ROMA – Aumentano le disuguaglianze tra le province italiane, anche all’interno delle Regioni più ricche. Mentre in un Mezzogiorno che corre quasi al passo del Settentrione (+6,59% contro 6,73%), si vanno quasi delineando un nuovo Nord e un nuovo Sud, ancora più povero. Sono i dati del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2023.
Agrigento, prima per aumento ma ultima per valore
La provincia di Agrigento è espressione della divaricazione tra i valori consolidati e le tendenze registrate nell’ultimo anno. E’ infatti ultima per valore aggiunto del Pil pro capite, con 17.345,31, al 103esimo posto delle 103 province italiane. Ma è prima, insieme a Chieti, per il balzo in avanti compiuto nell’ultimo anno: più 7,85% nel 2023 rispetto al 2022, staccando di pochissimo Caltanissetta e Catania (entrambe 7,83%).
In valori assoluti, invece, Milano con 62.863 euro a testa si conferma, per il 22esimo anno consecutivo, la prima provincia italiana per ricchezza prodotta pro-capite nel 2023, rincorsa a distanza da Bolzano (52.811 euro) e Bologna (43.510 euro).
Il Sud spinto dalla Pubblica Amministrazione
A spingere la crescita del Sud è soprattutto l’andamento del valore aggiunto prodotto dall’industria e dalla Pubblica amministrazione. Nell’industria in senso stretto, il Mezzogiorno cresce, infatti, del 5,46% tra il 2022 e il 2023 facendo meglio del Nord est (+ 4,66%), Nord ovest (+ 4,13%) e Centro (+3,85%). E salgono a 9 le province del Sud che svettano nella top ten della classifica per gli incrementi di valore aggiunto registrati dal comparto della Pubblica amministrazione. In testa Catanzaro (+6,02%), Vibo Valentia (5,19%), Reggio Calabria (+4,96%). Nel complesso il valore aggiunto del Sud nel comparto mette a segno un incremento del 3,24%, seguito con un certo distacco dal Nord ovest (+2,59%), Centro (2,29%) e Nord est (+2,20%).
Aumentano le disuguaglianze. Al Sud c’è un nuovo Nord
Nel confronto con il 2023, aumentano le disuguaglianze. Negli ultimi vent’anni sono aumentate le differenze tra le diverse economie locali mettendo in luce uno sviluppo diseguale anche all’interno delle stesse macroaree e regioni italiane. Tra il 2003 e il 2023 65 province su 107 hanno visto peggiorare il loro valore aggiunto pro-capite rispetto alla media nazionale. Questo fenomeno nel Nord ovest coinvolge l’84% delle province (21 su 25) tra cui tutte quelle piemontesi e ben 10 lombarde. Ma anche nel Centro, il tema è ben presente riguardando il 68% delle province (15 su 22).
Nel Mezzogiorno invece ci sono alcune province che tendono a staccarsi dalle altre, con un andamento decisamente migliore. Tanto che, spiega il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, «dinanzi a province che registrano andamenti anche superiori alla media nazionale ce ne sono altre che faticano a mantenere il passo facendo emergere quasi un Nord e un Sud all’interno dello stesso Meridione».
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