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Un pacchetto da almeno un miliardo e mezzo di euro da finanziare con la legge di Stabilità per incentivare le nascite. A partire da un aiuto per convincere le donne a mettere al mondo, immediatamente dopo il primogenito, un secondo figlio. La misura nasce dalla considerazione che in Italia molte donne dichiarano di volere almeno due figli, ma poi molto spesso si fermano al primo. L’idea, insomma, è di rimuovere gli ostacoli e dare una forte spinta all’allargamento ulteriore della famiglia. Non è ancora chiaro che forma prenderà questa sorta di “bonus secondo figlio”, ma l’intenzione sarebbe quella di concentrare una buona fetta delle risorse proprio su questo sgravio. Al pacchetto sta lavorando il ministro della Famiglia Eugenia Roccella e nei giorni scorsi c’è stato un primo confronto con il ministero dell’Economia. Una parte delle risorse necessarie sarebbe già stata individuata nei risparmi dell’Assegno unico. Per quest’anno sono stati stanziati 18 miliardi per finanziare la misura, e nei primi cinque mesi dell’anno ne sono stati spesi poco più di 7. Si viaggia, insomma, al ritmo di 1,4 miliardi al mese. Se il trend fosse confermato a fine anno il risparmio dovrebbe attestarsi attorno al miliardo di euro. Il “bonus per il secondo figlio” non sarà l’unica misura a sostegno della famiglia. Anzi. L’aumento delle nascite sarà una sorta di “clausola trasversale” di tutta la manovra. L’indicazione che sarebbe arrivata ai ministri da Palazzo Chigi è di tenere conto in tutte le loro proposte per la manovra del fattore “natalità”. Un po’ come era stato fatto l’anno scorso, quando dal Bonus bollette fino alla riforma del Reddito di cittadinanza, fino al Superbonus per le villette, erano stati inseriti dei parametri di vantaggio per le famiglie più numerose. Stesso di scorso per le misure sulle pensioni. Nella manovra dello scorso anno Opzione Donna ha previsto lo “sconto” di un anno di età per il pensionamento (fino ad un massimo di due) per ogni figlio. Quest’anno insomma, lo schema dovrà essere lo stesso. Ogni proposta dei ministeri dovrà rispettare la “clausola” sulla natalità. E questo al netto della questione fiscale che, invece, sarà affrontata con la delega a cui lavora il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo.
È stato lo stesso Leo ad anticipare durante il Meeting di Rimini alcune delle misure allo studio. La prima è uno sconto sulle tasse delle imprese che assumono mamme con almeno tre figli a carico. La delega fiscale contiene già al suo interno il principio del «più assumi meno ti tasso».
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Il passaggio
C’è poi la seconda questione lanciata da Leo, quella del quoziente familiare. Un meccanismo cioè, simile a quello che esiste in Francia dove il reddito tassato non è quello della persona (come in Italia) ma quello della famiglia. Dunque più numerosa è la famiglia meno tasse si pagano. Si tratta di un meccanismo non semplice da importare in Italia per via di una sentenza della Corte Costituzionale del 1976 che ha vietato il cumulo dei redditi dei coniugi. Ma le strade per una via “italiana” al quoziente familiare sono molte. Si potrebbe, per esempio, commisurare la no tax area, la parte di reddito non soggetta a tassazione, in base alla composizione del nucleo familiare. O si potrebbe reintrodurre una detrazione sui redditi (quelle esistenti sono state cancellate a favore dell’assegno unico). Il vice ministro del Made in Italy, Massimo Bitonci, ha proposto una detrazione di 10 mila euro per figlio a carico da affiancare all’assegno unico. Sul tavolo del ministero dell’Economia, invece, c’è una proposta leggermente diversa, con sconti crescenti: 2.500 per il primo figlio, 5 mila per il secondo, fino ad arrivare a 10 mila. Con il corollario di riconoscere lo sgravio alla madre, in modo da alzarne lo stipendio e favorendone la permanenza nel mondo del lavoro. Ma si tratta per ora soltanto di proposte preliminari ancora da valutare, in attesa di conoscere quante risorse avrà a disposizione la Manovra e in che modo sarà finanziata la delega fiscale.
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