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A scuola in bus, in 4 anni tremila «annuali» in meno – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Cresce il trasporto pubblico locale, ma non abbastanza nella vendita degli abbonamenti annuali studenti. Rispetto al pre Covid, il 2019 preso come anno di riferimento, all’appello ne mancano circa 3mila: mille nell’area urbana e altri 2mila in quella extraurbana. Il bollettino statistico dell’andamento della vendita dei titoli di viaggio nel bacino di Bergamo da gennaio a settembre 2024 e pubblicato nei giorni scorsi dall’Agenzia per il Trasporto pubblico locale del bacino Bergamo pone alcune interrogativi perché, pur vedendo di anno in anno la popolazione scolastica assottigliarsi di pari passo con il calo demografico, i conti non tornano ed è difficile pensare che gli studenti, avendo ben poche alternative di trasporto, possano aver cambiato abitudini: «Se il calo degli altri titoli di viaggio può essere spiegato in parte con lo smartworking, ma nella nostra provincia relativamente, o alla scelta, dopo il Covid, di utilizzare l’auto per andare al lavoro – spiega il direttore dell’Agenzia per il Tpl del bacino di Bergamo, Marcello Marino – non si può applicare lo stesso ragionamento agli studenti, che difficilmente hanno alternative. L’ipotesi è l’esistenza di una sorta di evasione che, sulle aziende, in termini economici, alle tariffe vigenti, pesa per circa 1 milione e mezzo di euro. Noi riceviamo sollecitazioni costanti dal mondo scolastico sul tipo di servizio da offrire che, pur non esclusivo, la mattina è disegnato soprattutto sui bisogni degli studenti. Mi aspetto una risposta adeguata perché altrimenti il servizio ha uno squilibrio».

La differenza tra zone

Sono 15.180 gli annuali studenti venduti nell’area extraurbana quest’anno a fronte dei 17.208 del 2019; 9.794 nell’area urbana contro i 10.985 del pre Covid. Il calo degli annuali studenti, però, riguarderebbe più alcune zone e aziende che altre. Arriva Italia, nella nostra provincia, pur avendo registrato un 6% in più rispetto al 2023, tra studenti con biglietto e abbonamento, è sotto ancora di 5 punti percentuale rispetto al 2019. «Il dato – fanno sapere dall’azienda – è ancora parziale e molto variabile da area ad area, ma evidenzia quanto occorra un presidio costante, soprattutto in certe aree, per cercare di arginare il fenomeno dell’evasione, che rimane comunque significativo, pur essendo migliorato rispetto allo scorso anno, grazie anche al grande investimento in termini di controlleria». Sai Treviglio e Autoservizi Locatelli, invece, sui titoli per gli studenti hanno già pareggiato il 2019. «Ma il problema dell’evasione c’è e diventa sempre più difficile da arginare, anche perché i controllori rischiano spesso di essere aggrediti, oltre che insultati e presi a sputi – dichiara Massimo Locatelli, contitolare di Autoservizi Locatelli e Tbso –. Proprio 15 giorni fa a uno dei nostri controllori hanno storto le dita. Il problema è peggiorato negli anni. Purtroppo manca il supporto da parte della Regione, a cui da oltre due anni chiediamo di poter aumentare l’importo delle multe come maggiore deterrente». «Noi effettuiamo controlli quotidiani – interviene Achille Marini, consigliere delegato di Sai Treviglio –. Multe se ne fanno, ma la situazione non è fuori controllo. Sicuramente, il bonus trasporti dello scorso anno per i mensili aveva permesso a qualche abusivo di mettersi in regola».

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Due diversi approcci

Annuali studenti a parte, la composizione delle vendite evidenzia che in ambito urbano si preferiscono biglietti e carnet, 3.390.577 quelli acquistati, che contribuiscono per più del doppio (60,4%) degli abbonamenti annuali (23,6% annuali studenti e 5,6% annuali) e sei volte più degli abbonamenti mensili (10,3%). Accade il contrario in ambito extraurbano, dove prevale, invece, la vendita di abbonamenti annuali studenti (50,6%). I biglietti sono il 24,6% del totale dei titoli venduti; 19,2% i mensili; 2,9% gli annuali e 2,6% i settimanali. Dati che consolidano la tendenza già evidenziata nel mese precedente di un sostanziale recupero dei valori monetari del venduto del periodo pre Covid. Infatti, a fronte di un valore complessivo delle vendite nello stesso periodo del 2019 di circa 28,5 milioni di euro, i primi nove mesi del 2024 hanno fatto registrare un valore complessivo del venduto di circa 27,7 milioni di euro: 13.951.142 milioni derivanti dalle vendite nell’area urbana e 13.716.628 dall’extraurbana. Senza tenere conto, però, dell’aumento delle tariffe. Se infatti si dovessero applicare ai viaggi del 2019 i valori medi dei viaggi del 2024, tenendo appunto conto degli aumenti tariffari, il valore virtuale pre Covid sarebbe pari a 33,6 milioni di euro: 16.461.951 nell’area urbana e 17.145.796 nell’extraurbana, con un ritardo del 2024 sul 2019, in termini economici, rispettivamente del 18 e 25%.

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Ma l’Agenzia, per poter fare valutazioni sul servizio, misura anche la domanda, trasformando i titoli acquistati in viaggi effettivi, dove un biglietto vale 2 viaggi, un settimanale 14 e via di seguito. «Anche in questo caso – conclude Marino –nonostante il recupero sul 2023, si registra ancora una variazione negativa rispetto al 2019, del 15,8% nell’area urbana e dell’11,4% in quella extraurbana».



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