Siamo un Paese meraviglioso, ma per le ragioni sbagliate. È appena trascorso il 150esimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi – il 2024 è stato anche l’anno in cui ricorrevano i 70 anni dalla morte di Alcide De Gasperi – ma dei suoi insegnamenti e del suo tipico buon senso liberale non v’è traccia. D’altronde, come afferma lo scienziato sociale americano Thomas Sowell, se l’economia insegna che l’uomo avrà sempre a che fare con la condizione di scarsità, la politica punta proprio in direzione opposta: l’economia è creatività, la politica serve alla sua implementazione.
Il Movimento 5 Stelle, o quel che ne è rimasto, ne è la realizzazione pratica. Tutto può essere fatto, a patto che lo si voglia. E che non si guardi alle conseguenze, talvolta davvero facili da immaginare, delle scelte scellerate compiute. L’esempio del Superbonus calza a pennello. Lo Stato, quest’entità fittizia meravigliosa che vive dei soldi dei contribuenti in carne e ossa, rimborsa e anzi dà più soldi di quanti un individuo ne spenda per una ristrutturazione edilizia. Se non siamo in Alice nel Paese delle Meraviglie poco ci manca…
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160 miliardi di euro
Di questa politica industriale allucinogena hanno scritto Luciano Capone e Carlo Stagnaro, rispettivamente giornalista del Foglio e direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, in un libro importante: Superbonus. Come fallisce una nazione (Rubbettino). Non molto tempo fa, un esponente di Rifondazione comunista ha avuto l’ardire di sostenere in una nota trasmissione televisiva che in Italia bisogna tornare all’intervento dello Stato e a fare politica industriale, come se vivessimo in regime di anarco-capitalismo e non di quasi 3 mila miliardi di debito pubblico.
Se ci fosse bisogno di ulteriormente sfatare questo mito, il Superbonus è stato, scrivono gli autori del libro, «il più colossale esempio di politica industriale dell’intera storia repubblicana». Tra il 2021 e il 2023, periodo della sua applicazione, è costato circa 160 miliardi di euro. Certamente, scrivono Capone e Stagnaro, il Paese si trovava in piena pandemia. Dunque, il Superbonus doveva servire da volano per l’economia. Quello che va osservato è che il provvedimento ottenne l’appoggio trasversale di tutte le forze politiche. E, nonostante qualcuno farfugli di moltiplicatore keynesiano e altre amenità, l’effetto sulla crescita è stato davvero minimo. Cosa che invece non si può dire dell’effetto devastante sui già disastrosi conti pubblici.
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Una repubblica delle banane
Il provvedimento, che comunque s’inserisce in una lunga scia di bonus di cui gli autori danno contezza, è opera dei 5 Stelle, e non poteva essere altrimenti. In particolare di Riccardo Fraccaro, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Militante ambientalista e seguace di una pseudo-teoria economica, Fraccaro pensa al Superbonus come a una macchina perfetta e dal moto perpetuo: da un lato produce risparmio energetico mediante le ristrutturazioni edilizie, e dall’altro distrugge il debito pubblico. L’unico effetto concreto è stato invece l’inflazione.
Dei 5 Stelle si è già detto: un partito più adatto alla Repubblica di Bananas che a un paese civile. Il problema è che il provvedimento ha avuto un consenso unanime, sia a sinistra che a destra, a dimostrazione che se manca qualcosa in questo Paese è un po’ di sano liberalismo (anche a destra, come ha scritto di recente Angelo Panebianco sul Corsera). E non solo dai partiti. Capone e Stagnaro parlano appunto di fallimento della nazione perché l’idea magica che la ricchezza si crei dal nulla e che lo Stato possa crearla magari stampando moneta, ha irretito un po’ tutti. Il fallimento, inoltre, è stato anche di chi doveva controllare sulla fattibilità del Superbonus, a dimostrazione che al momento non siamo vaccinato contro il virus dello statalismo.
Nel 1944 Friedrich von Hayek dedicava uno dei suoi libri più belli, La via della schiavitù, ai socialisti di tutti i partiti. Ecco, il volume di Capone e Stagnaro ci ricorda che siamo ancora lì: del liberismo, paleo, neo o turbo neanche l’ombra, ma di socialismo ne abbiamo quanto volete. E i risultati sono di triste evidenza.
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