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Marco Marchioni, presidente di Atc Piemonte Nord: “Ora il bilancio c’è, la lotta ai morosi continua” #finsubito richiedi prestito immediato


Atc Piemonte Nord ha approvato il bilancio 2022. Un ritardo che aveva portato a numerose polemiche, anche politiche.«Nonostante uno scenario internazionale complicato abbiamo terminato il 2022, con un risultato positivo, ante imposte, pari ad oltre 203 mila euro», commenta il presidente Marco Marchioni, in quota Lega, che gestisce l’agenzia da fine 2020. «Non è vero che abbiamo un alto indebitamento – precisa -. I 388 milioni sono quasi totalmente relativi ai contributi regionali per gli investimenti sugli immobili. Di fatto, dunque, sono da considerarsi riserva di patrimonio. Oltre a quelli della gestione ordinaria, che peraltro vengono onorati nei termini prescritti dalla legge, non abbiamo alcun debito».

Come mai questo ritardo?

«Nel 2021 le Atc del Piemonte hanno avuto una verifica della Corte del conti. Ci è stata chiesta sugli ultimi 20 anni. Sa cosa vuole dire?».

Ci spieghi

«Noi gestiamo sul quadrante 15 mila alloggi e si può immaginare su vent’anni quanti contratti e bollettazioni si sono succeduti. In più ci sono stati accorpamenti tra Atc con gestioni completamente diverse e cambi di sede. Abbiamo fornito tutto quello che ci è stato chiesto, migliaia e migliaia di documenti. Ancora il mese scorso ne abbiamo mandati, visto che alcune posizioni erano stato sistemate. Da qui il rallentamento».

Il bilancio 2023 quando verrà approvato?

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«Direi una ventina di giorni. I dati ci sono tutti. E anche il 2023, va anticipato, chiuderà con il segno più».

Quanti sono i crediti non riscossi?

«Quando sono arrivato la morosità aveva raggiunto dei livelli altissimi: 65 milioni di euro, tra inquilini attivi, passivi, Comuni e Regione. Oggi sono in diminuzione. Nei confronti della Regione ad esempio avevamo 20 milioni di credito e 5-6 ci sono stati dati. Per il Comune di Novara siamo partiti da 6 milioni; 1,5 ci è stato dato e per il resto ci sono stati tavoli di lavoro per i piani di rientro».

Come vi muovete nei confronti dei Comuni che non provvedono a dichiarare la decadenza o a sfrattare?

«Nel momento in cui un inquilino non paga per tre mesi, Atc devo comunicarlo al Comune. Se non sta pagando perché le sue condizioni sono peggiorate c’è il paracadute del fondo sociale: a pagare saranno Comune e Regione. Se invece l’inquilino non ha la volontà di pagare, il Comune deve pronunciare la decadenza e poi lo sfratto. Se non lo fa diventa obbligato in solido. Noi però non possiamo fare nulla se non chiedere ai Comuni di intervenire».

Perché c’è meno gente che paga regolarmente?

«La prima causa è un aumento della povertà. Poi c’è un minor rispetto della cosa pubblica. Mi capita di andare a casa di inquilini che hanno avuto la casa mezzo secolo fa e per farmi entrare mi fanno mettere le pattine e tutto è lucido e in ordine. Poi magari l’appartamento accanto è tutto distrutto. Non è Atc che non fa manutenzione. E poi c’è un terzo fattore, l’emulazione: i miei vicini non pagano, io devo essere l’unico a farlo?».

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«Stiamo facendo passare l’informazione che Atc adesso va a fare ingiunzioni fiscali, i pignoramenti e chiede ai Comuni di pronunciare ed eseguire le decadenze. La gente se ne rende conto e viene a chiederci i piani di rientro per non essere buttato fuori».

La si può definire un presidente -sceriffo?

«Io devo rendere conto ai cittadini e i conti sono la mia priorità. Il lassismo o la morbidezza con cui in passato è stato affrontato il problema morosità ha portato a certe situazioni: un patrimonio vetusto, che necessita di costanti manutenzioni che il più delle volte non può essere fatta perché manca la parte corrente. In questi anni siamo riusciti a fare investimenti per circa 53 milioni di euro grazie solo a contributi straordinari di Regione ed Europa. Ora siamo riusciti ad avere i conti a posto e a non toccare il fido».

Sta riscontrando maggior rigore nei Comuni?

«In parte. Perché ancora vedono il problema sociale prioritario, ma iniziano a vedere anche quello economico»

A Novara avete ricollocato 85 famiglie delle case abbattute in via Pianca, via Riotta, via Bonola e via Calderara, per permettere di partecipare al Pnrr per riqualificare l’area. Il Pd ha obiettato: chi aveva una morosità altissima ha avuto l’alloggio e c’è chi è rimasto in lista d’attesa.

«E’ una polemica che in Commissione in parte ho condiviso. Dovevamo cogliere l’occasione per eseguire le decadenze. Ma i tempi erano contingentati e non si poteva rischiare di perdere il finanziamento Pnrr da 60 milioni di euro. Se si fossero barricati in casa, passavano mesi se non anni e si vedevano sfumare i fondi. Sono stati fatti dei piani di rientro con aiuti comunali che hanno permesso di riprendere delle situazioni».

Atc ha spese legali molto alte (265 mila euro) ma non ha un legale. Perché?

«Abbiamo un limite di spesa per il personale di poco meno di 3 milioni. Riusciamo ad avere al massimo 68 dipendenti. Devo gestire la coperta. L’attività dell’ufficio tecnico occupa più energie in questo momento».

Il consigliere regionale di FdI Riva Vercellotti ha lanciato nei mesi scorsi l’idea di una sorta di ritorno al passato: dividere Atc in Nord Ovest (Novara e Vco) e Nord Est (Vercelli e Biella). Che ne pensa?

«Mi è stata chiesta una relazione dalla Regione. Siamo riusciti finalmente, dopo 10 anni dalla fusione, da poco a uniformare tutti i sistemi, sono stati investimenti importanti: cambiando sarebbe un danno economico. La proposta di legge prevede 160 mila euro in più di spesa, ma in realtà è molto di più: una divisione in due non è solo i costi del Cda che si sdoppiano. Ci sono figure dirigenziali che non si possono sdoppiare e che andrebbero assunte con costi che lieviterebbero» .

La nuova giunta regionale porterà a nuove nomine: non è un mistero che tra gli alleati di Fratelli d’Italia il suo posto faccia gola

«Io sono avvocato, la politica è la mia passione e questo è il primo ruolo pagato che mi ha dato in quasi trent’anni. Quando sono arrivato io, Atc era il luogo meno ambito in Regione. Adesso che si iniziano a vedere i conti a posto, gli investimenti, e che la morosità si sta aggredendo, diventa più d’interesse; è un riconoscimento del lavoro».

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