Roma, 18 novembre – “Non sono solo i finanziamenti insufficienti per la sanità a spingerci a incrociare le braccia; non è solo il mancato rispetto dei contratti, o l’assenza di un piano straordinario di assunzioni, o la mancata defiscalizzazione delle nostre indennità di specificità a farci scendere in piazza; quello che noi chiediamo, oltre a tutto questo, è ridare dignità e valore al nostro lavoro”.
Queste le parole usate da Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed (nella foto), Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, presidente Nursing Up, per confermare la decisione di proclamare una giornata di sciopero generale, il 20 novembre, che riguarderà il personale della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa e delle professioni sanitarie del Servizio sanitario Nazionale, infermieri e tutto il personale sanitario non medico, garantendo in ogni caso i servizi pubblici essenziali attraverso l’erogazione delle prestazioni indispensabili non dilazionabili nel rispetto della vigente normativa.
“Lo sciopero è la forma più estrema di protesta che un sindacato ha a disposizione. E quando parliamo di uno sciopero che riguarda la sanità, e che ha quindi inevitabilmente un impatto sui malati (anche se le urgenze sono sempre garantite), astenersi per un giorno dal lavoro è a maggior ragione una decisione che non si prende a cuor leggero” spiegano in una nota pubblicata su Sanità24 i tre dirigenti sindacali. “Dinanzi allo stato in cui oggi versa non solo il Servizio sanitario nazionale ma anche la professione e lo status di medici, dirigenti sanitari, specializzandi, infermieri e altri professionisti sanitari, è inevitabile dover alzare la voce e pretendere di essere ascoltati, perché è da noi che dipende la tutela della salute dei cittadini, e senza di noi è la salute dei cittadini ad essere a rischio”.
La nota delle tre organizzazioni sindacali evidenzia quella che è ritenuta una delle maggiori criticità del Ssn, la “fuga” dei professionisti sanitari dal nostro sistema di salute pubblica: “Se i giovani professionisti scappano in massa all’estero, e si è costretti ad andare in capo al mondo per cercare colleghi disposti a prendere il loro posto nei nostri ospedali, è perché non sono più disposti ad accettare di lavorare in queste condizioni” spiegano Di Silverio, Quici e De Palma. “Nessuno vuole più lavorare sapendo di rischiare quotidianamente una denuncia, un insulto, un calcio o una manganellata. Nessuno è più disposto a rinunciare a ferie, riposi, malattie per garantire i servizi. Nessuno intende più lavorare in un’emergenza ormai cronica, la cui fine neanche si intravede. Protestiamo allora per avere un giusto riconoscimento per le nostre professioni, certo, anche economico”.
“Protestiamo” aggiungono i leader dei sindacati “per far conoscere ai cittadini le vere cause dei disservizi che subiscono, e per chiedere a tutta la politica, di maggioranza e di opposizione, di lavorare insieme per disegnare il Servizio sanitario nazionale del futuro, partendo da una visione e da una prospettiva a lungo termine che oggi è del tutto assente”.
“Protestiamo per chiedere di ripristinare la centralità del medico, del dirigente sanitario, dell’infermiere, del professionista sanitario e degli specializzandi in qualunque decisione che riguardi i pazienti, scardinando quindi mentalità aziendaliste ed economicistiche che non possono coniugarsi in modo efficace con la tutela della salute” chiariscono ancora Di Silverio, Quici e De Palma, per poi dichiarare che “pur rappresentando solo una parte del mondo medico, sanitario, degli infermieri e delle altre professioni che operano in sanità, ci stiamo mettendo la faccia, mobilitando gli iscritti alle nostre sigle e utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione per cercare di cambiare le cose”.
I tre dirigenti sindacali concludono esprimendo la certezza che se lo sciopero riuscirà a portare a casa anche solo una piccola parte delle richieste, “i benefici ricadranno non solo su tutto il personale sanitario ma su tutti i cittadini, che potranno contare su una sanità pubblica efficiente e su professionisti preparati e motivati”.
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