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la fabbrica non riapre, mancano i fondi #finsubito prestito immediato


Una lettera dell’imprenditore Focaccia, indirizzata alle istituzioni, informa della rinuncia. 87 persone restano senza lavoro.

Sfumano le speranze per gli oltre ottanta ex dipendenti di M&M Packaging, la ex Farmografica di Cervia. Dopo 18 mesi di incertezze e trattative tra la multinazionale austriaca Mayer-Melnhof (che gestiva la produzione al momento dell’alluvione di maggio 2023, la quale ha causato il cessare dell’attività) e il gruppo cervese Focaccia (che aveva rilevato l’organico aziendale per l’avvio di una nuova impresa nel settore), sembrava arrivato il lieto fine per i lavoratori, grazie alla firma del Ministero per le imprese e il made in Italy dello scorso 10 settembre, che avrebbe permesso la cessione di fondi statali e l’avvio della nuova società “AGR – Arti Grafiche Romagnole”, con l’ufficializzazione dell’assunzione dell’intera forza lavoro il primo ottobre scorso.

Nella serata di ieri, giovedì 7 novembre, è stata però divulgata una lettera del 31 ottobre firmata dall’imprenditore Riccardo Focaccia, indirizzata a istituzioni provinciali e sindacati, dove si annuncia la chiusura del progetto Farmografica per mancanza dei contributi richiesti. L’avvio della nuova attività produttiva richiederebbe infatti un investimento di oltre 21 milioni di euro (di cui 16 milioni per il ripristino delle linee produttive e 5,5 milioni per la costruzione della struttura edilizia per ospitare la produzione), una cifra impossibile da sostenere per il gruppo cervese senza un investimento a fondo perduto pari almeno al 50 per cento dei costi complessivi.

Dopo i primi segnali di cauto ottimismo a seguito dell’incontro del 10 settembre, il team di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa) ha fatto marcia indietro, chiarendo che l’intervento di finanziamento messo in campo non sarebbe a fondo perduto, bensì pari a un fondo di investimento. L’azienda dovrebbe quindi presentare un budget secondo le aspettative di fatturato, che verrebbe poi valutato ed eventualmente finanziato dalle istituzioni, con partecipazione di capitale in minoranza, da restituire al quinto anno di esercizio. Il risultato è che Focaccia Group dovrebbe investire 21 milioni di euro in cinque anni, iniziando a fatturare (forse) dopo due dalla apertura. Un progetto che, a queste condizioni, secondo l’imprenditore è destinato a naufragare in meno di un anno, «contro l’interesse di tutte le parti».

In questi mesi di trattativa, il gruppo cervese ha già sostenuto oltre 350 mila euro per le operazioni di acquisizione del ramo d’azienda, tra procedure legali e commerciali. A questi si aggiungono i pagamenti delle imposte e i 300 mila euro mensili destinati al pagamento dei lavoratori. Vista la recentissima creazione della newco Agr, senza un piano industriale sostenibile o un indice di indebitamento non è altresì possibile attivare la cassa integrazione straordinaria legata alla ripartenza. A queste condizioni, l’amministratore ha dichiarato la chiusura del progetto entro la fine di novembre, essendo impossibilitato a sostenere ulteriormente la mole di spese senza ritorno certo e causando quindi il licenziamento di tutti gli 87 lavoratori. Davanti al silenzio di politici e istituzioni, l’ultimo appello rimane quello al sindacato, pronto a intervenire con delle azioni coordinate con i lavoratori. Si prospetta pertanto un nuovo incontro al ministero per chiarire le dinamiche intercorse.

Tra gli ostacoli al finanziamento, c’è anche la mancata registrazione del marchio “Farmografica”, non assimilabile a un’azienda storica territoriale. Neanche la sollecitazione al governo del 26 gennaio scorso, con due ordini del giorno sulla vicenda approvati all’unanimità dalla Camera dei deputati, sembra aver avuto rilevanza sull’esito politico della storia. È stata valutata anche l’ipotesi di restringere i costi tramite una riduzione dell’organico aziendale, ritenuta però fallimentare a fronte dello scontro con competitor troppo grossi nel settore farmaceutico e non in linea con il progetto di tutela dell’intera forza lavoro sostenuto dall’imprenditore.

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Nell’ultimo mese stavano già prendendo il via gli assetti organizzativi della newco e la richiesta comune di sindacati, lavoratori e gruppo d’impresa ora è quella di non abbandonare la lunga lotta di non «gettare le promesse nel fango».

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