Il rischio usura torna a minacciare l’economia italiana, con quasi 118.000 imprese segnalate come insolventi al 30 giugno 2024, un aumento di oltre 2.600 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo l’Ufficio Studi CGIA Mestre, il fenomeno riguarda soprattutto piccole e medie imprese, commercianti e artigiani che si trovano in difficoltà finanziarie a causa di crediti inesigibili o insolvenze a catena.
Il Veneto, al settimo posto nella classifica regionale, conta 7.293 imprese a rischio, pari al 6,2% del totale nazionale. La regione registra una crescita del +7% rispetto al 2023, confermando una situazione preoccupante che necessita di interventi mirati per arginare il fenomeno.
Mezzogiorno in testa: un terzo delle imprese a rischio al Sud
L’area geografica più colpita è il Mezzogiorno, dove si concentra il 33,6% delle imprese insolventi, pari a 39.538 attività. Campania, Puglia e Calabria guidano la classifica, con numeri allarmanti soprattutto nelle province di Benevento (+17,3%) e Lecce (+11,4%). Il Sud si conferma, dunque, l’epicentro del rischio usura, ma le infiltrazioni criminali legate a questo fenomeno hanno ripercussioni anche nelle regioni settentrionali.
Crescita del rischio nelle grandi aree urbane
A livello provinciale, Roma registra il maggior numero di imprese segnalate (10.827), seguita da Milano (6.834) e Napoli (6.003). Tuttavia, le percentuali di crescita più alte si osservano in realtà più piccole: oltre a Benevento, spiccano i dati di Chieti (+13,9%) e Savona (+12,4%), segno che l’usura si sta diffondendo anche in aree meno urbanizzate.
Focus sul Veneto
Con 7.293 aziende segnalate, il Veneto si posiziona tra le regioni del Nord più colpite. Nonostante il tessuto economico storicamente solido, l’aumento del rischio usura (+7%) è un campanello d’allarme per l’economia locale. La provincia più colpita è Venezia (+9,6%), seguita da Treviso (+5,4%) e Belluno (+5%). Questo trend riflette la difficoltà di molte imprese di accedere a nuovi crediti bancari, esponendole a pericolose alternative finanziarie.
Strumenti di prevenzione e interventi necessari
Per contrastare il fenomeno, l’Ufficio Studi CGIA sollecita il rafforzamento del Fondo di prevenzione dell’usura, istituito nel 1998 e finanziato dallo Stato. Questo strumento ha erogato oltre 2 miliardi di euro in garanzie e finanziamenti negli ultimi decenni, ma le risorse attuali non bastano a far fronte alle crescenti necessità.
Parallelamente, il Fondo di solidarietà offre mutui senza interessi a chi denuncia gli usurai, un incentivo fondamentale per favorire il reinserimento nell’economia legale. Tuttavia, il gap nei finanziamenti bancari e il calo del credito erogato alle imprese dal 2011 a oggi (-52,4%) rischiano di aggravare ulteriormente la situazione.
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