La circolare del ministero che ha spiegato come si debba tornare al voto in primavera
Da Roma a Milano, fino a Napoli, Bologna, Venezia e Torino, ma anche Agrigento e Enna, sono oltre duemila i Comuni che andranno al voto oltre i cinque anni del naturale mandato, ovvero nell’arco dei sei mesi successivi. A spiegarlo è una circolare del dipartimento del Viminale che si occupa della materia elettorale, dove si illustra ai territori la normativa vigente.
Lo slittamento – che avviene per permettere di votare nella primavera dell’anno successivo all’ultimo semestre del mandato, come normalmente previsto – riguarda tutti quei Comuni che avevano votato nel turno ordinario negli anni 2020 e 2021, per i quali durante l’emergenza Covid era stata applicata la modifica con rinvio del voto al periodo autunnale.
Nella circolare si spiega che questi territori torneranno alle urne nei sei mesi successivi allo scadere del mandato dei cinque anni. Dunque nella finestra temporale ordinaria prevista dalla legge 182/1991, quindi nella primavera del 2026 e del 2027.
Nel 2020 e nel 2021 fu disposto, attraverso decreti legge, il rinvio in autunno delle elezioni a causa dell’epidemia che era ancora in corso. I provvedimenti introdussero all’epoca anche «modalità operative precauzionali e di sicurezza per la raccolta del voto» durante le consultazioni, seguendo specifici protocolli sanitari di sicurezza adottati all’epoca dal governo. Per accedere ai seggi elettorali era obbligatorio l’uso della mascherina da parte degli elettori e di chiunque altro entrava. Tra le misure per l’allestimento e l’ingresso ai seggi, furono previsti accessi contingentati agli edifici che li ospitavano, percorsi distinti di entrata e di uscita, distanziamento tra i componenti del seggio e tra questi gli elettori, in particolare nel momento in cui questi dovevano rimuovere la mascherina per il riconoscimento.
Nel 2020 le elezioni comunali – a cui furono affiancati contestualmente i referendum per la riduzione del numero di parlamentari – si svolsero il 20 e 21 settembre (i ballottaggi il 4 e 5 ottobre) in 1.184 Comuni, tra cui Venezia, Reggio di Calabria, Trento, Bolzano, Andria, Arezzo, Matera, Crotone, Agrigento, Trani, Chieti, Lecco, Mantova, Macerata, Fermo, Nuoro, Aosta, Enna. Analoga decisione fu presa nel 2021, con le consultazioni elettorali che si svolsero il 3 e il 4 ottobre (i ballottaggi il 17 e il 18 ottobre) in 1.162 Comuni, tra i quali 18 capoluoghi di provincia, compresi Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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