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Partite IVA, pagamento del secondo acconto a rate: novità #finsubito prestito immediato


  • Il 30 novembre normalmente è stabilito il termine per il pagamento del secondo acconto delle imposte sui redditi per le partite IVA, ma trattandosi di un sabato, quest’anno cade al 2 dicembre 2024.
  • Secondo recenti ipotesi, per chi opera con una partita IVA potrebbe arrivare uno slittamento dei pagamenti delle tasse simile a quello dell’anno scorso, con scadenza a gennaio 2025 e possibilità di rateizzare.
  • Potrebbero essere inclusi nello slittamento anche i contributi previdenziali, con la possibilità di rateizzare fino a 5 volte il pagamento, entro maggio 2025.

La scadenza del pagamento del secondo acconto IRPEF rappresenta uno dei principali adempimenti da monitorare per le partite IVA con regime ordinario o per l’imposta sostitutiva del forfettario.

Normalmente il versamento delle tasse è previsto con termine al 30 novembre, ma secondo i recenti provvedimenti potrà nuovamente slittare fino a gennaio del prossimo anno. Inoltre questo pagamento potrà essere rateizzato. Il rinvio del versamento della seconda rata di acconto delle imposte per le partite IVA era stato specificato nella circolare n.31/E del 9 novembre 20231.

Attualmente la data ultima per procedere è per tutti al 2 dicembre 2024, ma diverse parti politiche hanno avanzato l’ipotesi di estendere la proroga dei pagamenti a tutte le partite IVA a gennaio 2025, con possibilità di rateizzare e con l’inclusione dei contributi previdenziali.

Secondo acconto IRPEF partite IVA: come funziona

Vediamo brevemente come funziona il secondo acconto da pagare per le partite IVA per quest’anno. Normalmente gli autonomi che aderiscono al regime agevolato pagano una flat tax, ovvero una tassa vantaggiosa del 5% per i primi 5 anni, che sale al 15% per i periodi successivi. I contribuenti in regime ordinario invece versano le tasse in base alle aliquote IRPEF variabili dal 23% al 43%.

Inoltre, devono versare i contributi all’INPS, ad una gestione specifica come la Gestione Separata, quella dedicata ad Artigiani e Commercianti o in alternativa provvedono al pagamento ad una cassa associata ad un ordine professionale.

Per questi contribuenti scade normalmente il 30 novembre il pagamento del secondo acconto delle tasse, calcolate in base all’imposta sostitutiva o all’IRPEF, ma poiché questa data cade di sabato, quest’anno l’effettivo termine è al 2 dicembre 2024.

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Ricordiamo che nello stesso mese si conclude anche l’ultimo versamento rateizzato per le tasse estive e il pagamento delle marche da bollo: questa data è quindi importante per diversi adempimenti.

Cosa cambia per il secondo acconto delle partite IVA

secondo acconto forfettari requisiti

Al momento al vaglio vi è la possibilità di riproporre la misura presente lo scorso anno che ha permesso a diverse partite IVA di provvedere al pagamento del secondo acconto a rate e con scadenza a gennaio dell’anno successivo. Secondo queste proposte, il nuovo termine potrebbe essere fissato a metà gennaio 2025. Inoltre, si discute la possibilità di chiedere una rateizzazione su questi importi.

Questa soluzione adottata lo scorso anno non era per tutti, perché il lavoratore autonomo doveva rispettare alcuni requisiti:

  • i ricavi dovevano essere inferiori a 170.000 euro (nel caso dei forfettari questo requisito è sempre soddisfatto, a causa della soglia limite per aderirvi, di 85.000 euro);
  • dovevano aver svolto attività autonoma nel 2022, ovvero la partita IVA non doveva essere nuova.

Sono stati inclusi nella possibilità di slittare il secondo acconto (per ciò che riguarda le tasse) gli autonomi in quanto persone fisiche, imprenditori individuali oppure coloro che conducevano un’impresa familiare non organizzata in forma societaria. Quest’anno la misura potrebbe essere estesa a tutte le partite IVA e includere anche le somme riguardanti i contributi previdenziali.

Per il momento la proposta del governo sul tema riguarda il possibile slittamento al 16 gennaio 2025, con rateizzazione fino a giugno del prossimo anno per un massimo di sei rate.

