Dal sangue un nuovo biomaterale capace di riparare le ossa. Il passo avanti nella medicina rigenerativa si deve a un team di ricercatori britannici, autori di uno studio che apre la strada a prodotti personalizzati che potrebbero essere utilizzati, in futuro, per curare lesioni, traumi e malattie.
I ricercatori delle Facoltà di Farmacia e Ingegneria Chimica dell’Università di Nottingham hanno utilizzato molecole peptidiche in grado di guidare i processi chiave che si verificano durante la guarigione naturale dei tessuti, per creare materiali viventi che migliorano la rigenerazione di ossa e pelle, come si legge su ‘Advanced Materials’.
Riparare le lesioni imitando la natura
La maggior parte dei tessuti del nostro corpo si è evoluta per rigenerare lesioni o fratture con notevole efficacia, purché siano di piccole dimensioni. Questo processo di guarigione in realtà è altamente complesso. Le fasi iniziali si basano sul sangue, che forma l’ematoma rigenerativo solido, un microambiente ricco e vivo che comprende cellule chiave, macromolecole e fattori che orchestrano la rigenerazione.
Il team di sturiosi ha sviluppato una metodologia autoassemblante in cui peptidi sintetici vengono mescolati con il sangue prelevato al paziente, per creare un biomateriale che sfrutta molecole, cellule e meccanismi chiave del processo di guarigione naturale. Imitandolo e potenziandolo.
In questo modo, è stato possibile progettare materiali rigenerativi in grado non solo di imitare l’ematoma rigenerativo solido naturale, ma appunto di migliorarne proprietà strutturali e funzionali.
Stampa 3D
Questi biomateriali possono essere facilmente assemblati, manipolati e persino stampati in 3D mantenendo le normali funzioni, dal comportamento delle piastrine, alla generazione di fattori di crescita, fino al reclutamento di cellule importanti per la guarigione. Insomma, lo studio ci dice che il team di scienziati ha dimostrato la capacità di riparare con successo le ossa nei modelli animali, utilizzando il sangue dell’animale stesso.
Certo, occorrono ancora verifiche e studi. Ma la strada è aperta. “Per anni, gli scienziati hanno esaminato approcci sintetici per ricreare l’ambiente rigenerativo naturale, il che si è rivelato difficile data la sua intrinseca complessità – ha detto Alvaro Mata, professore di ingegneria biomedica e biomateriali presso la School of Pharmacy e il Department of Chemical and Environmental Engineering presso l’Università di Nottingham – In questo caso abbiamo adottato un approccio per cercare di lavorare con la biologia, invece di ricrearla. Questo approccio ‘biocooperativo’ apre l’opportunità di sviluppare materiali rigenerativi sfruttando e potenziando i meccanismi del processo di guarigione naturale. In altre parole, il nostro metodo mira a utilizzare i meccanismi rigenerativi con cui ci siamo evoluti, come fasi di fabbricazione per progettare materiali” in grado di attivare la rigenerazione.
I vantaggi
Cosimo Ligorio della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Nottingham, coautore dello studio, sottolinea come “la possibilità di trasformare facilmente e in sicurezza il sangue delle persone in impianti altamente rigenerativi è davvero entusiasmante. Il sangue è praticamente gratuito e può essere facilmente ottenuto dai pazienti in volumi relativamente elevati. Il nostro obiettivo è sviluppare un kit di strumenti a cui si possa accedere facilmente e che possa essere utilizzato in un contesto clinico per trasformare, rapidamente e in sicurezza, il sangue dei pazienti in impianti rigenerativi” personalizzabili.
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