«Sul tema della previdenza complementare il governo vada nella giusta direzione», dice Loeser (Arca). I vantaggi di un parziale automatismo per l’iscrizione
Sembrava sfumata l’introduzione di un nuovo meccanismo di silenzio-assenso, rivolto a tutti i dipendenti, per destinare il trattamento di fine rapporto (Tfr) ai fondi pensioni. Proposta dal ministro del lavoro, Marina Calderone, per cercare di dare una scossa al mondo della previdenza integrativa, la misura prima non è stata inclusa nel testo della legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri martedì 22 ottobre. Poi è stata ripescata con gli emendamenti sulla riapertura del semestre di silenzio-assenso per conferire il Tfr, presentati da Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati.
Il secondo pilastro
«Sarebbe un primo passo importante verso la creazione di un secondo pilastro che prevede la contribuzione obbligatoria in veicoli privati (a giugno 2024, secondo dati Covip, le adesioni complessive alla previdenza complementare erano 10.932.024, nda) – spiega Ugo Loeser, amministratore delegato di Arca fondi sgr –. Quasi tutti i sistemi previdenziali hanno una combinazione di tre pilastri. Il primo, che rimane estremamente importante, è quello della pensione pubblica. Il secondo pilastro è finalizzato all’investimento nell’economia reale dei risparmi previdenziali, garantendo un rendimento elevato per gli aderenti e un aumento della crescita del Pil. Il terzo, invece, è a contribuzione volontaria, sempre in veicoli privati, e con la finalità di coprire ulteriori esigenze personali. In un mondo in cui le pensioni saranno sempre più basse (si sta ragionando su un abbassamento dei coefficienti di trasformazione in funzione dell’allungamento della vita media, ndr), la previdenza privata è nell’interesse di tutti. Dal mio punto di vista, è una priorità strategica per il Paese. Chi lo ha già fatto sta andando meglio di noi in termini sia di crescita sia di aumento della produttività».
Un mercato più aperto
Ma si può, anzi, si deve fare di più, ammonisce Loeser. Come? «Aprendo il mercato alla concorrenza con un provvedimento di portabilità che elimini ogni discriminazione sul contributo aggiuntivo del datore di lavoro – argomenta ancora l’ad di Arca fondi sgr –. Se sono obbligato a versare contributi a fini pensionistici in veicoli privati devo anche poter essere libero di scegliere il fondo a cui aderire. E se decido di cambiare, il contributo datoriale deve seguire la mia scelta». Oggi non è così. Chi aderisce alla previdenza complementare ha diritto al contributo aggiuntivo del datore di lavoro solo se si iscrive al proprio fondo di categoria. «In questo modo difficilmente la previdenza privata avrà successo – puntualizza Loeser -: qualsiasi provvedimento che incentivi la previdenza complementare non può essere semplicemente calato dall’alto. Oggi di temi previdenziali se ne parla poco, c’è una scarsa consapevolezza sulla necessità di una pensione privata, sul perché è importante contribuire tanti anni, sugli incentivi fiscali e sul valore di un investimento a lungo termine. È necessario educare i cittadini alle tematiche previdenziali. Senza una maggiore consapevolezza è difficile accettare decisioni che impattano sulle proprie finanze».
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L’esempio australiano
Nelle economie più floride, la previdenza funziona. Di esempi virtuosi ce ne sono tanti, a partire dall’Australia. «Copiare da loro non è facile, anche perché abbiamo un modello economico completamente diverso – aggiunge Loeser –. Noi ci finanziamo sul mercato col debito pubblico e copriamo tutte le necessità dei cittadini con la spesa pubblica. È un modello che funziona bene per la sanità, per fare un esempio, ma non per le pensioni. Dobbiamo iniziare a cambiare rotta, puntando a una maggiore collaborazione tra pubblico e privato. Abbiamo uno stock importante di ricchezza privata, circa 4 mila miliardi di euro, che potrebbe essere investito in modo più produttivo direttamente nell’economia reale ottimale. E l’istituzione preposta a questo scopo è il fondo pensione», conclude Loeser.
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