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Da una parte il potere d’acquisto in calo progressivo, dall’altra le politiche europee sempre più severe nell’erogazione dei mutui e così molte famiglie – la stima parla di 300mila – rinunciano a comprare casa.
Una decisione che innesca una reazione a catena: aumentano i prezzi delle abitazioni in buono stato con una percentuale media del 1,5% con la punta di Milano al 2% e le compravendite diminuiscono del 10%.
I dati forniti dall’Agenzia delle Entrate raccontano di rinunce all’acquisto per tassi degli interessi troppo alti con le banche sempre più restie a concedere fidi.
Un mix creato dalla Bce che in poco più di anno ha aumentato i tassi fino al 4,5% per poi calarli di un quarto di punto, ma senza nessuna rassicurazione sul futuro.
Se il 2023 si è chiuso con un calo del 10%, nel primo trimestre di quest’anno siamo già arrivati al 7% e quindi le prospettive rischiano di essere ben peggiori rispetto alla percentuale negativa di fine 2023.
Però non bisogna riflettere unicamente su questi valori, ma prestare attenzione anche a quelli presentati da Nomisma che rimarcano le differenze tra chi è in grado di pagare un appartamento in contanti, rispetto a chi deve ricorrere ad un mutuo.
Nel primo caso le vendite sono aumentate del 4,8% con una contrazione nel primo trimestre di quest’anno. Nel secondo caso invece abbiamo una caduta media del 26%. In sintesi non manca l’interesse per l’acquisto, ma la barriera spesso insuperabile è quella dell’accesso al credito.
Le banche hanno diminuito le esposizioni, ma la spinta negativa è arrivata dalla Bce che ora è la sola a poterla interrompere. L’alto costo del denaro ha inciso sulla copertura finanziaria delle compravendite con mutuo: si è passati dal 51,9 % del primo trimestre 2022 al 38,6 dello stesso periodo del 2024.
Mercato immobiliare in crisi? Non per le società che lo hanno analizzato, ma solo grazie all’apporto di altre motivazioni d’acquisto – investimento o casa vacanza- e del contributo di chi una casa può permettersi di comprarla in contanti.
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