La produzione industriale frena: -1,5% annuo. La crescita dell’Italia resta agganciata ai servizi

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Indicazioni contrastanti quelle che arrivano sullo stato di salute dell’industria e della produzione in Italia. Le ultime rilevazioni dell’Istat sul mese di novembre dello scorso anno parlano di un calo della produzione industriale italiana dell’1,5% su base annua: il dato è comunque migliore rispetto al -3,5% di ottobre ma conferma una striscia ininterrotta di dati annuali negativi iniziata nel febbraio 2023. Guardando il dato a livello mensile (confrontandolo con il dato di ottobre) la produzione in Italia in questo caso è aumentata,  anche se solo dello 0,3%. 

La domanda delle famiglie verso i servizi

A livello di settori, a fare bene sia nel confronto mensile sia in quello annuale, sono i comparti dell’energia e dei beni di consumo, mentre resta in flessione la produzione dei beni intermedi e di investimento. Ciò sembra riflettere, fanno notare gli economisti di Ing, l’andamento delle componenti della domanda verso la fine del 2024, con i consumi privati in qualche modo rivitalizzati dall’aumento del potere d’acquisto delle famiglie e una dinamica degli investimenti contenuta, in particolare nei settori dei macchinari e dei mezzi di trasporto, penalizzata da un basso grado di utilizzo degli impianti. In generale, secondo il direttore dell’ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, bisogna assumere «come punto fermo che la domanda delle famiglie continua a privilegiare i servizi» e a fare le spese di questa tendenza «è anche il commercio elettronico che, a novembre su base tendenziale, per la prima volta dal 2015 mostra una variazione negativa a valori correnti, nonostante un tonico Black Friday». 

Peggiorano i giudizi delle imprese sulla situazione economica

A fare da cornice a questo quadro è il peggioramento dei giudizi delle imprese sulla situazione economica. Nelle valutazioni delle società la domanda si è indebolita, in particolare quella proveniente dall’estero e rivolta al comparto dei servizi. A sottolinearlo in questo caso è l’ultimo rapporto di Banca d’Italia sulle aspettative di inflazione e crescita relativa al quarto trimestre 2024 (condotta tra il 20 novembre e il 12 dicembre 2024 presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi non finanziari con almeno 50 addetti). Le prospettive sulle condizioni operative a breve termine sono complessivamente sfavorevoli: a incidere sono l’incertezza economico-politica e, in misura più contenuta, i timori sull’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche. Tra le imprese esportatrici dominano poi le preoccupazioni sulle tensioni negli scambi commerciali internazionali.

Le prospettive 2025 

Le imprese, spiegano da Bankialia, prefigurano un’espansione degli investimenti nella prima metà del 2025, nonostante continuino a ritenere sfavorevoli le condizioni per investire. «Le condizioni di accesso al credito sono valutate invariate e la posizione complessiva di liquidità è considerata ancora soddisfacente. Nei prossimi 12 mesi la dinamica dei listini resterebbe sostanzialmente stabile in tutti i settori, a fronte di attese di aumenti salariali contenuti».

Secondo gli analisti di Ing, in prospettiva sembra troppo presto per prevedere miglioramenti sostanziali del quadro produttivo. A dicembre gli stessi ostacoli alla produzione di novembre erano ancora in piedi e la prospettiva di possibili nuovi dazi sotto l’imminente presidenza di Donald Trump innesta un’inevitabile incertezza nei primi mesi del 2025. «Se a ciò si aggiungono le persistenti difficoltà delle economie francese e tedesca, che difficilmente si risolveranno nel breve periodo, si prospetta un inizio soft per la produzione industriale italiana anche nei primi mesi del 2025».

Con l’industria che continuerà a fare da freno, o nel migliore dei casi a diventare neutrale per la crescita, per il momento l’onere della crescita del prodotto interno lordo (pil) rimarrà sui servizi. L’Italia sembra quindi destinata a rimanere sul suo sentiero di crescita molto bassa per il momento. «Stimiamo», concludono da Ing, «una crescita media del pil dello 0,5% nel 2024 e dello 0,7% nel 2025». (riproduzione riservata)



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