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Economia non osservata, un ricco salvadanaio per la manovra finanziaria (se fosse osservata). Di Carlo Manacorda* – Linea Italia Piemonte #finsubito prestito immediato


Le autorità europee definiscono l’economia non osservata: il valore economico delle attività produttive nascoste che sfuggono ad ogni tipo di controllo. Comprende: attività legali, ma non dichiarate per evitare controlli fiscali e previdenziali (lavoro e attività commerciali non registrate, locazione di immobili senza contratto); attività illegali (contrabbando, prostituzione, commercio di stupefacenti e di armi); attività minime, per le quali non si tiene alcuna contabilità (mance, vendita diretta da parte del contadino di prodotti dell’orto, servizi domestici non denunciati). Nel linguaggio comune, tutte queste attività le definiamo, genericamente, “attività in nero”. L’importo dell’economia non osservata è stabilito, annualmente, dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT). Per contrapposizione, l’economia osservata è quella che si produce nel rispetto della legge e che, quindi, paga le tasse.

Pochi giorni fa, il Ministero dell’economia e delle finanze ha pubblicato la “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva – anno 2024”, Microsoft Word – Relazione evasione fiscale e contributiva 2024_0210_h13 (mef.gov.it), cioè il rapporto che dà i conti di questa economia. Per ragioni di difficoltà nella raccolta di tutti i dati occorrenti, i valori indicati nella Relazione si riferiscono al 2021.

E così sappiamo che l’ISTAT ha valutato l’economia non osservata per l’anno 2021 in 173,8 miliardi di euro. Su questi importi, l’evasione totale per tasse e contributi è stata di 82,4 miliardi. Tra le tasse evase, compare ― con importo costante ogni anno ― l’Imposta Municipale Unica (IMU) per 5 miliardi. Riguarda, principalmente, l’IMU sulle cosiddette “case fantasma”, quelle cioè che non risultano censite ad alcun catasto municipale. L’Agenzia delle Entrate le stima in oltre 2 milioni.

Più o meno negli stessi giorni (11 ottobre), il Governo approva la manovra finanziaria per il 2025. La manovra prevede 30 miliardi di maggiori spese (o meglio, ne indica l’ammontare totale; i dettagli non si conoscono ancora). Si sa che riguarderà, soprattutto, interventi a favore delle famiglie e delle classi deboli. Ci sarà la carta nuovi nati (1.000 euro ai genitori ― con ISEE fino a 40 mila euro ― per le prime spese per ogni nuovo nato); il taglio del cuneo fiscale, che diventa stabile (100 euro in più in busta paga); la carta dedicata a te (garantisce ulteriori detrazioni fiscali in base al numero di familiari a carico; quindi, maggior supporto economico per le famiglie numerose); l’Irpef a tre aliquote (23% fino a 28 mila euro, il 35% tra 28 e 50 mila euro, il 43% sopra 50 mila euro); il bonus mamme per chi ha due figli (esonero dalla contribuzione previdenziale fino a un massimo di 3 mila euro annui). E poi ancora: incentivi per l’occupazione al sud; più risorse per gli asili nido; riduzione del canone RAI da 90 a 70 euro; ecc. ecc. In buona sostanza, il Governo ha mostrato la faccia bella della medaglia, quella che gli porta consenso.

C’è però la faccia meno bella della medaglia: dove trovare i quattrini per pagare questi interventi. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dettato una regola ferrea: “Nessun aumento di tasse”. Dunque, i quattrini vanno trovati da altre parti. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti sta ancora facendo i conti. Nonostante i contorti giri di parole, sembra che le coperture finanziarie, sebbene indicate in qualche modo, siano tuttora vaghe.

Si parla di un contributo che dovrà venire da banche e assicurazioni di 3,5/4 miliardi. Tuttavia si sussurra che il contributo altro non è che un prestito temporaneo di denaro allo Stato da parte di questi soggetti. Essendo lo Stato debitore nei loro confronti di somme importanti, ne ritarderà il rimborso (i malpensanti insinuano che banche e assicurazioni si rifaranno comunque sui clienti, aumentando i costi del loro servizio. Tassa occulta?).

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Il Ministro Giorgetti vorrebbe tagliare le spese dei Ministeri: almeno 2,5/3 miliardi (i soliti malpensanti insinuano che, tagliando i fondi ai Ministeri, questi ridurranno i servizi pubblici o ne aumenteranno il costo. I cittadini pagheranno non avendo più i servizi o pagandoli di più. La Sanità pubblica fa da esempio: se vuoi curarti bussa, a tue spese, alla Sanità privata. Tassa occulta?). Altri quattrini si troveranno togliendo benefici fiscali (ad esempio, detraibilità dalle tasse del 50% per le manutenzioni straordinarie soltanto per le prime case. Altra tassa occulta per coloro che ne beneficiavano anche per la seconda casa?)

E poi ci saranno dichiarati aumenti delle tasse (accise sul gasolio, tassa per il maggior valore acquisito dall’alloggio per coloro che hanno ottenuto il bonus del 110%, e via cantando). Dunque, sembrerebbe un po’ improprio dire che non ci saranno aumenti di tasse.

La questione della tassa per coloro che hanno avuto il 110% ha fatto emergere il problema del catasto delle case, l’eterno “buco nero” del sistema della tassazione su questi beni. Il Ministro Giorgetti che, in fase di manovra finanziaria, ha osato parlare di questo, è stato subito zittito. “Per la riforma del catasto, c’è tempo fino al 2026. Non si devono introdurre nuove tasse”. I politici sanno bene che anche chi non paga le tasse sulla casa, o paga tasse ridotte, vota. Molti elettori sono in queste condizioni. È meglio andarci piano.

Il Ministro Giorgetti ― che ha appena varato, come Ministro competente, la Relazione sull’evasione fiscale ― certamente avrà pensato, con dispiacere, che l’economia non osservata sarebbe un ricco salvadanaio per la manovra se rientrasse tra quella osservata, e quindi pagasse le tasse. Quanto farebbero comodo, ad esempio, i 5 miliardi di tasse non pagati dalle case fantasma! Ma poi, per disciplina di gruppo, cancella dai suoi discorsi la parola catasto e dimentica l’evasione fiscale. Ricomincia a rincorrere contributi di banche e tagli ai ministeri per far quadrare i conti senza sapere se e in che misura avranno successo. Se andrà male, ci sarà comunque sempre il debito pubblico a dare una mano.





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