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l’1% in più di imprenditrici vale 2 miliardi sul PIL #finsubito prestito immediato


  • La bassa partecipazione delle donne nel mercato del lavoro ha degli effetti sul PIL: la crescita del benessere economico dipende anche dall’occupazione.
  • Incrementando dell’1% la quota di occupazione femminile nel settore terziario, si potrebbero ottenere 2 miliardi di PIL corrente in più, con benefici per tutta la collettività.
  • Il tasso di partecipazione femminile è più alto nel settore terziario di mercato, segno che le imprenditrici sono specializzate nel benessere e nell’ospitalità.

Il benessere e la crescita economica dipendono anche dalla presenza delle donne nel mercato del lavoro: secondo una ricerca di Confcommercio1, infatti, impiegando l’1% di imprenditrici femminili in più nel settore terziario si potrebbero ottenere 2 miliardi di PIL corrente aggiuntivi.

Non solo: un maggior tasso di partecipazione femminile nel lavoro provocherebbe anche un miglioramento del tasso di fertilità e contribuirebbe alla tenuta del sistema pensionistico.

Questi sono solo alcuni dei temi emersi dall’incontro di Confcommercio “Donne, Imprese, Futuro – Spazi e Tempi”, durante il quale sono stati presentati i dati sulla partecipazione femminile nel mercato del lavoro, le differenze geografiche e settoriali e soprattutto è stato evidenziato il problema del gender pay gap.

Donne e lavoro: l’1% in più di imprenditrici vale 2 miliardi sul PIL

Il divario di genere costa miliardi all’Italia: secondo le stime, un incremento della quota di imprenditrici di un punto percentuale nel terziario di mercato comporterebbe stabilmente circa 2 miliardi di euro di PIL corrente in più.

In Italia, però, il tasso di partecipazione femminile nel mercato del lavoro, tra i 15 e i 74 anni, è ancora fermo al 49,3%; ben lontano dalla media UE (61,8%). Il divario è andato aumentando nel tempo e costituisce l’ostacolo principale per la crescita nel lungo periodo.

Anno Popolazione UE (in milioni) Tasso di partecipazione UE (%) Popolazione italiana (in milioni) Tasso di partecipazione Italia (%)
2018 145,0 60,0 22,6 48,4
2023 146,7 61,8 22,2 49,3

Se l’Italia raggiungesse il tasso di occupazione femminile registrato nell’Unione Europea arriverebbe a impiegare quasi 2,8 milioni di occupate in più (soprattutto nel Sud della penisola) e genererebbe un effetto positivo sul PIL.

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Non solo: i benefici andrebbero a incidere anche sull’andamento demografico, con un miglioramento del tasso di fertilità e il potenziamento dei servizi per le famiglie.

Partecipazione femminile nel lavoro: gravi disparità territoriali

L’analisi di Confcommercio evidenzia anche le disparità territoriali nella partecipazione femminile nel mercato del lavoro, sottolineando in particolare come nessuna regione italiana sia cresciuta nel numero di imprenditrici rispetto al 2019. La partecipazione femminile rimane sempre al di sotto del 50%.

Tra le regioni più virtuose ci sono la Valle D’Aosta, nella quale la percentuale di partecipazione femminile soprattutto nel settore terziario è particolarmente elevata (46,4%) rispetto alle altre regioni; e il Trentino Alto Adige (41,8%) per l’elevata presenza di servizi e attività turistiche.

In tutto il Nord Italia, comunque, limitatamente agli operatori turistici si registrano percentuali più alte di imprenditrici femminili rispetto agli uomini.

Regione Numero imprenditrici nel 2024 Variazione dal 2019 Percentuale partecipazione femminile (%)
Piemonte 69.894 -4.954 39,9
Valle d’Aosta 2.253 -236 46,4
Liguria 26.222 -2.367 40,3
Lombardia 119.050 -3.895 36,9
Trentino-Alto Adige 16.569 -238 41,8
Veneto 70.793 -5.739 38,4
Friuli-Venezia Giulia 13.961 -928 40,8
Emilia-Romagna 58.882 -3.935 39,0
Toscana 57.401 -4.039 39,0
Umbria 12.798 -1.368 39,3
Marche 21.617 -3.159 38,5
Lazio 64.739 -7.422 34,9
Abruzzo 18.070 -1.685 37,7
Molise 3.785 -288 37,0
Campania 77.715 -1.956 32,9
Puglia 41.563 -582 30,6
Basilicata 6.141 -352 34,9
Calabria 22.714 -1.222 30,9
Sicilia 51.758 -128 31,2
Sardegna 19.910 -1.050 35,9
Totale Italia 775.837 -45.545 36,2

In fondo alla classifica troviamo la Calabria (30,9%), la Puglia (30,6%) e la Sicilia (31,2%) con tassi di partecipazione femminile tra i più bassi in Italia.

Questi dati evidenziano come nel Sud Italia ci siano ancora troppi ostacoli e poche opportunità per favorire la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. Ad oggi, soprattutto nel Mezzogiorno, si potrebbero sfruttare maggiormente le misure volte a sostenere l’imprenditoria femminile: ad esempio la decontribuzione o la ZES unica.

Più donne nel settore terziario

Il principale settore a creare crescita e occupazione in Italia è il terziario di mercato, che ad oggi occupa il 68% delle imprenditrici italiane. Stando ai dati, il tasso di incidenza di queste ultime sul totale degli imprenditori (donne e uomini) è maggiore nel terziario di mercato (36,2%) rispetto al totale dell’economia (30,6%).

Settore Numero imprenditrici nel 2024 Variazione dal 2019 Percentuale partecipazione femminile (%)
Commercio all’ingrosso 80.536 -7.073 19,7
Grande distribuzione 20.121 -4.874 44,9
Piccolo commercio alimentare 25.606 -5.206 29,4
Piccolo commercio non alimentare 192.851 -28.112 39,0
Alberghi 8.141 -1.991 50,1
Altri operatori turistici 20.647 +4.226 52,6
Ristoranti 54.792 -3.628 37,9
Bar 46.431 -9.979 44,9
Informazione e cultura 34.083 -1.368 33,6
Professioni 111.830 +4.560 40,7
Altri servizi alle imprese 40.438 +2.683 33,1
Altri servizi alle persone 108.729 +7.288 64,2

Come abbiamo evidenziato, i settori che vedono la maggiore presenza femminile sono quelli del benessere e dell’ospitalità, come quello dei servizi alla persona (64,2%), gli operatori turistici (52,6%) e gli alberghi (50,1%). Anche le professioni hanno registrato una crescita interessante (+4.560).

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Altri settori come i bar, le piccole attività commerciali (non alimentari) e il commercio all’ingrosso hanno registrato un calo della presenza femminile nel confronto tra il 2019 e il 2024.

Per incrementare la presenza delle donne nel mondo del lavoro e ottenere una crescita economica generale occorre sviluppare nuove politiche di welfare e incrementare i servizi di supporto alla genitorialità.



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