diMarco Madonia
Il consigliere uscente dem e le elezioni in Emilia-Romagna: «Io in giunta? Non chiedo incarichi»
«Avrei potuto candidarmi, ma ho deciso di non farlo», dice Stefano Caliandro che chiude così il suo secondo mandato da consigliere regionale. Nelle liste dem del 17 e 18 novembre, il nome del docente e avvocato non ci sarà. Per l’area Schlein in pole c’è Maurizio Fabbri. Disponibilità anche per Isabella Conti e Simona Lembi. Il bilancio degli ultimi cinque anni di Caliandro in viale Aldo Moro dice del 100% di presenze in aula e la guida della Commissione «Territorio, ambiente, mobilità». Resta il delegato a rappresentare la Regione davanti alla Corte di Cassazione e alla Corte Costituzionale per sostenere le due richieste di referendum abrogativo contro l’Autonomia differenziata.
Come mai ha deciso di fare un passo indietro?
«Avrei potuto ricandidarmi ma, nonostante tanti inviti, ho fatto altre valutazioni che, sono convinto, saranno utili al Pd e de Pascale».
Cioè?
«Voglio contribuire a rendere più plurale la lista del Pd di Bologna. Il pluralismo si pratica e non si predica. Sono impegnato con tutte le energie a sostenere la candidatura di de Pascale e, nel solco della segreteria Schlein, a contribuire per rendere più aperto il nuovo Pd accogliendo nelle nostre liste ex sindaci, società civile, mondo del lavoro e volontariato».
Per questo ha deciso di non candidarsi?
«Avere liste aperte, e non conservatrici, è il disegno congressuale con il quale Schlein ha avviato la ricostruzione. Per questo ho sostenuto la segreteria unitaria voluta da Mazzoni che a Bologna ha aperto una fase nuova con coraggio. Ora l’obiettivo è coinvolgere profili in grado di rinnovare il partito nella stagione di cambiamento che de Pascale e Lepore hanno messo in campo prima nei Comuni e adesso in Regione».
Di lei si è parlato come possibile candidato per un posto in giunta nel caso, probabile, di vittoria di de Pascale.
«Io sostengo il Pd, non chiedo qualcosa. Sono a disposizione del partito. Già ora ricopro incarichi importanti: delegato per il referendum sull’Autonomia, membro della direzione nazionale e responsabile regionale dello Sviluppo economico. Continuerò a insegnare in università e a fare l’avvocato come ho sempre fatto».
Prodi ha detto che la vittoria in Emilia può segnare l’inizio della riscossa a livello nazionale.
«Mi aspetto che la vittoria di de Pascale sia un volano anche per la riconquista dell’Umbria. Qui abbiamo condiviso un programma di valore, mi piacerebbe che il modello emiliano fosse seguito».
E il ruolo del capoluogo?
«Bologna è centrale in una regione trasversale nel Paese, quando Bologna muove un passo lo fa fare a tutta la regione. Sono felice che de Pascale abbia costruito uno schema di gioco collaborativo con tutti i distretti industriali e produttivi della regione».
De Pascale ha molto insistito su Bologna.
«A Bologna in questo momento si stanno realizzando investimenti molto importanti, basti pensare ai Big Data. Venerdì eravamo all’inaugurazione del nuovo campus della Bbs. Fa ridere che la ministra Bernini lodi l’investimento, mentre i consiglieri di centrodestra hanno votato contro i 4 milioni di contributo regionale. Dobbiamo battere questo strabismo politico che è dannoso per la regione».
Anche lei come de Pascale, in caso di vittoria, partirebbe dalla sanità?
«Sicuro, sanità e i servizi alla persona. Ugolini dice che vuole cambiare, ma poi il suo governo non investe un euro».
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