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Fino all’ultimo non c’è alcuna certezza sulle misure che dovrebbero stabilire lo stop all’installazione degli impianti fotovoltaici sui terreni agricoli. Poco prima di entrare in consiglio dei Ministri sia il titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, sia il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, tengono solo a ribadire che sul tema dell’agrivoltaico non c’è stata nessuna lite, semmai una «riflessione» necessaria, come anticipa Pichetto, per «trovare un punto di convergenza». Un accordo difficile che al termine del consiglio dei Ministri sembra raggiunto, fissando vincoli meno stringenti. 

Il compromesso sui pannelli solari

A riassumerlo è il ministro Lollobrigida: «Poniamo fine all’installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, interveniamo con pragmatismo salvaguardando alcune aree. Lo Stato considera i terreni agricoli produttivi un bene prezioso con delle agevolazioni importanti, ma se ci vuoi mettere i panelli fotovoltaici stai cambiando la destinazione d’uso e non riteniamo che questa prassi debba continuare. Abbiamo scelto di limitare ai terreni produttivi questo divieto», per esempio nelle «aree intorno alle cave e alle miniere si potrà continuare a produrre energia». L’elemento di novità è, insomma, che da adesso in poi i terreni produttivi saranno off limit per il fotovoltaico.

Le altre misure

Un giro di vite che comunque, a detta di Pichetto, non metterebbe a rischio gli obiettivi e gli impegni sulle rinnovabili, sottoscritti dal governo a Bruxelles. L’approvazione delle altre misure del decreto Agricoltura è meno complicata: le norme sono quelle indicate nella bozza circolata alla vigilia del consiglio dei Ministri. A partire dallo stanziamento da 250 milioni di euro, che sotto forma di credito di imposta, viene accordato alle imprese della pesca e dell’acquacoltura, che nel 2024 abbiano investito in beni strumentali nelle zone assistite (area Zes unica) delle regioni del Sud. Per le aziende agricole, della pesca e dell’acquacoltura che, nel 2023, hanno registrato un calo dei ricavi di almeno il 20% rispetto al 2022 (il decremento lo segna un’attività su tre), è inoltre previsto un aiuto sotto forma di «congelamento» per 12 mesi dei pagamenti di mutui e altri finanziamenti rateali. Tra i sostegni figurano anche lo stanziamento di 10 milioni annui in più per il Fondo per la sovranità alimentare e i 20 milioni per la lotta contro la peste suina africana (per abbattere i suini e i cinghiali colpiti dalla malattia, oltre che per il controllo della fauna selvatica, è previsto l’impiego di un contingente di 177 militari).

Un commissario per il granchio blu

Il provvedimento stanzia poi 12 milioni in favore delle attività dell’acquacoltura danneggiate dal granchio blu, in questa ottica il governo istituisce un commissario straordinario ad hoc. Ritoccato, con l’aggiunta di 2 milioni, anche il fondo destinato alle aziende colpite dalla moria del kiwi, altri 10 milioni sono in arrivo per combattere la peronospora e 20 milioni andranno alle imprese cerealicole e del grano duro. Una norma rafforza il ruolo del commissario per la siccità. Nel decreto è confluito anche il pacchetto di interventi a supporto dell’ex Ilva. L’esecutivo, come annunciato, mette a disposizione del gruppo siderurgico un nuovo finanziamento da 150 milioni «per assicurare la continuità operativa».

 

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