2024, il riscatto di questi vuoti può riguardare periodi fino all’entrata in vigore della stessa legge, cioè fino al 1° gennaio 2024. Oltretutto possono essere riscattati solo i periodi intercorrenti tra l’anno del primo accredito e il 1° gennaio 2024. Chi ha iniziato a lavorare nel 2000 infatti non potrà certo riscattare gli anni dal 1996 al 1999, ma solo i vuoti tra il 2000 e la fine del 2023.

Domanda da presentare all’INPS

La Pace Contributiva può essere esercitata solo presentando una domanda. La deve presentare il diretto interessato o al più i suoi superstiti se il contribuente è deceduto. Ma c’è anche la possibilità che se ne occupi il datore di lavoro. Con una misura che rientrerebbe quindi nell’esodo incentivato. in pratica il datore di lavoro può scegliere di versare i 5 anni di vuoti al posto del contribuente per favorire il raggiungimento della pensione e quindi per ridurre personale. Il costo del riscatto è da quantificare in base alla media delle ultime 12 mensilità di retribuzione lorda utile ai fini pensionistici e con l’aliquota del fondo a cui il lavoratore versa (per il FPLD dei dipendenti il 33%). Il versamento può essere in unica soluzione, che è la via da usare per chi ha fretta di raggiungere i 20 anni di versamenti. Ma può anche essere pagato a rate mensili e fino a 10 anni di rate (120 rate, ndr).

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L’onere, ovvero la spesa sostenuta può essere scaricata dal reddito. Ma rispetto alla pace contributiva precedente, non c’è la detrazione del 50% della spesa sostenuta, ma la deduzione al 100% dal reddito imponibile. Anziché ridurre l’IRPEF dovuta del 50% di quanto versato nell’anno di imposta a cui fa riferimento la dichiarazione dei redditi, l’intero importo versato in quell’anno può essere sottratto alla base imponibile su cui si calcola l’IRPEF. Uno sconto sulle tasse che può essere sfruttato anche dal datore di lavoro, se è lui ad attivare la Pace Contributiva.



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