Casi di esclusione dallo slittamento del pagamento

Vediamo brevemente quali sono stati i casi di esclusione dallo slittamento dei termini applicati lo scorso anno. Si trattava di tutte quelle partite IVA aperte nell’ultimo anno, ovvero che non avevano percepito ricavi nel 2022, i non titolari di partita IVA o coloro che avevano una posizione che superava 170.000 euro di ricavi annui.

Sono stati anche esclusi lo scorso anno i soggetti che hanno costituito una società, ovvero diversi dalle persone fisiche, ma questo potrebbe cambiare. Va evidenziato anche un altro aspetto cruciale per un lavoratore autonomo: dallo slittamento erano state escluse le somme relative ai contributi da versare all’INPS, per cui la misura ha riguardato solamente le imposte, ma questo potrebbe cambiare.

Contributi INPS: slittamento con il secondo acconto

Oltre alle tasse dovute con la flat tax, i lavoratori autonomi con una partita IVA versano ogni anno anche i contributi previdenziali e assistenziali all’INPS: pensiamo ad esempio a chi aderisce alla Gestione Separata. In questi casi la percentuale da applicare sui ricavi è maggiore rispetto a quella prevista per le tasse.

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Si può quindi dire che non è raro che un lavoratore versi una somma maggiore per i contributi rispetto a quella dovuta per le tasse, soprattutto con regime forfettario. Per fare un esempio, i contributi INPS per la Gestione Separata sono calcolati con una percentuale del 26,07%, molto superiore a quella disposta per le tasse dei forfettari.

Questi contributi vengono versati dai lavoratori autonomi insieme alle tasse, quindi la scadenza è generalmente stabilita al 30 novembre. Fatte queste premesse, è chiaro che lo slittamento del secondo acconto per i forfettari, che riguarda solo le tasse, lo scorso anno lasciava fuori gli importi più consistenti che i forfettari versano allo stato.

Con una recente proposta del governo questo potrebbe cambiare, per cui le partite IVA potrebbero versare tasse e contributi insieme entro gennaio 2025 oppure a rate, con nuove scadenze che sostituiscono quelle attuali. Se questa ipotesi verrà confermata, sarà possibile slittare il pagamento dei contributi relativi al secondo acconto a gennaio 2025, ma in questo caso le rate sarebbero solo 5, fino a maggio 2025.

Concordato preventivo biennale e partite IVA forfettarie

Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda le modifiche alle imposte introdotte dal concordato preventivo biennale per i forfettari. Questo strumento, che permette un accordo con il fisco su una quota fissa di imposte da pagare nell’arco di due anni, è stato rivolto esclusivamente ai soggetti ISA e ai forfettari.

Questi ultimi, se hanno aderito alla misura, pagheranno le tasse in base alla proposta presentata dall’Agenzia delle Entrate, in relazione ai redditi percepiti negli ultimi anni. Nel caso di una partita IVA forfettaria che entro il 31 ottobre ha aderito al concordato, se questa ha superato il reddito accordato con il fisco, le imposte da pagare sulle somme in più saranno:

  • del 3% per le partite IVA forfettarie nei primi 5 anni;
  • del 10% per le partite IVA forfettarie dopo i primi 5 anni di attività.

Secondo acconto forfettari – Domande frequenti

Come funziona il secondo acconto per i forfettari?

I forfettari normalmente versano il secondo acconto, che comprende la flat tax e i contributi, entro il 30 novembre. Una recente proposta del governo prevede lo slittamento a gennaio 2025.

Qual è il codice tributo per il secondo acconto dei forfettari?

Per il versamento del secondo acconto dei forfettari si utilizza il codice tributo 1791: “Imposta sostitutiva sul regime forfetario – Acconto seconda rata o in unica soluzione”.

Quando slitta il pagamento del secondo acconto per le partite IVA?

Questo pagamento potrà slittare al 16 gennaio 2025, anche con versamento rateizzato in 6 quote mensili. Si attende la conferma definitiva da parte del governo.

Quali sono i requisiti delle partite IVA per slittare il secondo acconto al 2024?

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I contribuenti devono aver percepito ricavi nel 2022, ovvero non devono aver aperto la partita IVA nel 2023. Inoltre è prevista una soglia di guadagno massima di 170.000 euro.



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