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Non si trova l’accordo tra proprietari e inquilini sugli affitti a canone concordato. Cittadini a basso reddito a rischio di restare senza casa #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Le associazioni dei proprietari immobiliari (Confedilizia, Asppi, Uppi, Appc e Confabitare) della provincia di Ravenna denunciano le difficoltà nel trovare un accordo con le associazioni degli inquilini per rinnovare gli accordi territoriali sui contratti a canone concordato.

“Evidenziamo l’urgente necessità di un adeguamento del testo attuale – si legge in una nota – per superare le criticità emerse negli anni. Inoltre, a causa della mancata disponibilità delle associazioni degli inquilini ad adeguare le attuali tabelle per la determinazione dei canoni di locazione, tenendo conto dell’inflazione in questi anni maturata, ci vediamo costrette ad invitare i nostri associati a siglare contratti con canoni liberi maggiorati delle mancate agevolazioni fiscali di cui avrebbero fruito in caso di contratti a canone concordato e degli adeguamenti agli indici Istat”.

Sembrerebbe di essere di fronte al concreto rischio di veder saltare il mercato degli affitti calmierati, che in provincia di Ravenna conta migliaia di contratti, minacciando di precipitare i cittadini non in grado di pagare affitti più elevati in un vero e proprio dramma sociale.

I dati provinciali parlano di un 20% circa di cittadini che vivono in affitto, poca cosa rispetto alla stragrande maggioranza che vive in immobili di proprietà, ma si tratta della fascia più debole della popolazione, quella più povera ed impoverita negli ultimi anni.

A questo proposito Alberto Mazzoni, presidente del Sunia Cgil, la principale organizzazione degli inquilini privati, sposta l’attenzione dal piano meramente tecnico a quello politico: “Dal 2018, quando è stato siglato l’ultimo accordo, molte cose sono cambiate: gli affitti sono mediamente cresciuti, le persone si sono impoverite per il crollo del potere d’acquisto degli stipendi pari a 3-4 punti percentuali e quindi c’è una evidente difficoltà degli inquilini a pagare l’affitto. Per un appartamento ammobiliato di circa 70 metri, a seconda della fascia di competenza, si parla di affitti tra i 550 e i 600 euro. Con stipendi medi attorno ai 1300 euro la vita si fa dura”.

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Va ricordato che, in caso di canone concordato il proprietario ha degli sgravi sul pagamento dell’IMU e dell’IRPEF. “A seconda dell’appartamento e del reddito del singolo proprietario, si parla di cifre nell’ordine degli 800-1.400 euro, concesse dallo Stato per rispettare gli accordi territoriali – sottolinea Mazzoni -. Il denaro pubblico finanzia i proprietari che affittano a canone concordato per sostenere gli inquilini e risolvere le difficoltà abitative che altrimenti incontrerebbero”.

Difficoltà che, nel territorio della provincia di Ravenna, negli anni sono aumentate per la carenza di immobili disponibili per l’affitto: “l’aumento dei B&B, dai quali i proprietari di immobili ricavano redditi molto più consistenti che dall’affitto, l’aumento della richiesta di appartamenti per studenti, ma anche del “nero”, ha fatto aumentare gli sfratti di fine locazione a persone e famiglie in piena regola con i pagamenti, che 6 mesi prima della scadenza si vedono negata la possibilità di rinnovo e non riescono a trovare un’altra casa a prezzi accessibili. Se non si trovano alloggi di edilizia popolare disponibili, ai servizi sociali spesso non resta altra proposta che dividere le famiglie tra madri con figli minori da una parte e padri soli o con figli maggiorenni, dall’altra. Un vero dramma sociale”, spiega Mazzoni.

“Come Sunia – continua – abbiamo proposto di legare gli aumenti a due fattori: la stabilizzazione dei contratti a lungo termine, quindi all’allungamento del periodo di affitto, per mettere le persone in sicurezza per più anni e all’adeguamento degli immobili a standard energetici o di accessibilità superiori a quelli attuali. Se un inquilino risparmia sulle bollette perché ha infissi nuovi o migliori sistemi di coibentazione dell’appartamento, può riconoscere un surplus al proprietario sull’affitto. Se l’appartamento ha un montacarichi o servizi igienici a norma per disabili, è possibile riconoscere un altro aumento. Per gli appartamenti in fascia A di massima riqualificazione, può esserci un ulteriore aumento. Quel che diciamo ai proprietari è: se fai degli investimenti, te li riconosciamo con delle percentuali di incremento sugli affitti”.

“Alle istituzioni invece – commenta il presidente del Sunia – chiediamo politiche sull’abitare più attente alle esigenze della popolazione. L’ultimo piano casa risale al Governo Fanfani di più di 40 anni fa, gli edifici di edilizia popolare sono spesso scarsamente manutentate per assenza di fondi. Bisogna mettere mano a queste partite”.

Un’ultima nota dolente, sottolineata da Mazzoni riguarda una sorta di minore disponibilità alla solidarietà da parte delle persone: “in occasione di un terremoto di qualche decennio fa, ricordo carovane di roulotte e camper che dal nord Italia scendevano in meridione per sostenere chi era rimasto senza casa. Oggi mi dicono che non si trovano appartamenti da mettere a disposizione degli alluvionati di Traversara. È un’altra faccia dell’impoverimento dei nostri tempi”.





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