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La terza sezione del Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso della Ladisa spa contro la revoca della procedura di gara per il servizio di refezione scolastica, fatta dall’amministrazione a seguito del dissesto, per sopravvenuti “motivi di pubblico interesse, non prevedibili al momento dell’indizione della procedura, dovuti all’attuale incapienza dei fondi necessari per assicurare la copertura dei costi dell’appalto per il triennio contrattuale”.

È stata pubblicata oggi la sentenza firmata dai giudici Michele Corradino (presidente), Stefania Santoleri, Giovanni Pescatore, Giovanni Tulumello (consiglieri), Pier Luigi Tomaiuoli (consigliere, estensore).

In particolare, la Ladisa contestava il fatto che, dopo l’annullamento in autotutela della procedura per l’assegnazione della refezione scolastica, il Comune di Chieti non avrebbe assegnato alla società stessa, terza classificata, il servizio, dopo l’annullamento dell’assegnazione a Consorzio Appalti Italia e l’esclusione della seconda classificata Compass Group Italia spa. 

Ladisa ha dunque chiesto al tribunale amministrativo la condanna dell’amministrazione comunale al risarcimento dei danni e la condanna alla “refusione delle somme versate a titolo di contributo unificato”. Ma, dicono i giudici, la richiesta risulta infondata: “L’amministrazione – scrivono – resta comunque sempre libera, fino alla stipulazione del contratto, di procedere alla revoca della gara medesima per sopravvenuti motivi di pubblico interesse, che nel caso di specie sono certamente ravvisabili nel sopraggiunto dissesto finanziario dell’ente locale”.

Infondata risulta anche la richiesta di risarcimento “dal momento che – prosegue la decisione – il pregiudizio lamentato dalla ricorrente (il danno emergente costituito dalle spese per la partecipazione alla procedura e il lucro cessante costituito dal mancato profitto che sarebbe derivato dall’aggiudicazione) discende da un atto legittimo, la revoca, costituente causa sopravvenuta esclusiva che interrompe il nesso causale (con i pregressi atti illegittimi annullati in sede giurisdizionale e) con la successiva mancata esecuzione della sentenza”.

Tuttavia, il Consiglio di Stato condanna l’amministrazione “a rifondere le somme versate dalla ricorrente a titolo di contributo unificato” nel giudizio conclusosi con la sentenza che annullava l’assegnazione della mensa alle prime due ditte classificate. 

“La sentenza pubblicata oggi sancisce il buon operato dell’amministrazione comunale sulla vicenda complessa e molto tecnica – commentano il sindaco Diego Ferrara con il presidente del Consiglio comunale Luigi Febo e l’assessora alla Pubblica Istruzione Teresa Giammarino – Una scelta, quella della revoca, necessaria in una condizione di dissesto che non c’era quando è stata effettuata la gara e compiuta a tutela dell’Ente, nonché di tutte le parti coinvolte. Questo provvedimento da parte del Consiglio di Stato conclude un’annosa vicenda e un contenzioso che ha di fatto bloccato per alcuni anni l’elargizione del servizio, impegnando gli uffici che, nonostante le difficoltà dell’Ente, hanno fatto il loro meglio per assicurare il delicato servizio e a loro va il nostro ringraziamento”.

 

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