Padre Francesco Sorrentino ringrazia di cuore ma invita i napoletani a non smettere di donare: «Natale si avvicina, i poveri aumentano e il cibo non basta mai». Dopo l’appello lanciato dal coordinatore della mensa del Carmine nei giorni scorsi, la solidarietà non si è fatta attendere: «Hanno risposto in tanti, tantissimi, buona parte privati, semplici cittadini: la mobiltazione è stata generale, la dispensa finalmente è di nuovo piena ma non abbiamo scorte: se i nostri benefattori non continueranno a darci una mano il rischio di ritrovarci nuovamente in difficoltà è concreto». Solo ieri padre Francesco ha preparato 500 pasti, la domenica è il giorno più affollato, le mense sono chiuse e tutti si riversano al Carmine dove un pasto caldo non si nega a nessuno: ogni giorno dal 1986 per tanti bisognosi è l’unica certezza. «Anche logisticamente siamo in una posizione facilmente raggiungibile – spiega il sacerdote – a pochi passi dalla Stazione di piazza Garibaldi e più in generale da tutte quelle zone dove si concentrano i senza dimora».
Il dono
Padre Francesco ha calcolato che gli servono – più o meno – 140 litri di olio al mese e circa una trentina di chili di pasta al giorno, cinque o sei chili in meno quando si porta a tavola il riso: «Numeri enormi che a Natale aumentano. Senza l’aiuto dei napoletani non ce la faremo mai». Intanto, c’è un’altra necessità e padre Francesco si affida a Gesù bambino. «Gli scriverei una lettera, avrei tanto bisogno di un forno nuovo e comprarlo è impossibile». Già, perché non si tratta di un forno qualunque ma di una attrezzatura da cucina professionale, di quelle in grado di cuocere cibo per ristoranti, hotel, gastronomie e pizzerie: «È chiaro che hanno caratteristiche e qualità funzionali alla loro destinazione: si possono infornare fino a venti teglie – spiega meglio padre Francesco – e anche il prezzo ovviamente è ben diverso da quello dei forni che si usano nelle case. Quanto costa? Circa trentamila euro, una cifra enorme, lo so bene, ma se scendessero in campo anche solo quattro o cinque famiglie facoltose, e a Napoli per fortuna ce ne sono, potremmo farcela anche stavolta». Intanto il sacerdote pensa al pranzo di Natale: «Il 25 dicembre serviremo il pasto ai nostri poveri. Il luogo non è stato ancora deciso ma il pranzo sarà ricco e gustoso come vuole la tradizione».
Lo staff
Al servizio degli ospiti, insieme con i volontari, anche quaranta “affidati”, persone che hanno avuto qualche problema con la giustizia e ai quali lo Stato ha concesso una pena alternativa alla detenzione: «Ci aiutano, certo che ci aiutano. Alla mensa nessuno sta con le mani in mano, anzi se avete tempo e voglia qui sarete sempre bene accolti». Ricapitolando: chiunque volesse offrire un contributo, piccolo o grande che sia, a padre Francesco non deve fare altro che una telefonata, ancora meglio una visita all’ora del pranzo nei locali della mensa, ma andiamo nel dettaglio, a parte l’olio extravergine d’oliva di cui c’è sempre bisogno, ancora una volta servirebbero i secondi, i surgelati per esempio: dai bastoncini di pesce ai filetti di merluzzo, ma anche carne fresca, uova, e poi legumi, ceci, piselli, lenticchie e fagioli, pomodori pelati, bottigliette d’acqua e pacchi di biscotti, insomma tutto ciò che è possibile conservare anche per periodi piuttosto lunghi.
La rete
«In ogni caso mai niente va buttato, quando capita di ricevere una quantità di cibo deperibile – penso a frutta e verdura – superiore alle nostre esigenze lo condividiamo con le altre mense proprio per evitare inutili sprechi. Abbiamo una chat, una grande chat dell’amore e della solidarietà, siamo sempre in contatto tra noi e lavoriamo insieme perché le cose migliori, tenetelo a mente, non si fanno mai da soli. La beneficenza va avanti perché ha tante gambe, – conclude il sacerdote – e il pasto può essere offerto solo grazie alla grande rete solidale che gira intorno a noi. Ancora una volta ringrazio di cuore i tanti napoletani che, come sempre, nei momenti di difficoltà non hanno voluto lasciarci soli».
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