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Taglio dei tassi sui mutui a giugno 2024: ecco cosa serve sapere e come cambiano le rate mensili per chi ha un mutuo dopo la notizia confermata dalla BCE del taglio di 25 punti base. Vediamo qual è l’impatto e cosa aspettarsi per il prossimo futuro (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsAppTelegram e Facebook).

Mutui e taglio dei tassi: ecco l’impatto sulla rata

Nella riunione del Consiglio direttivo del 6 giugno, la Banca centrale europea ha deciso il taglio dei tassi d’interesse di 25 punti base. Il tasso sui rifinanziamenti principali è sceso da 4,50% a 4,25%, quello sui depositi dal 4% al 3,75%, e quello sui prestiti marginali dal 4,75% al 4,50%. Si tratta del primo calo dal 2019 dopo 9 rialzi consecutivi. Come dichiarato dalla presidente della Bce Lagarde questa scelta avrà effetti positivi sui mutui, anche quelli a rata variabile.

Purtroppo però l’impatto economico non è rilevante come in molti potevano sperare. Infatti, per i mutui a tasso variabile il vantaggio stimato è di circa 18 euro, che può arrivare fino a circa 150 in caso di ottenimento di una surroga. Un vantaggio relativo, per così dire, che però apre la strada ad un prossimo futuro di altre buone notizie, almeno si spera.

Diversa la situazione per i mutui a tasso fisso, i quali sono aumentati del 17% (le domande) in questo primo semestre del 2024 rispetto al 2023. Effettivamente, un anno fa la situazione economica era ben diversa, soprattutto per quanto riguarda l’inflazione.

Proprio l’inflazione ha portato i tassi a salire e ora che la situazione inflattiva è sotto controllo, seppur con la dovuta calma, la BCE sta facendo scelte che vanno verso una riduzione dei tassi e quindi delle rate di mutuo per chi ha tasso variabile.

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Mutui e taglio dei tassi: cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

Il 71% degli italiani desidera ardentemente estinguere il proprio mutuo. Questo desiderio cozza con la realtà dell’indebitamento e dei prestiti personali, ma dimostra la complessità delle aspirazioni umane. Prendere un mutuo per acquistare una casa, tuttavia, rimane un segno di dinamismo e fiducia nel futuro.

Dopo mesi di incertezze in un mercato immobiliare ancora stagnante, si intravedono segnali positivi. Oltre a quanto visto nel precedente paragrafo, sono aumentati anche l’importo medio richiesto (+1,9%) e il valore medio degli immobili oggetto di mutuo (+2%).

Il 2023 è stato un anno difficile per il mercato dei mutui, caratterizzato dall’aumento dei tassi di interesse e dalla ridotta capacità economica delle famiglie a causa dell’inflazione.

Tuttavia, il 2024 ha mostrato un inizio promettente, con un aumento delle richieste di mutui, in parte grazie alle migliori condizioni offerte dalle banche per i tassi fissi, che hanno rinvigorito la fiducia dei consumatori.

In generale, la BCE non si è mai sbilanciata molto sulle azioni future finché non sono state ufficiali, ma secondo gli analisti e gli esperti ci si può aspettare un ulteriore abbassamento dei tassi sui mutui e in particolare altri due tagli di 25 punti percentuale.

Vedremo nei prossimi mesi se questi tagli verranno confermati, anche in base all’andamento dell’inflazione nell’area Euro. Infatti, la situazione è sotto controllo in Italia dove l’inflazione è praticamente all’1%, ma nell’area Euro in generale siamo ancora sopra al target del 2%.

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Mutui e taglio dei tassi. In foto: percentuale e freccia in giù.

Surroghe e tassi dei mutui: ripartono le richieste

Ripartono anche le richieste di surroga, che hanno rappresentato il 26% delle richieste online nei primi quattro mesi del 2024, un incremento di 9 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La surroga è un’operazione gratuita e permette di trasferire il proprio mutuo a un’altra banca con condizioni più vantaggiose, senza costi aggiuntivi per perizie, istruttorie o notarili.

La rinegoziazione del mutuo con la propria banca è possibile, ma non obbligatoria per l’istituto di credito. Tuttavia, presentare un’offerta di surroga da un’altra banca può facilitare l’accettazione della richiesta. La rinegoziazione può riguardare la durata del mutuo, il tasso di interesse applicato e il tipo di tasso (fisso o variabile).

FAQ: domande frequenti su mutui, debiti e pignoramenti

Cosa significa rinegoziare un mutuo?

La rinegoziazione del mutuo è un processo che permette di modificare le condizioni del contratto con l’istituto di credito che ha erogato il prestito. Questa operazione, di norma, non comporta alcun costo ed è uno strumento strategico per evitare che gli oneri finanziari diventino insostenibili. Gli aspetti del contratto che possono essere soggetti a rinegoziazione includono il tasso di interesse e lo spread, la durata del contratto, e il tipo di contratto.

Cos’è la surroga del mutuo?

La surrogazione del mutuo, o surroga del mutuo, rappresenta l’opportunità di trasferire il proprio mutuo da un istituto di credito ad un altro, rinegoziando nello stesso tempo anche le condizioni. Il vantaggio principale della surroga è che permette di beneficiare di nuove condizioni del mutuo senza sostenere alcun costo. Infatti, il trasferimento del mutuo è gratuito e l’unica spesa che il debitore deve sostenere è il pagamento di una tassa ipotecaria.

Come posso ridurre la rata del mio mutuo?

Ci sono diverse strategie per ridurre la rata del tuo mutuo. Potresti considerare la rinegoziazione del tuo mutuo con la tua banca, cambiando le condizioni del contratto in base alle tue esigenze finanziarie. Un’altra possibilità potrebbe essere la surroga del mutuo, che ti permette di trasferire il tuo mutuo a un altro istituto di credito, potenzialmente con condizioni migliori. Infine, potresti considerare il passaggio da un mutuo a tasso variabile a uno a tasso fisso, per avere maggior prevedibilità sui tuoi pagamenti mensili.

Quando scatta il pignoramento per debiti fiscali?

Il pignoramento per debiti fiscali si attiva dopo un processo che inizia con la segnalazione dell’inadempimento da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Nonostante non vi sia una tempistica fissa, la legge prevede specifici lassi di tempo prima che si possa procedere con l’azione esecutiva. Importante è notare che, prima di giungere al pignoramento, il contribuente può ricevere vari solleciti e l’intero processo può estendersi per un periodo considerevole, talvolta anche anni, a seconda delle circostanze specifiche e delle procedure adottate.

Quanto tempo dopo l’avviso di accertamento arriva il pignoramento?

Dopo l’emissione di un avviso di accertamento esecutivo, il contribuente ha 60 giorni di tempo per effettuare il pagamento o presentare un ricorso. Qualora queste azioni non vengano intraprese, segue un periodo di circa 6 mesi (180 giorni) dopo il quale l’Agenzia Entrate Riscossione può iniziare a identificare i beni su cui procedere con il pignoramento. Considerando questi intervalli e possibili ulteriori dilazioni, il pignoramento può avvenire non prima di un anno dall’avviso di accertamento, a volte anche più tempo.

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