Sono sempre di più le donne, in particolare della generazione Z (ossia under 30), ad affacciarsi sul mercato del lavoro, spinte da motivazioni che riguardano innanzitutto il miglioramento della qualità della vita, un desiderio di stabilità e rinnovate necessità economiche. A evidenziarlo è l’ultimo Report di Guru Jobs, società di ricerca di personale per le pmi, che MF-Milano Finanza ha visionato in anteprima. L’occupazione femminile risulta in controtendenza rispetto all’aumento generale registrato a giugno 2024 (dati Istat). Come il tasso di disoccupazione degli under 35 sale ancora raggiungendo quota 20,5%.
Pesa in negativo la confusione e scarsa consapevolezza delle imprese sul sistema di agevolazioni esistente per le assunzioni delle categorie più svantaggiate, che perdono così opportunità. D’altronde risulta difficile destreggiarsi «in una pioggia di incentivi, che per giunta cambiano spesso nome e specifiche o vengono proprio sostituiti/rimosso, per le aziende che hanno un orizzonte di programmazione ampio» ha spiegato a MF-Milano Finanza, l’avvocato Aldo Bottini, partner dello Studio Toffoletto De Luca Tamajo e Soci. Difatti nel 2023 neanche un terzo delle attivazioni di contratti hanno usufruito delle agevolazioni esistenti, che riguardano in primis proprio donne e giovani.
Gli incentivi per i giovani
Tra pochi giorni, il primo settembre, partirà il nuovo bonus, introdotto dal decreto Coesione di maggio, per l’assunzione di giovani: ai datori di lavoro privati che fino al 31 dicembre 2025 assumeranno under 35 con un contratto a tempo indeterminato (purché non lo abbiano mai avuto prima) o stabilizzeranno un contratto a termine, è riconosciuto per massimo 2 anni l’esonero totale dai contributi previdenziali nel limite di 500 euro mensili per ogni lavoratore.
Se le assunzioni vengono effettuate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna l’esonero aumenta fino a 650 euro al mese. Lo strumento dovrebbe sbloccare 60.500 assunzioni quest’anno e 146 mila nel 2025.
Nondimeno i soggetti disoccupati, inattivi o inoccupati under 35 che avvieranno un’attività entro dicembre 2025 nei settori strategici – per lo sviluppo di nuove tecnologie, la transizione digitale ed ecologica – potranno chiedere l’esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali per le assunzioni. In questo caso il limite mensile del contributo per lavoratore è di 800 euro mentre l’incentivo può durare al massimo tre anni.
Rimane in vigore lo strumento per i giovani più utilizzato: l’apprendistato. Solo nel primo trimestre il contratto per gli under 30 con cui l’azienda s’impegna, tramite insegnamenti pratici e tecnico-professionali, a far acquisire al dipendente una qualifica professionale è stato siglato più di 115 mila volte. L’aliquota contributiva che il datore di lavoro deve versare per un apprendista è di solo l’11,31% per tutta la durata del periodo di apprendistato e, in caso di mantenimento del contratto, anche per l’anno successivo.
Le agevolazioni per assumere lavoratrici
Da settembre si rinnova anche il sistema a favore del genere femminile: l’esonero contributivo sulle assunzioni di donne entro la fine del 2025 sarà totale nel limite di 650 euro mensili per massimo 2 anni. Il bonus è valido per contratti a donne di qualsiasi età, prive di un impiego da almeno 6 mesi residenti nella Zes unica per il Sud o operanti in settori con un tasso di disparità di genere superiore al 25% nonché a donne di qualsiasi età e residenza ma senza lavoro da 24 mesi. Le lavoratrici così assunte dovrebbero essere 100 mila.
Specifiche agevolazioni sono state poi introdotte in manovra per chi assume mamme e vittime di violenza. Da un lato, l’esonero contributivo è del 100% per lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato con 2 o più figli, fino al compimento dei 10 anni del più piccolo e nel limite di 3.000 euro annui. Dal 2025 il contributo sarà ricalibrato: i figli a carico dovranno essere almeno tre ma l’agevolazione resterà attiva fino ai 18 anni del più piccolo. Dall’altro lato, per le vittime di violenza lo sgravio contributivo è totale e di massimo 8.000 euro annui.
A questa cornice di incentivi andrebbero associate, secondo Bottini, «vere politiche attive del lavoro, una riqualificazione dei centri per l’impiego e percorsi di formazione per allinearla alle esigenze del mercato per risolvere davvero i problemi del mondo del lavoro tricolore. (riproduzione riservata)ù
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