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Accusa il suo amante di violenza sessuale ma sono tutte bugie, condannata per calunnia La Nuova Sardegna #finsubito richiedi mutuo fino 100%


Sassari Così era partita l’attività investigativa degli uomini dell’Arma. Un piano diabolico, quello della 39enne, che aveva addirittura organizzato un appuntamento ad hoc con l’amante informando i carabinieri del fatto che quel giorno avrebbero sicuramente potuto procedere all’arresto. Aveva quindi invitato il 66enne a casa sua e quando lui aveva cominciato a spogliarsi erano intervenuti i carabinieri che, però, non avevano constatato alcun tentativo di abuso sessuale da parte dell’uomo. Una trappola non riuscita, con l’effetto – anzi – di un vero e proprio boomerang. Perché a quel punto il 66enne, venuto a conoscenza del procedimento a suo carico e di quelle accuse infamanti, si era immediatamente rivolto a un legale – l’avvocato Agostinangelo Marras – e aveva presentato una controdenuncia per calunnia. Le successive indagini – fatte per lo più di intercettazioni telefoniche – hanno consentito di scoprire non solo che i rapporti sessuali tra i due, durante la loro relazione sentimentale, erano sempre stati consenzienti ma – cosa ben più grave – la donna aveva inventato tutto. Resasi conto di essersi messa nei guai con le proprie mani, la 39enne aveva tentato di fare un passo indietro e si era presentata dai carabinieri per rimettere la querela confessando di aver mentito sulla violenza sessuale. Il procedimento penale per calunnia è andato avanti e la donna è stata processata davanti al giudice Sara Pelicci. Durante il dibattimento non si è mai presentata in aula, sono stati invece sentiti come testimoni i carabinieri che quel famoso giorno andarono a casa sua per “sventare” – secondo i piani dell’imputata – una violenza sessuale. In aula i militari hanno confermato di non aver accertato alcun tipo di reato a carico dell’uomo.

Al termine della discussione il pubblico ministero Ermanno Cattaneo ha chiesto la condanna della 39enne (difesa da Carlo Pinna Parpaglia) a un anno e otto mesi di reclusione, richiesta alla quale si è associato l’avvocato di parte civile Marras. Il giudice Pelicci ha inflitto una pena di 10 mesi. (nadia cossu)



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