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Piccoli impianti fotovoltaici: le nuove opportunità 2025 #finsubito prestito immediato


Con la fine del Superbonus e dello Scambio sul Posto per gli impianti fotovoltaici di piccola dimensione si apre un nuovo scenario in cui le prime leve della convenienza sono massimizzare l’autoconsumo e condividere l’energia

Piccoli impianti fotovoltaici. Foto di Manny Becerra su Unsplash

Per i piccoli impianti fotovoltaici si sta aprendo un quadro completamente nuovo, che richiede inevitabilmente un’efficienza sempre maggiore. Con la fine delle due grandi leve di crescita del segmento – Superbonus e Scambio sul Posto – l’approccio classico non è più economicamente allettante. È necessario superare la vecchia visione e cercare ulteriori strumenti per valorizzare la produzione. Anche alla luce delle ultime direttive europee sul tema. Di questi aspetti si è parlato in occasione del Forum Italia Solare 2024, apertosi questo pomeriggio a Roma. Una due giorni ricca di interventi, che per la sua nona edizione ha fatto rapidamente il tutto esaurito in sala.

Il primo keynote speech dell’evento è andato a Emilio Sani, consigliere Italia Solare, che in un intervento puntuale ha analizzato i nuovi strumenti di mercato per il fotovoltaico italiano di piccola taglia, alla luce della fine di Superbonus e dello Scambio sul posto. Per Sani “il superamento di questi due meccanismi porta a un sistema più di mercato, sicuramente meno incentivato, e con tante sfide da organizzare e affrontare con gli strumenti giusti”.

Quali passaggi fare rispetto al passato? In primo luogo si dovrà incrementare l’autoconsumoperché è il modo per rendere l’impianto più efficiente” e per ottenere un ritorno maggiore. Un passaggio che ne porta automaticamente con sé altri due: l’integrazione tra la produzione fotovoltaica e l’elettrificazione dei consumi e l’aumento degli accumuli.

In secondo luogo “visto che inevitabilmente anche aumentando l’autoconsumo si avranno delle eccedenze e queste non riceveranno più un’alta valorizzazione come era nello SSP, si dovranno attivare dei sistemi di condivisione”.

In Italia esiste già lo strumento perfetto (sulla carta) che racchiude entrambi questi passaggi: le comunità energetiche rinnovabili (CER). Eppure attualmente i progetti vanno ancora a rilento, colpa in parte degli ultimi “colpi” dello Scambio sul Posto (decisamente più conveniente). Sulle comunità energetiche pesa, tuttavia, anche una certa complessità organizzativa, a partire dalla scelta della forma giuridica e del referente.

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Il settore dovrebbe andare incontro ad un nuovi impulso e in parte una semplificazione con il recepimento di alcune nuove norme europee. Parliamo nel dettaglio della Direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici (EPBD) anche nota come Direttiva casa Green e della Direttiva Mercati.

L’EPBD stabilisce che tutto il patrimonio immobiliare europeo sia decarbonizzato entro la metà del secolo e impone anche una serie di obblighi a livello di energia solare. Prima per gli edifici pubblici e non residenziali e poi per quelli residenziali.

“Questa direttiva ci porta nella direzione di avere più autoconsumo”, commenta Sani, ma si muove anche su grandi numeri che avranno bisogno di nuove risorse finanziarie. E sarà necessario “riuscire ad aggregare più progetti sul territorio e trovare dei finanziamenti attraverso Esco, CER che operano come aggregatori e soggetti terzi che mettono le risorse”.

La stessa Direttiva Casa Green si muove in questa direzione approvando soprattutto le risorse destinate a programmi di riqualificazione più vasti e a interventi su edifici con le prestazioni peggiori. “Nella pratica questo cosa vuol dire? Che sicuramente la detrazione fiscale per i singoli interventi rimane importantissima […] però, in un’ottica di interventi più complessi, non basta dal momento che non dà risorse finanziarie”.

Per Italia Solare servono nuove misure, come ad esempio creare i giusti presupposti affinché soggetti terzi finanziatori entrino negli interventi complessi, aggregando più progetti. Dando la possibilità di accedere a mutui agevolati. E limitando il contributo a fondo perduto allo stretto necessario.

Questo potrebbe voler dire prendere strumenti come l’attuale conto termico oggi finalizzato a interventi termici, ed estenderlo al fotovoltaico. Dove? Nei settori in cui prioritariamente la direttiva ha detto di intervenire: pubbliche amministrazioni, edifici non residenziali e soggetti indigenti. Però io aggiungo, e questo è anche una cosa che lascio poi alla valutazione del GSE, ragionare anche sull’opportunità, seguendo i criteri della direttiva, di estendere” il cumulo conto termico-fotovoltaico “anche nel residenziale. Chiaramente in un’ottica di plafond di costi e di incentivazione solo degli interventi più efficienti”.

In ogni caso tutte queste installazioni FV dovranno capire come gestire nel modo più efficiente le eccedenze. “Da metà del 2025 quando più o meno finisce lo scambio sul posto avremo il FER X;  tuttavia non è indicato per per i piccoli impianti fotovoltaici perché non fornisce una valorizzazione sufficiente a quello che metti in rete. Oppure si potrà ricorrere al ritiro dedicato che rischia però di essere troppo aleatorio”. 

Quello che rimane come opzione vantaggiosa per i piccoli impianti fotovoltaici di nuova realizzazione è la comunità energetica rinnovabile o più in generale la condivisione di energia. Oppure oppure la vendita a un trader che proponga accordi di medio periodo e che poi rivenda quell’energia in eccedenza ad altri consumatori. “Può essere un’occasione anche di spuntare dei prezzi interessanti se si dovessero creare effettivamente delle piattaforme per trasferire il valore delle eccedenze ai consumatori finali. È una cosa nuova che fino ad oggi non è mai stata fatta perché con lo  scambio sul posto non c’era nessuna convenienza a farlo”.

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A livello generale, almeno per ora, la complessità organizzativa e burocratica delle CER rimane. In questo caso però un aiuto potrebbe arrivare dalla nuova direttiva Mercati. Il provvedimento all’articolo 15-bis prevede che la condivisione di energia possa essere fatta senza incentivi permettendo di dedurre la quota condivisa direttamente dalla bolletta del consumatore (pur continuando a pagarvi le tasse). Un passaggio questo che è già divenuto legge in Austria, Francia, Spagna e Portogallo. E che entro il 16 luglio 2026 dovrebbe esserlo anche in Italia.

“L’altro sistema che vediamo nella direttiva comunitaria per semplificare il quadro è l’eliminazione del soggetto giuridico per la condivisione energetica e la CER”, sottolinea Sani dal palco del Forum Italia Solare 2024. “Con la nuova norma sui clienti attivi quello che è il sistema dell’autoconsumo collettivo lo si può trasferire tale e  quale alla condivisione anche fuori dall’edificio. Quindi con un facsimile di  contratto firmato senza costituire un soggetto giuridico è possibile condividere energia.”



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